I rincari energetici mettono sempre più in difficoltà coloro che percepiscono una pensione minima e non solo. Così, si fa sempre più spazio una nuova disuguaglianza sociale: la povertà energetica
Rinunciare a farmaci salvavita o al riscaldamento? Pagare la bolletta della luce o l’occorrente per preparare un pasto? Sono interrogativi forti che alcuni cittadini italiani, purtroppo, devono porsi ogni giorno. Interrogativi che nell’ultimo anno si sono accentuati per tutti coloro che percepivano un reddito minimo e si sono trovati a fronteggiare l’aumento delle bollette di gas e luce. Cifre pari a 1.118 euro annui in più che, se comparate all’importo medio della pensione percepita nel nostro Paese (1.039 euro), evidenziano come alcuni pensionati debbano contare effettivamente su una mensilità in meno all’anno. Una situazione ancora più drammatica se prendiamo in esame gli oltre 5,3 milioni di pensionati che negli ultimi anni hanno avuto un reddito inferiore ai 1.000 euro mensili. Secondo i dati ufficiali ARERA (Autorità di Regolazione per Energia Reti Ambiente), negli ultimi 12 mesi per la famiglia media italiana si parla di 701 euro di rincaro per l’energia elettrica e 417 euro per il gas.
Il problema sociale della “povertà energetica”
Un problema che non riguarda solo i pensionati. Sempre più spesso, infatti, si sente parlare di povertà energetica, una questione complessa che colpisce milioni di persone in Italia e nel mondo. Il tema occupa un posto centrale all’interno dell’Agenda Europea (dove si parla di poverty energy o fuel poverty), ma è ancora difficile trovare una definizione comunemente riconosciuta. Il termine indica solitamente l’impossibilità da parte di famiglie o individui di procurarsi un paniere minimo di beni e servizi energetici, con conseguenze negative sul livello di benessere e di inclusione sociale. Chi vive in situazioni di povertà energetica, infatti, spesso deve rinunciare a servizi di riscaldamento, raffreddamento, illuminazione e gas, con un forte impatto sulla sfera sociopsicologica. Non avere accesso ai servizi energetici molto spesso coincide con la difficoltà ad accedere ad altri servizi di base, rendendo i cittadini sempre più vulnerabili. Non poter usufruire di energia elettrica, ad esempio, può voler dire non possedere gli elettrodomestici per raffreddare o scaldare il cibo e quindi dover limitare molto la propria alimentazione. Senza considerare che la mancanza di gas o di sistemi di riscaldamento significa essere esposti più facilmente alle intemperie e al rischio di sviluppare malattie respiratorie o osteoarticolari.
La povertà energetica in Italia e in Europa
Nei Paesi in via di sviluppo si stima che la cifra di coloro che non hanno accesso all’elettricità si aggiri intorno a ottocento milioni. Le cause sono spesso una combinazione di redditi bassi, spese elevate per l’energia e una scarsa efficienza energetica delle abitazioni. In Europa, invece, secondo un sondaggio effettuato da Eurostat, l’8% della popolazione sarebbe in condizione di povertà energetica. Lo Stato che soffre di più è la Bulgaria, con il 27,5% dei rispondenti impossibilitati a mantenere le abitazioni adeguatamente riscaldate in inverno. Seguono poi Lituania (23,1%), Cipro (20,9%), Portogallo (17,5%), Grecia (16,7%) e Italia (11%). Va meglio, invece, in Austria (1,5%), Finlandia (1,8%), Repubblica Ceca (2,2%) e Olanda (2,4%). C’è da notare, però, che la maggior parte dei Paesi dell’Unione europea non ha saputo individuare o quantificare il numero di consumatori energetici vulnerabili e non ha adottato misure mirate alla lotta contro la povertà energetica. Per ovviare al problema, dal 2018 la Commissione europea ha dato vita all’Osservatorio della povertà energetica, in modo da analizzare e fronteggiare questa difficoltà nei vari Paesi. Il suo scopo è valutare, rilevare e diffondere le conoscenze e le buone pratiche per affrontare il problema. E proprio secondo nuove stime dell’Osservatorio, la percentuale di popolazione europea che convive con una situazione di povertà energetica sarebbe più alta di quanto dichiarato dall’Eurostat: di circa il 10%. Risulta, infatti, che in Europa 57 milioni di persone non riescano a riscaldare le proprie abitazioni durante l’inverno, 104 milioni di persone non possano rendere la propria casa accogliente durante l’estate e 52 milioni di persone paghino le bollette energetiche e le utenze domestiche in ritardo.
Le possibili misure di contrasto
Per questi motivi il contrasto alla povertà energetica è entrato di diritto tra gli obiettivi presenti nell’Agenda 2030 dell’Organizzazione delle Nazioni Unite. Una serie di azioni mirate dovrebbe garantire a tutti l’accesso a sistemi di energia convenienti, sicuri, sostenibili e moderni entro i prossimi otto anni. Tra gli interventi più significativi registrati a livello europeo in questo campo figurano alcune misure di sostegno al reddito delle persone e delle famiglie. Inoltre, sono previsti opere per il potenziamento e l’efficienza energetica di edifici e abitazioni tramite l’installazione di sistemi di riscaldamento, raffreddamento o impianti elettrici più efficienti.
E in Italia? Secondo quanto dichiarato dal Presidente del Consiglio, Mario Draghi, i primi aiuti dovrebbero arrivare dal PNRR che, almeno inizialmente, servirà a sostenere crescita e stabilità. Sarà poi compito dell’Esecutivo lavorare a un nuovo provvedimento per calmierare gli aumenti di luce e gas. I nuovi interventi dovrebbero valere tra i 5 e i 7 miliardi e dovrebbero servire anche a rafforzare i cosiddetti “bonus sociali”. Nel frattempo, però, molti Comuni italiani hanno messo in atto una protesta simbolica dal titolo #Lucispente. Il 10 febbraio scorso, infatti, molti monumenti e uffici pubblici lungo la Penisola sono rimasti al buio. «Le risposte del Governo alle nostre richieste non sono sufficienti” – ha spiegato il presidente Anci (Associazione Nazionale dei Comuni) e sindaco di Bari, Antonio Decaro -. Per questo motivo molti Comuni del Paese spegneranno simbolicamente l’illuminazione di un edificio rappresentativo o di un luogo significativo per la comunità. Speriamo che in questo modo si possa comprendere a quali rischi si va incontro se non si interverrà presto con un sostegno adeguato a coprire almeno tutti gli aumenti previsti in questi mesi».
Right to Energy Coalition
Dal 24 al 28 gennaio si è tenuto Right to Energy Coalition, il forum europeo organizzato da Right to Energy che dal 2017 unisce sindacati, gruppi contro la povertà, fornitori di alloggi sociali, ONG, attivisti ambientali, organizzazioni sanitarie e cooperative energetiche in tutta Europa. Una coalizione che promuove una vera e propria campagna per affrontare la povertà energetica a livello locale e internazionale. L’obiettivo principale è proprio quello di raggiungere un sistema energetico che metta le persone e il pianeta prima del profitto, sostenendo così la lotta alla povertà energetica quale obiettivo del piano “Energia pulita” dell’Unione europea. Da cinque anni a questa parte, i membri di Right to Energy Coalition hanno anche attuato ristrutturazioni gratuite per le famiglie povere di energia e incluso i cosiddetti “poveri energetici” come attori chiave nel Green Deal dell’UE.
Per maggiori informazioni: www.righttoenergy.org
Un aiuto dall’osservatorio EPAH
Nel 2018 la Commissione europea ha lanciato il suo Osservatorio sulla povertà energetica. Si chiama EPAH (Energy Poverty Advisory Hub) e mira ad essere un punto di riferimento per i decisori politici. Proprio nel mese di febbraio, ad esempio, EPAH ha dato la possibilità ai Governi e alle organizzazioni dei 27 Stati Membri dell’UE di presentare una richiesta di assistenza tecnica qualora sentissero la necessità di ricevere supporto nel processo di lotta alla povertà energetica. I candidati scelti riceveranno fino a 9 mesi di supporto su misura da parte di esperti del team EPAH, per sviluppare un piano mirato contro la povertà energetica.
Per maggiori informazioni: www.energy-poverty.ec.europa.eu/index_it
© Riproduzione riservata