La body positivity rivendica il diritto ad esporre liberamente il proprio corpo mostrando senza vergogna le imperfezioni. L’ultima campagna del Governo spagnolo ha però suscitato in patria qualche applauso e molte polemiche.
Come ogni estate torna il tema della body positivity. L’ultima occasione è stata il lancio della campagna El verano también es nuestro (tradotto sarebbe “L’estate è anche nostra”), lanciata dal Ministero spagnolo per le Pari Opportunità. L’intenzione – certamente lodevole – è quella di schierarsi contro il body shame, ovvero qualsiasi forma di derisione o discriminazione legata all’aspetto fisico, e a favore dell’accettazione della diversità dei corpi. I risultati, tuttavia, hanno suscitato molte proteste, del tutto inattese.
Il riconoscimento delle diversità
“L’estate è anche nostra” è lo slogan promosso dal Ministero dell’Uguaglianza spagnolo per incoraggiare tutte ad andare al mare per godersi le vacanze «senza stereotipi e senza violenza estetica contro i nostri corpi», come si legge in un tweet ufficiale. Il poster mostra cinque donne in costume da bagno (una con una evidente mastectomia) di diverse etnie, età e taglie, che sfoggiano sorridenti le proprie imperfezioni su una spiaggia d’estate. Gli stereotipi di genere, infatti, si accendono maggiormente durante la stagione estiva, quando il corpo femminile è più esposto agli sguardi e le donne stesse soffrono del confronto con fisici giudicati più giovani e belli.
Gli applausi della stampa straniera
La campagna per la body positivity è stata commentata con favore dai quotidiani stranieri come The Guardian, Bloomberg e, in Italia, il Corriere della Sera. L’Huffington Post, applaudendo lo slogan, si chiede “se ci saranno anche immagini per promuovere l’inclusione dei corpi maschili”. Ma in patria ha sollevato un grande vespaio. Infatti si è scoperto che lo studio grafico curatore del progetto, Artemapache, ha tratto le illustrazioni del poster dai profili social di varie influencer, senza prima chiedere l’autorizzazione. Alcune foto sono state addirittura ritoccate solo per “migliorarne” l’estetica.
La rivolta delle influencer
La prima a denunciare l’uso della sua immagine – senza peraltro riceverne in cambio alcun compenso – è stata Nyome Nicholas. Sebbene la modella britannica abbia elogiato l’idea della campagna, si è rammaricata che nessuno l’avesse contattata per l’utilizzo della sua fotografia. Anche Sian Green-lord, la modella e influencer ritratta sull’asciugamano, ha pubblicato diversi video nei quali esprime rabbia e indignazione per la sua immagine ritoccata al punto da rimuoverle la protesi alla gamba. Tra l’altro compromettendo così il messaggio di accettazione che dal 2013, giorno dell’incidente che l’ha privata dell’arto, porta avanti pubblicamente con successo.
Un messaggio contradditorio
Il Governo spagnolo, questa la critica maggiore, sembrerebbe non aver reso un buon servizio alla body positivity. Quest’ultima, se chiamata in causa, non può infatti essere manipolata a vantaggio della composizione estetica di un’immagine. Soprattutto non può essere edulcorata per rendere il messaggio meno duro e più gradevole. L’agenzia autrice del poster si è scusata pubblicamente ammettendo di aver sbagliato “per ignoranza”, e ha promesso di dividere i proventi con tutte le modelle. La querelle (per ora) finisce qui. Ma cosa rimane del tema originario: la body positivity?
“Brindiamo a un’estate senza stereotipi”
Per Antonia Morillas, direttrice de l’Istituto de las Mujeres, co-organizzatore dell’iniziativa, le aspettative fisiche influenzano l’autostima delle donne e negano i loro diritti. “Corpi diversi, liberi da stereotipi di genere, che occupano tutti gli spazi. L’estate appartiene anche a noi. Liberi, uguali e diversi”, così ha twittato sotto l’immagine della campagna. “Oggi, ha detto, brindiamo a un’estate per tutti, senza stereotipi e violenza estetica contro il nostro corpo”.
Il cammino verso l’eguaglianza
Ma i commenti non sono stati tutti così entusiasti. Dall’accusa di pregiudizio di genere (“e gli uomini?”), al timore che il messaggio di accettazione faccia passare sottogamba il vero problema, che non è estetico, ma di salute. A dimostrazione che, se campagne come questa contribuiscono a sensibilizzare l’opinione pubblica oltre le barriere psicologiche e culturali, la strada per l’inclusività è ancora lunga.
Lo scivolone però non deve far dimenticare i passi in avanti compiuti dalla Spagna a favore delle donne. L’estensione della fecondazione assistita gratuita indipendentemente dall’orientamento sessuale e dallo stato civile, ad esempio. E l’istituzione di un Osservatorio sui femminicidi (primo Stato europeo) accompagnata dall’indurimento delle pene per i reati sessuali. La strada è lunga, ma la perseveranza fa la differenza tra il fallimento e il successo.
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