Non c’è pace per il Servizio Sanitario Britannico. Dopo l’accusa, sollevata ormai un anno fa, di aver venduto dati dei pazienti in assenza della garanzia dell’anonimato, ora ci si mette l’introduzione delle nuove cartelle cliniche.
National Health Service (NHS), infatti, ha recentemente inserito un “indice elettronico di fragilità” che viene segnalato sulle cartelle cliniche degli over 65 senza preavviso. Molti cittadini, indignati, hanno iniziato la loro protesta ritenendo l’etichetta del tutto ingiustificata e offensiva.
Un’etichetta ingiusta
Ma facciamo un passo indietro. Dopo una giornata movimentata, tra le pulizie di casa, il corso di yoga e un’uscita con una amica, la 74enne Jennifer si siede al pc per accedere al sito web del suo medico di famiglia. Ha infatti l’intenzione di prenotare una visita di routine per l’asma. Scorrendo la sua cartella clinica, sotto il titolo di “condizioni mediche”, si imbatte in due parole in grassetto, che la lasciano sbalordita: “moderatamente fragile”.
A questo punto, alla sorpresa segue la rabbia. Non aveva idea dell’autore di quella che le appariva a tutti gli effetti una diagnosi discriminante. Non c’erano stati controlli né visite mediche di recente. Jennifer non fuma, beve poco, è in perfetta forma e ha un cuore sano. Eppure, qualcuno l’ha etichettata “fragile” a sua insaputa. Ma il caso di Jennifer non è unico. Moltissime sono le testimonianze e le lettere di protesta giunte ai giornali britannici nelle ultime settimane.
Il calcolo dell’indice elettronico di fragilità
Vediamo cosa è successo. Dal 2017, di fatto, un programma chiamato “Indice di fragilità elettronico” scansiona automaticamente le cartelle cliniche di tutti i pazienti over 65. Nelle note di ciascuno di loro viene così aggiunta una valutazione specifica sul suo stato di fragilità, da leggero a grave. Il calcolo automatico si basa su una serie di fattori tra cui età, peso, condizioni di salute e farmaci. L’idea è che i medici possano così prevenire future situazioni di gravità per i pazienti a rischio, come le cadute o gli effetti collaterali di alcuni farmaci. Ma decine di cittadini arrabbiati non hanno gradito affatto la nuova etichetta.
Cosa non ha funzionato
Parte del problema, hanno spiegato le autorità sanitarie, deriva dalle restrizioni imposte dal Covid. Una vera diagnosi di fragilità è possibile, ammettono, solo dopo una dettagliata valutazione dell’anziano, a casa o in ambulatorio. Ma questo passaggio fondamentale è saltato a causa della pandemia. Così, nella maggioranza dei casi, la valutazione è stata data all’insaputa dei pazienti. Pam James, 75 anni, sportiva, viaggiatrice ed impegnata nel volontariato, è rimasta “inorridita” nell’apprendere che, per l’NHS, è un soggetto “moderatamente fragile”. Ossia una persona con difficoltà motorie, bisognosa di aiuto per lavarsi e vestirsi. “Questa non sono io!”, scrive nella sua denuncia. E non basta il suo medico a rassicurarla che è “solo una classificazione”.
Il passo indietro del Sistema Sanitario Inglese
Moltissimi anziani, autonomi, perfettamente in grado di guidare, spostarsi e badare a se stessi, si dichiarano sbalorditi e più spesso offesi per aver scoperto di essere entrati nella casistica senza avere mai parlato con un dottore.
Il Sistema Sanitario Inglese avrebbe agito in buona fede, con l’intento di segnalare le prime avvisaglie di fragilità, prima che questa diventi un grave problema. Ma ha dovuto fare un passo indietro, affermando che l’indice elettronico di fragilità deve essere considerato come uno strumento di stratificazione del rischio, e non come una vera diagnosi. Quest’ultima, infatti, deve essere emessa da un medico solo dopo una valutazione diretta.
Come si identifica un paziente fragile: il test del cammino e al SPPB
Ma come si conferma una situazione di fragilità? Per la Società Italiana di Geriatria e Gerontologia (Sigg) si definisce fragile “un soggetto di età avanzata affetto da multiple patologie croniche, clinicamente instabile e frequentemente disabile”.
Ma per identificare la fragilità, al di là dell’età e delle definizioni, sono stati introdotti alcuni strumenti oggettivi. Tutti condividono gli stessi elementi di base: la lentezza nel camminare, la debolezza muscolare, la ridotta attività fisica e il deficit cognitivo. La velocità di cammino, in particolare, è facilmente misurabile con un test di 6 minuti, denominato “6MWT”.
Il test permette la corretta valutazione di tutti i sistemi coinvolti, da quello cardiopolmonare a quello circolatorio. E, a seconda della velocità della camminata, individua i pazienti che presentano una fragilità più o meno elevata. Il test del cammino è così semplice, riproducibile ed attendibile che la sua performance, in studi comparativi, è risultata nettamente superiore a qualsiasi altra misura di fragilità considerata.
Un altro strumento è la Short Physical Performance Battery (SPPB). Nato per gli arti inferiori, il test prende in esame tre elementi: ridotta velocità di marcia, debolezza nell’alzarsi da una sedia e scarso equilibrio. Ciascuno di questi fattori ha un punteggio da 0 a 4. Un punteggio maggiore di 5 indica una condizione di fragilità. Questi semplici test, integrati con nuovi strumenti digitali, sono efficaci sia per valutare il rischio, sia per formulare una prognosi corretta.
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