Sicurezza sul lavoro, limiti e prevenzione Michele Formisano, segretario generale aggiunto di OR.S.A. Ferrovie, spiega lo stato dell’arte in Italia «Dobbiamo tornare a prevedere rischi programmare, pianificare un Paese migliore»
È trascorso più di un mese dal tragico incidente ferroviario di Brandizzo dove hanno perso la vita cinque operai della SI.GI.FER. impegnati in attività di manutenzione infrastruttura sulla linea gestita da RFI.
La morte di Michael Zanera, Giuseppe Sorvillo, Giuseppe Saverio Lombardo, Giuseppe Aversa e Kevin Laganà ha acceso nuovamente i riflettori sui temi di sicurezza ferroviaria e sicurezza sul lavoro nell’opinione pubblica e nel dibattito politico nazionale. Affrontiamo il tema con Michele Formisano, sindacalista nel mondo dei trasporti, segretario generale aggiunto di OR.S.A. Ferrovie, da anni impegnato in battaglie di sicurezza nel sistema di trasporto ferroviario.
Formisano, esiste un problema di sicurezza nel trasporto ferroviario?
È una domanda molto delicata, il sistema di trasporto ferroviario resta un sistema di trasporto molto sicuro soprattutto se paragonato ad altri sistemi di trasporto, basti pensare ai 3.159 decessi da incidenti stradali nel 2022, ma esistono parimenti innumerevoli fattori di rischio che vanno ridotti o, dove possibile, eliminati.
Anche eliminati?
Nei sistemi di trasporto non esiste il rischio zero ma ci sono punti critici che possono essere eliminati, penso ad esempio alla soppressione dei passaggi a livello. Da anni sono stati stanziati fondi per eliminare i passaggi a livello ma l’attività di soppressione procede a rilento e siamo costretti a rilevare un numero crescente di incidenti nei punti di intersezione tra strada e ferrovia.
Quindi sempre un problema legato ad infrastruttura ferroviaria e binari?
Guardi, partendo da Brandizzo ed andando a ritroso, gli incidenti ferroviari degli ultimi anni, anche i più drammatici, hanno coinvolto l’infrastruttura, la sua manutenzione, i binari o i sistemi di circolazione. Gli incidenti di Pioltello, Caluso, Livraga, Bressanone ma anche quelli non legati alla gestione di RFI, come l’incidente del 12 luglio 2016 di Corato, sono strettamente connessi a responsabilità, vetustà di norme di circolazione, mancanza d’investimenti tecnologici ed attività di manutenzione dell’infrastruttura. Ciò non vuol dire che le imprese ferroviarie non debbano tenere altissima l’attenzione sui temi connessi alla sicurezza ma le attuali note dolenti in chiave sicurezza sono concentrate altrove.
Dove?
Gli appalti di manutenzione ferroviaria, ad esempio. Sono un rompicapo spesso oggetto di cronaca che devono trovare una strada di maggior legalità, trasparenza ed applicazione di regole contrattuali più stringenti. Le faccio un esempio. Dopo lunghissime battaglie sindacali gli operatori degli appalti a bordo treno vedono applicato il CCNL Attività Ferroviarie, sia ristorazione che pulizia. Negli appalti di manutenzione ferroviaria la frammentazione contrattuale è tale che si possono trovare, per economicità e flessibilità, i più svariati tipi di contratti di lavoro. Chi maneggia, ripara, manutiene binari ed infrastruttura non è vincolato alle norme del CCNL AF con tutti i limiti che questo comporta.
Praticamente quello che è successo a Brandizzo?
Quello che è successo a Brandizzo è oggetto della meticolosa attività della magistratura e le responsabilità verranno chiarite in sede giudiziaria. Quello che resta un problema è che molti dei colleghi degli appalti manutentivi vengono messi sui binari senza rispettare i vincoli stringenti del CCNL AF (Attività Ferroviarie), spesso con formazione certificata solo per alcuni di loro e pagati al limite dello sfruttamento.
Immagina qualche soluzione, suggerisce qualche intervento?
Occorre imporre norme che valgano per l’intero sistema ferroviario sia in termini di contratto di lavoro, norme di circolazione ed assegnazione degli appalti magari vietando il subappalto per certe delicatissime lavorazioni. Bisogna restituire centralità ai temi lavoro e sicurezza oltre gli slogan ed all’emotività delle tragedie. Si deve dibattere su come tutelare il lavoro e garantire la sicurezza quando le cose funzionano per farle funzionare meglio e smettere di attendere l’ennesimo incidente per costernarsi ed indignarsi e ritornare a parlarne a spot.
Ci vogliono programmazione ed investimenti quindi?
Questo Paese si muove troppo spesso sull’onda dell’emotività pur essendo un Paese di genialità riconosciute. Dobbiamo tornare a prevedere rischi, programmare, pianificare un Paese migliore che investa sulle persone senza rincorrere soluzioni dopo esser stati sopraffatti da eventi ampiamente prevedibili.
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