Il benessere dei dipendenti diventa una priorità assoluta, con lo stress lavorativo che emerge come principale causa di malessere e turnover. Le aziende che non investono in programmi di supporto rischiano perdite economiche significative.
In Italia il benessere nel lavoro è diventato un fattore determinante per la stabilità aziendale. Un nuovo report di Wellhub, piattaforma internazionale per il wellbeing aziendale, intitolato Lo stato dell’arte del wellbeing aziendale 2025, rivela che il 72% dei dipendenti italiani è disposto a lasciare il proprio impiego se non vengono offerte adeguate tutele per la salute mentale e fisica.
I dati dello studio
Lo studio, condotto su oltre 5000 lavoratori, dipinge un quadro preoccupante, in cui lo stress lavorativo si colloca al primo posto tra le minacce alla salute mentale, superando persino l’inflazione e l’ansia tecnologica. Questo dato è trasversale a tutte le generazioni, ma in Italia assume connotazioni ancora più allarmanti: il 49% degli intervistati segnala un deterioramento della propria salute mentale a causa del sovraccarico di lavoro, un dato superiore di due punti percentuali alla media globale.
Il mito dello stipendio come unico incentivo è definitivamente sfatato. L’88% dei dipendenti italiani considera il benessere altrettanto importante del compenso, ma solo il 52% ritiene che i programmi di benessere offerti dalle aziende siano adeguati. Questo divario si ripercuote direttamente sulla retention (“mantenimento“): l’83% degli italiani dichiara di valutare nuove opportunità lavorative solo presso aziende che pongono il benessere al centro delle proprie strategie.
Questa nuova sensibilità, trainata dalla Generazione Z, si sta diffondendo a tutte le fasce d’età, ruoli e settori.
Un altro dato significativo emerge dall’indagine: il 63% degli intervistati afferma che le proprie condizioni finanziarie gli impediscono di investire nel proprio benessere generale. Tra coloro che possono permetterselo, i più attivi sono i giovani della Generazione Z, con il 50% che dichiara di aver usufruito di terapia psicologica e molti che utilizzano app e corsi di consapevolezza. Tuttavia, il costo della terapia rappresenta un ostacolo significativo per la maggior parte delle generazioni, evidenziando l’urgenza di rendere queste risorse più accessibili.
Ignorare il problema non è un’opzione per le aziende
La mancanza di attenzione al benessere dei dipendenti si traduce in costi diretti per le imprese. Il report stima che le perdite globali legate al burnout e al turnover del personale ammontino a circa 322 miliardi di dollari all’anno, una cifra destinata a raggiungere i 6 trilioni entro il 2030. E solo il 60% degli intervistati ritiene che i team HR si preoccupino realmente della loro condizione.
Cesar Carvalho, CEO di Wellhub, ha dichiarato: “Il benessere non è più solo un optional o un benefit. Il benessere dei dipendenti oggi deve essere considerato al pari di altre strategie aziendali. Le aziende che non agiscono in questo senso rischiano perdite concrete in termini di produttività e turnover. Più che mai ci stiamo accorgendo che il vero asset strategico di una impresa è la sua forza lavoro e più è resiliente, produttiva e coinvolta più contribuisce al successo dell’intera organizzazione”.
Il report di Wellhub evidenzia l’urgente necessità per le aziende italiane di investire nel benessere dei propri dipendenti, non solo per migliorare la qualità della vita lavorativa, ma anche per evitare costi significativi legati al turnover e alla perdita di produttività. La nuova generazione di lavoratori sta ridefinendo le priorità, ponendo il benessere al centro delle proprie scelte professionali.
Le aziende che sapranno cogliere questa sfida saranno quelle che riusciranno a trattenere i migliori talenti e a garantire il proprio successo a lungo termine.
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