Una mostra ad Assisi svela il lato intimo e potente dell’enigmatico artista Banksy
Banksy è uno street artist anonimo che utilizza la sua arte per denunciare le problematiche sociali attraverso opere satiriche e stencil. “Mi piace pensare di avere il coraggio di schierarmi in modo anonimo in una democrazia occidentale e chiedere cose in cui nessun altro crede, come la pace, la giustizia e la libertà”. Queste sue stesse parole introducono idealmente la mostra “Peace on Earth”, in programma ad Assisi, presso la Rocca maggiore, dal 16 aprile al due novembre prossimo. L’esposizione conduce il pubblico attraverso un percorso che ripercorre le tappe fondamentali della sua produzione artistica. Molte delle quali divenute ormai iconiche.
Tutte le immagini della sua provocazioni in una mostra
Il visitatore si trova di fronte alle serigrafie originali firmate e numerate, prodotte tra il 2001 e il 2009 dalla Pictures On Walls, l’editore principale delle stampe di Banksy fino alla sua chiusura nel 2017. Un’attenzione particolare è dedicata alla produzione di copertine di dischi per artisti come Blur, Hombre Records e Wall of Sound. L’esposizione include inoltre poster iconici, che hanno anticipato o accompagnato le sue incursioni urbane, libri che documentano la sua arte e le sue provocazioni, t-shirt che hanno diffuso i suoi messaggi. E, naturalmente, fotografie originali che catturano momenti chiave della sua carriera.
La ragazza con il palloncino a forma di cuore
Le sale della Rocca ospitano poi una selezione di serigrafie firmate e numerate risalenti al periodo iniziale dell’attività dello street artist, tra il 1998 e il 2007. Molte le opere di Bansky che hanno ormai raggiunto lo status di icone contemporanee, come “Flower Thrower” (il lanciatore di fiori) e “Girl with Balloon” (la ragazza con il palloncino rosso a forma di cuore) nella versione del 2004. Accanto all’esposizione è previsto anche un programma di conferenze, incontri e laboratori in affiancamento al percorso espositivo. Momenti in cui analizzare le forme, i contenuti e le strategie comunicative attraverso cui Bansky esplora concetti universali come la pace, la giustizia sociale e la libertà.
Cos’è il Pest Control Office di Bansky
Tutto il progetto è un’iniziativa indipendente dall’artista. Bansky, infatti, non ha partecipato in alcun modo alla concezione e alla realizzazione della mostra e non ha fornito opere per l’esposizione. Tutti i lavori presentati provengono dalla collezione del CSAB (Centro Studi sull’Arte di Banksy). Tuttavia, per garantire l’autenticità del materiale esposto ogni singola opera, documento o oggetto presente in mostra, è stato meticolosamente supervisionato e approvato per conto di Banksy dal Pest Control Office ltd. l’organismo fondato nel 2009 per mantenere le distanze dal mondo tradizionale delle gallerie.
Le radici dell’anonimato: tutto ciò che sappiamo di Banksy
Nato a Bristol nel 1973, Banksy proviene da una famiglia cattolica della media borghesia britannica. Dopo aver frequentato la Bristol Cathedral School, intraprende un percorso artistico alternativo, scegliendo l’anonimato come strategia comunicativa. Adotta così l’uso non autorizzato dello spazio pubblico per esprimere le sue brucianti istanze politiche e sociali. Banksy si confronta con le immagini e i simboli della società contemporanea, attingendo tanto all’iconografia del mercato consumistico quanto ai simboli della tradizione cristiana. Rielaborandoli poi con un linguaggio visivo tagliente, spesso dissacrante e sempre profondamente incisivo.
Il viaggio a Betlemme e il Walled Off Hotel
Il momento cruciale nella sua evoluzione artistica e politica è stato il suo viaggio a Betlemme nel 2004. Questa esperienza diretta con il conflitto israelo-palestinese lo portò a constatare come “nella città in cui è nato Gesù è pieno di gente con fucili mitragliatori in mano”. In risposta, come gesto simbolico, aprì un hotel in città: il “Walled Off Hotel”. In pratica un’opera d’arte vivente a 500 metri dal check point di Gerusalemme che offre una prospettiva critica sul muro di separazione israeliano. Produsse anche un documentario diretto dal premio Oscar Danny Boyle dal titolo “Alternativity”, anch’esso nel programma espositivo della mostra. Uno sguardo alternativo ed umano sulla complessa situazione mediorientale.






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