‘Pappagallo’ è il nome del progetto ideato dalla cooperativa Tice di Piacenza e coinvolge giovani tra i 18 e 30 anni. Gli studenti lavorano anche alla realizzazione di audio libri. Silvia Iacomini: «Lavorare in gruppo è importante»
Formare doppiatori professionisti che possano prestare la voce al personaggio di un film, di un cartone animato ma anche a uno spot pubblicitario, che riescano a raccontare un podcast o a registrare un audiolibro. È questo l’obiettivo della Cooperativa Tice di Piacenza impegnata con ragazzi neurodivergenti, in particolare con disturbi dello spettro autistico: l’idea è rendere più inclusivo un settore che si apre a infinite possibilità, partendo dalle abilità dei protagonisti. A raccontare ‘progetto Pappagallo’ è Silvia Iacomini, psicologa e responsabile dell’iniziativa.
«Ci siamo accorti che molti bambini e ragazzi con disturbi dello spettro autistico si impegnano con piacere a imitare suoni, a dare un’intonazione particolare a frasi di film, cartoni animati – spiega a 50&Più la responsabile del progetto – e questa è una delle caratteristiche diagnostiche dell’autismo che abbiamo provato a valorizzare incanalandola in un’attività come quella del doppiaggio, che per alcuni partecipanti potrebbe avere anche un risvolto lavorativo».
I corsi sono tenuti da un attore professionista, affiancato da uno psicologo come supporto nella gestione del gruppo e capace di affrontare le complessità relazionali ed emotive. «Questo perché bisogna considerare le difficoltà relazionali e le rigidità legate all’autismo. I ragazzi lavorano in piccoli gruppi e il nostro supporto come professionisti è legato proprio all’aspetto relazionale e comunicativo. L’attore-docente gestisce la lezione, e ormai è formato per lavorare con ragazzi neurodivergenti, in un esercizio di flessibilità interessante anche per lui oltre che per i ragazzi. In questo contesto vengono fuori dinamiche molto diverse da quelle che si riscontrano in altri ambiti, e questo è un punto di forza per tutti. Tra l’altro, ci sono molti dei ragazzi che seguono il corso che frequentano la cooperativa e che vengono seguiti anche in altri percorsi, ed è interessante vedere come con il doppiaggio vengano fuori aspetti del loro carattere che magari prima non avevamo considerato», continua la responsabile del progetto.
Qual è la fascia di età dei partecipanti?
I partecipanti sono giovani di età compresa tra i 18 e i 30 anni, c’è chi sta concludendo il percorso scolastico, chi lo ha appena concluso e chi, un po’ più adulto, cerca una strada per affacciarsi al mondo del lavoro. Il mondo del doppiaggio è vario, non riguarda più solo i film, ma anche gli audiolibri, i podcast, e in tutti questi campi siamo abituati a sentire solo voci neurotipiche. La nostra idea è proprio quella di portare in questo mondo anche modelli neurodivergenti e provare a creare un modello di inclusione. Sfruttando, come dicevo, una caratteristica dei ragazzi che rende questa attività motivante. Abbiamo anche lavorato con una fascia di età più giovane, ad esempio abbiamo tenuto un corso online di due mesi con un gruppo di adolescenti siciliani, ma si parla più di laboratorio che non di attività professionalizzante e finalizzata a un’occupazione lavorativa.
È già arrivata qualche proposta lavorativa per i giovani doppiatori?
Abbiamo ricevuto la richiesta di prestare la voce a uno spot pubblicitario da parte della cooperativa sociale Chicco Cotto per il progetto BreakCotto, in cui i ragazzi con autismo vengono inseriti nella manutenzione dei distributori automatici. Per presentare il progetto hanno deciso di realizzare un video e hanno chiesto a noi lo “speakeraggio”. Sappiamo che il mondo del doppiaggio è molto competitivo, che ha una sua tradizione, ma che oggi si sta aprendo a un modello inclusivo. Se in una serie Tv, ad esempio, c’è un personaggio con disturbi dello spettro autistico, perché non farlo doppiare a un ragazzo autistico piuttosto che a un ragazzo neurotipico che deve recitare di esserlo?
Come si è sviluppato il corso e quali effetti positivi sono evidenti nei ragazzi?
All’inizio, soprattutto per i ragazzi che ci contattano ma non frequentano già il centro, facciamo una valutazione delle abilità comunicative e relazionali. Per interessarli partiamo sempre da richieste fatte da loro e ognuno propone quello che gli piace. Abbiamo cominciato doppiando parti di film o cartoni che interessavano ai ragazzi e poi siamo riusciti a proporre altre attività con uno scopo educativo. Adesso i nostri doppiatori si stanno preparando per dare la voce a un audiolibro per bambini, siamo riusciti ad aumentare la difficoltà del lavoro. A livello comportamentale ci sono tanti aspetti sui quali si lavora e si vede un cambiamento in positivo. Pensiamo alle abilità relazionali, al fatto di saper attendere il proprio turno, di rispondere a una critica, di imparare a ricevere delle valutazioni correttive rispetto al proprio lavoro, saper chiedere aiuto o rispondere in modo gentile. Lavorare in gruppo è importante in questo contesto, oltre al fatto che gli allievi ricevono risposte molto naturali perché l’attore che tiene le lezioni si pone con loro come farebbe con qualsiasi altro studente, anche se siamo in un contesto protetto.
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