Secondo l’ultimo Rapporto Scientifico sulla Popolazione, l’Italia si caratterizza per livelli demografici da record. Si segnalano il rapido invecchiamento, la bassa fecondità, la lunga transizione dei giovani allo stato adulto, i forti legami familiari, la lunga durata della vita, la veloce crescita della popolazione straniera.
Il Rapporto Scientifico sulla Popolazione dell’AISP
Il 3 giugno scorso a Roma, presso il CNEL (il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro) è stato presentato il Rapporto Scientifico sulla Popolazione. Il documento, curato dall’Associazione Italiana per gli Studi di Popolazione (AISP) affronta gli anni dal 2000 al 2020. Un ventennio culminato con lo sconvolgimento della società a causa del Covid. Un periodo durante il quale la demografia italiana si configura “da record”.
Un primato “negativo”: le nascite
Ciò che principalmente caratterizza come eccezionale la situazione italiana, sono le nascite, il cui andamento risulta caratterizzato da tre periodi. Si passa dal record mondiale minimo del 1995 (1,19 figli per donna) al picco di 1,46 figli per donna nel 2010. C’è poi una fase “dell’incertezza”, con un declino e un nuovo minimo nel 2019 (1,18 figli per donna). Dato in crollo naturalmente nell’anno della pandemia.
I limiti del welfare
Il declino del tasso di fertilità, sottolinea Cecilia Tomassini, consigliera Cnel, è legato all’incapacità del welfare italiano di sostenere la famiglia numerosa. Un tema portato alla luce dalla pandemia che ha scoperchiato i tanti nervi scoperti del “welfare state all’italiana”. Dalle politiche del lavoro e di sostegno al reddito a quelle familiari e di supporto alle persone anziane.
Il primato “positivo”: la longevità
In positivo, invece, l’Italia si distingue per un evidente progresso della speranza di vita alla nascita che, nel periodo pre-Covid, si è assestata ai più alti livelli mondiali (più di 83 anni nel 2018). Anche se non mancano differenze importanti nella mortalità legate alla status sociale. A proposito dei decessi, inoltre, va considerato che “il 2020 è stato indelebilmente segnato dal Covid-19, con un incremento nel numero di decessi superiore ai 100.000 rispetto alla media dei cinque anni precedenti”.
Il fenomeno migratorio
La crescita della popolazione italiana, fino al picco del 2015, è stata di fatto sostenuta in modo particolare dall’aumento dei flussi migratori. Al punto che l’andamento dell’immigrazione negli ultimi 20 anni ha visto quadruplicare la popolazione straniera residente, pari all’8,8% del totale al gennaio del 2020. Un fenomeno importante per contrastare la decrescita demografica in tutto il Paese.
Capitolo giovani e famiglia
Nel ventennio in esame crolla la popolazione giovanile. Tanto che, pur potendo aumentare il tasso di fertilità con le politiche adeguate, mancherebbero le nuove coppie. L’Italia ha attualmente il non glorioso primato nell’Ue della percentuale di giovani, tra i 15 e i 29 anni, che non studiano né lavorano (i cosiddetti “neet”). La maggior parte di loro vive con i genitori e in molti casi ha rinunciato a cercare lavoro. E qui si aggancia l’altro primato italiano. Ovvero la forza dei legami familiari, con il rischio, però, di favorire involontariamente il persistere nel lungo periodo di forti diseguaglianze.
Capitolo anziani: molta luce e qualche ombra
L’aspetto positivo è legato al primato della longevità connesso alla buona salute dei senior. Aumenta la speranza di vita in assoluto ma aumenta anche la speranza di vita in buona salute. Con qualche differenza però tra le aree del paese. Per esempio, la multimorbidità (la presenza negli over 65 di almeno 3 patologie) è maggiore nelle aree interne e rurali, al Sud e nelle Isole. Una differenza analoga si riscontra analizzando i dati sulla cattiva salute percepita tra gli over 65.
Investire sulle generazioni
Le conseguenze della bassa fecondità e dell’invecchiamento della popolazione – e l’impatto dei neet – rimarranno a lungo nella società. Spetta alla politica tradurre le sfide della demografia in nuove opportunità per combattere le diseguaglianze. Bisognerà pensare alla formazione e al lavoro dei giovani e sarà fondamentale investire sulla buona salute contrastando la disabilità nell’anziano. Come sottolinea il Green Paper della Commissione Europea sull’invecchiamento della popolazione, la formazione deve essere al cuore della sfida demografica. Bisogna prevedere l’istruzione per le diverse generazioni e garantire il lifelong learning (ossia l’educazione durante tutto l’arco della vita, dalla nascita fin dopo il pensionamento).
Nuove opportunità sul mercato mondiale
Investire nella salute, nella disabilità e nell’Healthy Ageing (invecchiamento salutare), sottolinea il Rapporto, significa creare nuove opportunità. Le innovazioni italiane, sperimentate nei territori più in difficoltà (Sud ed isole in primis), potrebbero così diventare “spendibili” a livello mondiale. Come il Giappone, che si sta specializzando nelle tecnologie a sostegno dell’anziano, il nostro paese potrà trovare nuove soluzioni che ci renderanno pionieri ed imprenditori a livello internazionale.
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