Antonio Borghesi.
Direttore dell’area informatica presso un famoso brand francese fino al 1990 e poi esperto subacqueo fino al 1999. Ora che è in pensione si dedica alla sua passione che è la scrittura. Partecipa al Concorso 50&Più per la quinta volta. Vive a Firenze.
“Certo con quel virus lì della birra…”, attacca il Peppino, pensionato della Breda Ferroviaria, dove costruivano i pantografi e lui faceva l’elettricista mentre ora, per arrotondare, fa qualche lavoretto in nero ma solo a casa di chi conosce.
“Te vorèt dì, quel di sua Maestà…”, aggiunge il Gino che, pur essendo di Bari ma da moltissimi anni a Milano, è l’unico a usare il dialetto, anche perché, prima d’andare in pensione, avendo fatto l’ortolano al Mercato Rionale del Giambellino, col milanese ci doveva convivere.
“Ma va! Di quel Fabrizio ch’è in carcere…”, anche Carletto, un ex bidello (pardon: operatore scolastico che però ai suoi tempi era proprio un bidello) con la pensione tripla e sedicesima, per avere effettuato un lavoro usurante, all’estero e nel pubblico, presso il liceo italiano di Addis Abeba e che si ritiene il più forbito dei quattro, vuol dire la sua.
“Quella di gas e vapori che circonda il sole”, chiude il Pinuccio che ora è un appassionato di astronomia dopo una vita a giocare in Borsa i soldi degli altri, come broker finanziario.
Sono riuniti, come al loro solito, in una saletta nel retro del Bar “Il due di coppie”, così chiamato per essere gestito da due fratelli che hanno sposato due sorelle e che li accettano, anche dopo lo scoppio del caso del Coronavirus, solo perché i quattro pensionati sono loro clienti fedelissimi da oltre cinque anni e si sono adattati a giocare le loro partite di Scala a 40, intorno a un grande tavolo quadrato che li distanzia di almeno un metro tra di loro, secondo la recente ordinanza del Governo.
Parlano solo tra una mano e l’altra e a volte interviene il Professore, l’unico ammesso ad assistere al loro gioco, anche perché non si pronuncia mai sulle loro giocate ma solo su quando vogliono rifare il mondo, proprio come è spesso il caso e, così sembrerebbe, anche adesso.
“Per me, se quel dottorino cinese fosse stato zitto, adesso non saremmo qua a controllarci la tosse”, dice Pinuccio un po’ sul laconico provocativo.
“Fa citto, te set no ste diset. Por fioeu! Quello lì manco sapeva che nella sua città mangiano i pipistrelli vivi! L’hoo vedù mi su Iutub. Adesso l’hanno tolto ma c’erano quattro cinesotti che si mangiavano la testa mentre…”, attacca il Gino che però viene interrotto dal Carletto.
“Ma cosa dici! Era una fake new. Adesso non solo le scrivono ma fanno anche i video. Io ne ho visto uno dove c’era la Regina d’Inghilterra in bagno. Proprio come noi. Seduta sul water e…”.
“Ma figurati! Mi spieghi chi l’ha ripresa! Ci manca pure questa! Con tutti i problemi che gli danno i figli e i nipoti, non hanno nemmeno pietà della Corona d’Inghilterra…”, interviene il Peppino.
“Oè! Un momento! Quello della Corona d’Inghilterra l’avevo detta prima io…”, entra a piede teso il Gino che non ha ben capito la storia delle fake news.
“Comunque è stato Trump. Voleva distruggere l’economia cinese e gli ha fatto mandare il virus dalla OMS, l’organizzazione mondiale della sanità, che ne ha spedito un campione ai propri laboratori di Wuhan, da dove poi l’hanno diffuso”. Il Carletto è sempre stato favorevole ai complotti. C’era voluta tutta la forza persuasiva del Pinuccio per fargli togliere la sua convinzione di “terrapiattista”.
“Salve ragazzi. Sento che siete nel pieno del problema e che… state per risolverlo come sempre”, il Professore è entrato senza che lo sentissero presi com’erano dai loro botta e risposta.
“Huella Prof. Macché! Non siamo ancora arrivati alla soluzione. Qui non è così facile! Chi dice che è solo un’influenza e che quindi non bisogna troppo allarmarsi…”, lo saluta il Pinuccio.
“Macché influenza. Questo qui è un virus peggio della peste. Bisognerebbe tapparsi tutti in casa e che nessuno esca. Solo così lo si blocca. Chi l’ha preso fino a ora o muore o la scampa”, il Peppino va sul drastico anche un po’ lapalissiano.
“Cioè fam capì. Se tutti stanno in casa, chi va al mercato a comprare da mangiare?” il Gino lì è nel suo ambiente.
“Ci mandi la tua signora”, cerca di abbassare i toni con una battuta il Pinuccio che però viene guardato di brutto dal Gino che lui alla sua signora, anche se un po’ troppo ingrassata negli ultimi tempi, vuole ancora un bene dell’anima.
“Per me è stata l’inps!”, non vuole proprio mollare il complotto il Carletto che continua, visto che tutti lo guardano un po’ sorpresi, “Ma sì! Avete visto che il virus fa morire solo i vecchi? C’era bisogno di sfoltire un po’ di pensioni e tacchete. Facile per loro che hanno qualche medico in pugno”.
“Non dire cazzate Carletto!”, si fa sentire di nuovo il Pinuccio. “Intanto ‘sto virus non è solo italiano ma mondiale. Sta contaminando tutti i paesi. Anche i Sud Coreani non son messi bene. Mica sarà stata l’inps anche lì?”.
“Verissimo»”, il Professore vorrebbe fare un discorso più articolato e tenta una nuova carta: “Potrebbe sembrare abbastanza strano che abbia colpito due dei paesi più longevi della Terra. I Sud Coreani e noi. Però se ci pensate bene è anche logico. Dal momento che gli anziani hanno le difese immunitarie più basse e inoltre quasi sempre delle malattie croniche come il cuore, il diabete e i reni, sembrerebbe abbastanza ovvio che il virus abbia fatto un numero più elevato di morti, proprio fra quelle popolazioni anziane più numerose”.
“Da noi i più longevi sono in Sardegna e…”, non riesce nemmeno a chiudere il Pinuccio che riprende la parola il Carletto che non vuol mollare sul complotto.
“Lo so! Sono quasi tutti di Seulo. Capito come si chiama il paesino? Come la capitale della Corea del sud e poi vammi a dire che non c’è relazione! Vedrai che il coronavirus colpirà pesante anche lì”. Per mantenere il punto l’ha sparata un po’ grossa e anche fuori dal vaso poi, ricordandosi che c’è il Professore, che già lo sta guardando un po’ strano, aggiunge: “Credo di averlo sentito dire alla televisione”, e si ammutolisce sperando di passarla liscia.
In effetti è così.
Al Professore sembra che i quattro amici, oramai più prossimi agli ottanta che ai settanta, anche se apparentemente in buona salute, la prendano un po’ troppo sottogamba e allora inizia il suo discorsetto: “Ho parlato con un mio amico infettivologo dell’Humanitas che mi ha spiegato chiaramente come questo Covid-19, così è stato battezzato scientificamente, non generi una normale influenza come viene pensato da molti ma… numeri alla mano: nel 2018 ci sono stati quasi otto milioni e trecentomila persone colpite dal virus dell’influenza, di cui ne sono morte 200, la maggior parte anziani già debilitati. Un rapporto di mortalità molto basso quindi. Con questo virus invece siamo già a oltre 230 morti, su un numero di casi vicini a solo seimila. Il virus è molto aggressivo. Anche se sembrano assurde le ultime restrizioni emanate con le zone rosse completamente chiuse, bisogna rispettarle, se non si vuole veramente trasformare una epidemia in una pandemia. Ok. Un’epidemia è la manifestazione di una malattia infettiva localizzata, mentre la pandemia è a livello mondiale. È perciò che dobbiamo assolutamente circoscriverlo. Ogni paese intorno al proprio focolaio”.
Il tempo di conversazione è però trascorso e il Professore deve anche trattenere il suo discorso sul futuro dell’economia. Sarà per una prossima volta.
“Gino passami l’Amuchina che tocca a me fare le carte”, chiede il Pinuccio che è di mazzo.
“Ciapa, ma tiremm su i mascherit e tacum a giügà”, gli risponde il Gino facendo scivolare il flacone verso di lui e mettendosi la mascherina sul volto imitato dagli altri.
Il Professore, così com’è venuto in silenzio, così se ne va.
Senza mascherina!