Incassi, recensioni e polemiche sull’ultimo live action della Disney. Ma cosa c’entrano la cultura woke e la guerra tra Israele e Hamas nel flop del remake di Biancaneve?
La versione live-action della classica fiaba “Biancaneve” della Disney divide il pubblico. Se negli Stati Uniti il debutto è stato deludente (con un’apertura di ‘appena’43 milioni di dollari), in Italia il film, nelle sale dal 20 marzo, ha avuto un riscontro migliore. Secondo Cinetel, infatti, con 3 milioni e 799mila euro, “Biancaneve” conquista la vetta del box office del fine settimana, scalzando “FolleMente” di Paolo Genovese. Se però non cambieranno le cose, l’incasso non basterà a farne un successo, visto il budget da kolossal (oltre 250 milioni di dollari,spese di marketing escluse).
Un disastro tra IA e melodramma
Il remake del classico Disney “Biancaneve e i sette nani” del1937, con attori in carne ed ossa (nani a parte) ha ricevuto appena uscito negli Stati Uniti un coro di critiche feroci. Secondo molti persino troppo indulgenti rispetto alla reale qualità del film del regista Marc Webb. Wendy Ide del The Guardian lo definisce “imbarazzante” e lo considera uno degli spettacoli più brutti mai visti. A metà tra un eccesso di IA e una melassa di sentimentalismo.
Pandemia, scioperi e un incendio, i primi ostacoli
I problemi per il remake erano iniziati però già da lontano. La stessa produzione era stata segnata da una serie di ostacoli e controversie che ne hanno ritardato l’uscita. La pandemia ha causato interruzioni e ritardi nelle riprese, seguiti da uno sciopero degli attori e da un incendio sul set. A questi si sono aggiunte le critiche per le modifiche considerate “woke” alla storia originale. In particolare, riguardo la scomparsa dei nani, sostituiti da creature fantastiche in CGI (acronimo che indica immagini generate al computer).
Scelte di casting e eccesso di correttezza travolgono la sceneggiatura
Per non parlare del ruolo di Biancaneve a Rachel Zegler, di origini ispano-americane, che ha costretto la sceneggiatura a giustificare il suo nome con l’essere sopravvissuta ad una tormenta di neve. E che dire del povero Principe Azzurro, non è più nobile, ma trasformato in Robin Hood. Il ladro gentiluomo che deruba la ricca Regina per distribuire il denaro ai poveri? Sparito anche il” bacio rubato” che tante polemiche aveva ultimamente suscitato, tacciato come esempio di violenza.
Biancaneve e la Guerra Israele-Hamas
L’ultima Biancaneve, dunque, risulta troppo woke proprio nel paese che dell’eccesso del politicamente corretto ha fatto bandiera. Infine, un altro grattacapo per la produzione sono state le divergenti posizioni politiche delle co-protagoniste Rachel Zegler e Gal Gadot (la perfida Regina) sulla guerra tra Israele e Hamas, che hanno scatenato contestazioni e appelli al boicottaggio. Tutti questi fattori hanno contribuito a creare un clima di polarizzazione attorno al film, influenzando probabilmente la sua performance al botteghino e la sua ricezione da parte del pubblico e della critica.
Gli incassi nel mondo
Nel frattempo, la guerra dei numeri impazza. Biancaneve si è classificata al di fuori dei primi cinque film visti al cinema, secondo il sito web China Box Office. Incassando in un paese di oltre 1,4 miliardi di persone meno di 1 milione di dollari nei suoi primi tre giorni nei cinema. Sul sito di recensioni Rotten Tomatoes, il film ha un punteggio della critica del 44%, anche se la reazione del pubblico “Popcornometer” è del 73%. Wendy Ide del Guardian lo ha descritto come “terribilmente imbarazzante”, ma David Rooney dell’Hollywood Reporter ha definito il film “per lo più accattivante”. Con i suoi nani in CGI inquietanti e il tono confuso, l’ultimo remake live-action della Disney “non è calamitoso” ma è “un mash-up sconcertante”, ha detto Nicholas Barber della BBC.
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