Patrizio Beleggia. Vive a Porto San Giorgio (Fm). Laureato in giurisprudenza, ex dirigente di banca ora in pensione. Autodidatta, ha sempre amato leggere e scrivere poesie. Partecipa al Concorso 50&Più per la seconda volta.
Anche il vecchio ansante ed immobile è stato giovane,
carne che si torceva, ossa solide, sangue pulsante.
Anche lui ha scrutato impavido e scaltro serti di fanciulle,
occhi di cerbiatta.
Un tempo godeva il paese nel sudore del suo lavoro,
negli umori delle sue voglie, ora vede giovani senza volto
allontanarsi e ne serba il segreto vigore -tesoro ancestrale-
ne comprende l’ansia.
Eppure stasera è chiaro lo spiraglio dei monti antichi,
fragile brezza nel gioco dei rami fissi,
Anche questa primavera ucciderà dei vecchi e la sera ne
avrà l’ultimo grido… così egli non parla, cerca altri meriggi,
altre sere che riportino voci nostalgiche ma la mente tace
nel ricordo di paure non chiare.
Vicino mura contorte fra erbe e sterpi avvizziti… intorno è silenzio…
La sera ansima in uno spasmo che è quasi dolore eppure è ancora
fragile brezza, dolce richiamo che alletta.
È la primavera – i suoi echi – che uccide i vecchi ma non ne soffre.