Antonio Borghesi. Direttore dell’area informatica presso un famoso brand francese e poi esperto subacqueo. Ora che è in pensione si dedica alla sua passione che è la scrittura. Partecipa al Concorso 50&Più per l’ottava volta; nel 2022 ha ricevuto la Menzione speciale della giuria per la prosa. Vive a Firenze.
«Buongiorno.»
«Buongiorno anche a lei.»
Poi il silenzio s’installò tra i due attempati signori dirimpettai sul treno che da Milano andava a Torino fino a quando uno di loro decise fosse arrivato il momento di romperlo con un argomento banale ma interessante.
«Sa cosa le dico, caro signore, che a me questa storia del politically correct non va proprio giù.»
«Ma, senta, io proprio non ci sono con queste cose. Sono un vecchio ortolano in pensione. Non so nemmeno cosa significhi quella frase lì. Se ne sentono di tutti i tipi. Quando guardo un tiggì non capisco nemmeno di cosa stiano parlando. La breschit, il baget, il brend, l’ecofrend, l’escort (no questa la capisco), i tresuribon, la stepcial adotio, la misio, il gietlag e compagnia cantante. Mi sembra d’essere un deficiente. Ma mi dica: che vorrebbe significare quel pulita lì col ret.»
«Non proprio quello! Comunque, io non volevo parlare degli anglicismi…»
«Gli angli che?»
«Anglicismi. Quelle parole inglesi che ormai troviamo consuetudinariamente nella nostra lingua.»
«Consutud… non ho capito nemmeno quella parola. Ma lei è un professore?»
«Macché professore. Sono laureato in ingegneria informatica ma…»
«Ecco io non capisco neanche quella materia lì. L’informatica per me è ostrogoto puro.»
«Sì certo. Però son sicuro che lei usi almeno un computer.»
«Sì, ma solo per andare su Feisbuk coi miei amici virtuosi.»
«Sarebbe virtuali ma non fa nulla, comunque lei sa come fare e quindi anche lei si è adeguato a una specie di linguaggio, comune a chiunque frequenti i social.»
«Se lo dice lei.»
«Questo ci riporta a quel politically correct dal quale eravamo partiti e che lei non sa cosa voglia dire.»
«Ecco sì.»
«Letteralmente vuol dire politicamente corretto che nell’esprimersi, significa che non si possano dire determinate parole o frasi per non offendere il prossimo o le sue idee. Le faccio un semplice esempio. Non si può usare la parola negro per definire una persona con la pelle nera. In America li dovrebbe chiamare afro-americani anche se… ormai molti di loro non hanno mai visto l’Africa. Non vorrei però entrare in una discussione sul razzismo. Quello che le vorrei far capire è che ci stanno imponendo delle ideologie, da loro definite corrette, che vanno a impattare sulla libertà d’espressione di ogni individuo. Vorrebbero che tutti si esprimessero nella stessa maniera con la pretesa che, altrimenti, si offenderebbero le cosiddette minoranze.»
«Sì… ma chi sono quelli che lei chiama loro?»
«Coloro al comando dei Paesi. Coloro che hanno fatto proprio il detto: Solo servendo si giunge a dominare.»
«Non l’ho capito bene ma mi sembra bellissimo.»
«Certamente, non solo bello ma, se applicato correttamente, avrebbe anche un valore immenso. Significherebbe che chi vuol essere seguito deve per primo avere un integerrimo modello da seguire.»
«Adesso non c’ho proprio capito una mazza!»
«E come lei quelli che sono al comando. I politici. Cioè non è vero che loro non l’abbiano capito. L’hanno modificato a proprio uso e consumo. I politici, essendo stati, diciamo così, eletti dal popolo, si sono furbescamente definiti servitori del popolo e perciò lo hanno applicato alla lettera.»
«Ho capito. Essendo nostri servitori ci comandano. Ma è un sporco imbroglio!»
«Solo come l’hanno trasformato loro. Però sono molto furbi e, avendo paura di essere scoperti e cacciati a calci nel di dietro, si sono inventati il politically correct. Lo fanno addirittura rispettare con delle leggi emanate appositamente. Stanno tentando di farci parlare tutti alla stessa maniera. Anzi, se riuscissero a uniformare tutte le lingue del mondo in una sola avrebbero ottenuto un grande primo passo verso il dominio assoluto sull’umanità.»
«Come stanno facendo con l’inglese.»
«Bravissimo! Se tutti nel mondo parlassero inglese uniformandosi a un unico modo di parlare, nessuno più avrebbe idee proprie e quindi nemmeno la volontà di attuarle. Magari, senza avere una propria personalità, saremmo tutti più felici. Diventeremmo tutti uguali, quasi dei robot, ubbidienti ai pochi al comando. Un mondo di ebeti felici.»
«Qui lei mi ha perso. Se noi uomini fossimo tutti uguali, chi avrebbe voglia di andare a lavorare e perciò chi coltiverebbe i campi, alleverebbe gli animali, produrrebbe il cibo, le auto e costruirebbe le case?»
«Beh ci vorrebbe un po’ di tempo prima di convertire tutta la popolazione del mondo alla stessa lingua. Nel frattempo l’intelligenza artificiale avrebbe fatto passi da gigante e l’umanità sarebbe servita da androidi, a noi somiglianti in tutto meno che alla nostra individualità e creatività.»
«Questo sarebbe piacevole. Niente da fare. Sempre in vacanza. Divertimenti assicurati. E la salute?»
«Nessun dubbio che anche le malattie scomparirebbero. Dei robot di dimensione atomica, infiltrati nel corpo umano, potrebbero intervenire e riparare qualsiasi organo danneggiato.»
«Ma così non morirebbe mai nessuno!»
«Esatto!»
«E il sesso? Le nascite? I bambini?»
«Ovviamente non sarebbero necessari. Nessuna morte, nessuna nascita. Sempre gli stessi umani, serviti da androidi sempre più uguali all’uomo. Anzi, a furia di sistemare i corpi con nuovi pezzi di ricambio anche gli umani, prima o poi, si trasformerebbero in androidi e alla fine non ci sarebbe più alcuna differenza tra gli uni e gli altri.»
«Ho capito perché dice così. I cervelli umani senza alcuno stimolo si ridurrebbero e diventerebbero uguali a quelli degli androidi. Senza creatività.»
«Lei ci ha proprio azzeccato! Un mondo inutile senza alcuno scopo.»
«Senta. Prima le avevo chiesto del sesso. Che mi dice? Mi devo preoccupare?»
«Dovrebbe già preoccuparsi adesso, caro signore. Non si è accorto che anche lì c’è la volontà di farci diventare tutti uguali. Uomini che vogliono essere donne, donne che vogliono essere uomini, la procreazione in tutte le salse: in provetta, assistita, per utero interposto, in affitto e… così via. Un appiattimento assoluto che prima o poi porterà al disinteresse sessuale per il proprio partner, anche perché interverranno metodi virtuali talmente eccitanti da far passare in secondo piano l’accoppiamento tra due umani.»
«Ma questa è veramente una vera catastrofe! A me proprio non va giù. Se mi tolgono anche il piacere del sesso che cosa mi rimane?»
«Ma no! Il piacere del sesso le rimarrà, almeno fino a quando lei stesso non se ne stancherà come per tutte quelle cose che sono troppo facili da avere.»
«Beh io non me ne stancherò mai! Ma mi dica qualcosa sui capi? Loro che fine faranno?»
«Agli inizi si sentiranno degli dei con il mondo ai loro piedi poi, continuando a vivere, diventeranno degli androidi come tutti gli altri.»
«Quindi, tutto quello che si erano proposti di fare, sarebbe stato perfettamente inutile.»
«Vedo che ha capito perfettamente.»
«Certo che ho capito e le dirò di più. Se prima mi trattenevo chiamando quello là uomo di colore, adesso gli dico proprio negro!»
«Beh no! Si comporti sempre da uomo libero che rispetta la libertà degli altri. Non c’è bisogno che tutti siano dei leader purché quelli che lo sono abbiano rispetto per chi non lo è.»
«Adesso la saluto perché devo scendere qui. La ringrazio professore.»
«Buona continuazione signor…»
«Salvino. Con la “o”. Non vorrei far confusione. Arrivederla.»
«Arrivederla.»