La collana del Terzo Tempo della Giunti Editore, ideata e diretta da Lidia Ravera per lettori e lettrici over ’60, si arricchisce di un altro titolo: da qualche settimana è uscito, infatti, Balene. Si tratta di una tragicommedia sentimentale scritta, a quattro mani, da Barbara Cappi e Grazia Giardiello. Un romanzo divertente, e al contempo profondo, dove un viaggio alle Azzorre per avvistare le balene, sarà precursore di sorprese varie e inaspettate per la protagonista.
Ma da dove nasce Balene? Lo abbiamo chiesto a Grazia Giardiello, coautrice del libro.
Grazia Giardiello, cos’è il Terzo Tempo?
Il Terzo Tempo è un’età che parte dai 60 anni e va oltre. E’ un età meravigliosa, un’età ricchissima, dove puoi permetterti di “non dover fare nulla”. Il momento della vita nel quale sei molto più libera, scopri di avere ancora del tempo. E puoi goderti tante cose: puoi fare la nonna, l’amate, andare in giro. Puoi prendere un tempo per te, un tempo pieno di energia, che va usato fino all’ultimo.
Il vostro è un libro a quattro mani che racconta la terza età in una veste insolita. Come nasce l’idea di questo romanzo?
L’idea nasce da un’amicizia trentennale, quella che lega me e Barbara Cappi. Ci è venuta voglia di raccontarci, attraverso gli occhi di due donne che si sostengono a vicenda, in un loro modo di essere amiche. Ecco allora Evelina e Milla. Loro sono ironiche, sono scorrette, si rabbuffano, ognuna rappresenta, per l’altra, la sua migliore amica.
“Balene”: perché questo titolo?
Perché a noi le balene piacciono. Spesso le immaginiamo rotonde e paffutelle, collegandole, in maniera irrazionale, a persone sovrappeso. Ma non dimentichiamo che sono animali terrificanti. Non si sa da dove vengano, sono i più preistorici che è dato conoscere. E poi rappresentano il sogno di Evelina, la protagonista del romanzo: lei ha sempre desiderato andare nelle Azzorre per riuscire a vederle dal vivo…
Quanto è importante, nella terza età, avere un’amicizia così pura, senza peli sulla lingua, come quella che lega Evelina (la protagonista) e Milla?
E’ fondamentale, almeno per noi è così. Ed è amore puro. L’amore infatti è anche quello che lega due amiche, è una rete di sicurezza. Quel tipo di amicizia devi sentirlo, è un dono di Dio. E’ un legame al quale non puoi mentire.
Quanto c’è di autobiografico in queste pagine?
C’è un modo di essere, c’è il nostro rapporto di amicizia, c’è il nostro modo di intendere la vita. Siamo rimaste fedeli alla nostra natura. Del resto, quello che si scrive, è sempre un po’ autobiografico.
Nel vostro romanzo le due amiche, Evelina e Milla, parlano tanto anche di sesso. E’ un po’ un’inversione di tendenza visto che, per convenzione, sembra quasi un argomento tabù dopo che si sono superati i 60…
Assolutamente, bisogna sfatare questo tabù. Loro parlano di sesso e lo praticano, giocando. C’è la scoperta nel constatare che il proprio corpo è ancora il tempio del piacere. C’è una sapienza maggiore, c’è ancora pudore, ma anche il desiderio di lasciarsi andare. E’ la testa che deve guidare il corpo. E’ chiaro che io a 63 anni non posso correre i cento metri come quando ne avevo 20, ma non significa che devo rinunciare. Mi concentrerò su altre cose in quei cento metri, come ammirare il panorama ad esempio.
E’ l’amore la chiave di svolta del libro?
Direi che è la presa di coscienza di sé stessi. Eh sì, c’è tanto amore in questo atto. Noi crediamo infatti che, nel terzo tempo di Evelina, ci sia più amore rispetto al passato: quello per suo figlio, per la sua nipotina, per il suo ex, per il suo amante nefasto, per il nuovo amore etc. E’ proprio l’atto di imparare ad amarsi, che la porterà ad apprezzare ancora di più tutto l’affetto che la circonda.
Evelina è un personaggio complesso: succube di una storia che la tormenta, e che l’ha portata nel baratro per dieci lunghi anni, allo stesso tempo è una donna che, dall’altra parte del mondo, dimentica la sua età, i suoi problemi di salute, e sembra un’amazzone. Come quando, nel mezzo dell’oceano, si mette in piedi sul gommone ammirando una balena gigante. Chi è Evelina?
Evelina è inciampata con l’amante in una cosa che non prevedeva. All’inizio si sentiva un po’ fuori dai giochi, e pensava che poteva uscirne in ogni momento. Invece ha scoperto la potenza di fuoco di quell’amore infelice. I baci rubati, e lei che tutte le volte ci casca dentro con lo spirito di una sedicenne. Evelina è anche una viaggiatrice solitaria, che rischia di perdere la bussola. Ad un certo punto è come se si arrendesse, “io questo viaggio non lo farò mai”, pensa. E’ come se si fosse dimenticata di chi è lei. Ed allora ecco, quando il suo amante terrificante gli fa un regalo crudelissimo, ecco che gli dà lo scossone. Evelina è una donna che ha tanto vissuto. Ha tante voci dentro di sé: quando era piccola, quando era giovane, e così via. Le cose dapprima le ricorda con quella visuale, con quel punto di vista, per poi rivisitarle in chiave contemporanea. Ecco il viaggio che fa Evelina: si riunisce, si riprende, e torna nuova.
E poi ci sono le ultime tre pagine del libro, l’epilogo, che raccontano tutta un’altra vita.
Evelina soffre di emicrania per la prima volta quando sta andando a fare una risonanza al cervello. La deadline è lì, sempre presente. Di fatto la morte percorre tutto il libro, ma in modo lieve. Del resto, se non ci fosse la morte, non ci sarebbe la commedia. E noi siamo molto ironiche in questo romanzo.
Quale messaggio vuole dare la trasformazione di Evelina?
Quello di non perdere tempo. Fate un viaggio, prendete, andate nel posto che volete. Non dite un giorno lo farò, fatelo adesso, partite ora. Non indugiate.
Siamo tutti in tempo, ancora, per vedere le balene?
Assolutamente!
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