Maurizio Ballerio. Pensionato, sposato, tre figli, vive a Buguggiate (Va). Affascinato dalla bellezza dell’arte, della natura e dell’umanità. Partecipa al Concorso 50&Più per la sesta volta; nel 2016 e nel 2018 ha ricevuto la Menzione speciale della giuria per la poesia.
C’è un sepolcro al cimitero, che è spazio aperto, ispirato, quasi allegorico.
La costruzione di un viaggio: dalla terra lieve al selciato di ciottoli fino a tre gradini di ampia scalinata, culmine di terrena vita. Oltre, il passaggio ad altra vita: una soglia che sa di altare con un elegante cancello d’ingresso in ferro battuto.
Questa immagine mi torna alla mente una sera di primavera, con l’ombra di un dubbio : Il cancello del monumento funebre quanto è aperto allo sguardo infinito? Sono quindi ritornato al cimitero a verificare: è chiuso. Così, la mia prospettiva visionaria si è ridotta. D’accordo il passo è ormai compiuto, però c’è stato un limite, un confine da superare.
Nell’edificazione della tomba, avrei posto un cancello schiuso, aperto al cielo; per dare più continuità e profondità alla speranza.
Forse è per cogliere questa fiducia, ho pensato, che inconsciamente lascio il mio cancello di casa sempre aperto. Con lo stupore dei vicini, chiusi dentro case blindate e loro sì tutti visitati dai ladri.
La ragione ha però un altro passo.
Oggi, ho aperto il cancello all’alba, come ogni mattino. Ho lasciato uscire nel recinto grande le galline, già sveglie dentro il loro rifugio per la notte .
I piccioni sono lì, invadenti, sempre alla ricerca di nutrimento. Con loro c’è sempre conflitto. Senza alcun timore, rubano il cibo alle galline, e queste ultime non si difendono. Sembrano quasi consenzienti. La lotta è continua, però non violenta. Ho già una volta concesso loro una tregua: ospitato e rifocillato un piccione ferito alle ali , accolto anche la compagna premurosa. Riunita la coppia, prestato la cura.
Adesso ci sfidiamo più volte al giorno, potrei vincere la guerra con metodi violenti, ma preferisco perdere e lasciare loro libera la vita.
Finita la pioggia in tarda mattinata, cacciati i piccioni, ho lasciato le galline libere nel grande prato a godere dei colori del giardino e dell’aria di festa. Sono quindi rientrato in casa per un attimo, fiducioso che non avrebbero attentato alla bellezza dei fiori.
Il cancello, come già detto e come sempre, è aperto e in un attimo un cane lupo ha azzannato la mia Nerina. Bella, piume nere con riflessi verde scuro, paciuta e docile. Venuta da noi il 29 marzo come una primavera appena cominciata, come una sorpresa di Pasqua. Le Feste addolcite da uova di cioccolata accanto alle sue piccole uova vere.
Peccato. Il cane lupo ha poi abbandonato la preda morta, allontanandosi con aria sommessa, inseguito dal mio istinto di vendetta. L’animale pareva poi dispiaciuto, ma pur sempre uccisore colpevole. Non è la prima volta, sono ormai cinque le galline vittime di predatori. Giacciono sepolte nel campo coperto da verde erba, con spontanee margherite a farne corona. Ora sono rimaste solo due galline un po’ spaventate e senza uova da donare.
L’istinto animale, come a volte quello umano, diventa incontrollabile e folle.
Passerà il dolore, aspetterò con pazienza spuntare dalla cesta due uova, come una nuova Pasqua di resurrezione.
Adesso lo scenario davanti a un cancello è diverso. Anch’io dovrò tenerlo chiuso, quando le galline correranno al prato. Dovrò porre più cura nell’essere portinaio, custode della vita. La vita non è solo sogno, ci vuole anche un po’ di prudenza e saggezza nel difenderla.