Alla scoperta delle Panchine Giganti. Dove farsi piccoli per guardare il panorama.
Sono ormai diverse le Panchine Giganti disseminate in tutta Italia. Nuovi punti di vista in cui sdraiarsi o accoccolarsi in queste enormi panche in legno e sentirsi piccolissimi, soprattutto di fronte all’immenso panorama davanti a cui sono poste. La Big Red Bench #1, la numero uno, rigorosamente dipinta di colore rosso, alta due metri e larga quattro, è stata quella piemontese di Clavesana, in provincia di Cuneo. Perché è nelle Langhe che ha deciso di vivere il suo inventore, il designer Chris Bangle.
Big Bench: un’idea “fuori misura”
Christopher Edward Bangle è nato quasi 65 anni fa a Ravenna. No, non in Romagna, ma in Ohio, nell’ottobre 1956. È un designer americano di successo e nella sua carriera lavora per diverse importanti case automobilistiche. Suo il progetto della Opel Junior. Come anche la concezione di modelli come la Fiat Coupé e l’Alfa Romeo 145. Oppure di alcune serie di BMW. Nel 2009, si trasferisce a vivere con la moglie Catherine a Clavesana, un paese da poco più di 800 anime nel cuore delle Langhe piemontesi. È qui che, l’anno seguente, nel 2010, fa nascere il progetto delle Panchine Giganti.
Spiega Chris Bangle: “L’idea delle panchine fuori scala non è inedita, ma lo è il contesto. Il cambio di prospettiva dato dalle dimensioni della panchina fa sentire chi vi siede come un bambino, capace di meravigliarsi della bellezza del paesaggio con uno sguardo nuovo. È una grande lezione nell’utilizzo dell’innovazione contestuale. Siamo così ossessionati dallo scoprire cose sempre nuove che spesso ci neghiamo l’interessante esperienza di sperimentare cose ben conosciute ma in un contesto diverso”.
Big Bench Theory
Il progetto delle Panchine Giganti inizia quindi a strutturarsi, a partire dall’avere un proprio nome e un proprio sito: Big Bench Community Project (BBCP). Ad oggi, le Panchine Giganti recensite dalla pagina sono 168. Ora non più solo rosse, ma anche di altri colori o bicolore. La maggior parte sono quelle dislocate in Piemonte, ma non mancano le presenze un po’ in tutto il Nord Italia, dalla Liguria alla Lombardia. Tutte poste in un punto panoramico e su un terreno accessibile al pubblico. Non un’installazione privata, ma parte di un’esperienza collettiva di cui tutti possano fruire e condividere.
Con un augurio, posto dal suo ideatore: “Magari un giorno vedremo una Panchina della Pace, in un’area veramente travagliata del mondo, dove la possibilità di sedersi, guardare le cose da una prospettiva più fresca, e sentirsi di nuovo come un bambino, è disperatamente necessaria”.
La costruzione del percorso
L’intendo dichiarato da Chris Bangle e dalla sua associazione, è anche quello di “sostenere le comunità locali, il turismo e le eccellenze artigiane dei paesi in cui si trovano queste installazioni fuori scala”. A partire dalle manovalanze per la costruzione, per finire al merchandising appositamente studiato in collaborazione con negozi della zona, tra ciondoli di panchine in argento smaltato acquistabili in gioielleria sino ai cappellini nello shop di abbigliamento.
Inoltre – e anche qui sta il genio di chi sa promuovere un itinerario – è previsto un passaporto con un timbro personalizzato per ciascuna panchina. Il timbro è affidato a una attività commerciale di zona, nelle immediate vicinanze della panchina. Un bar o un ristorante, con ampi orari di apertura, che comprendano anche il fine settimana per timbrare i passaporti ai panchinisti in visita. Le attività che aderiscono devono impegnarsi a vendere i passaporti al prezzo imposto e a rifornirsi quando esauriti. E poi c’è chi ha deciso di girarsele tutte e raccontare l’esperienza sui social, come Davide Gerbino con il suo “Alla ricerca delle panchine giganti”.
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