Spetta alla Lombardia la maglia nera per i morti sul lavoro nei primi due mesi dell’anno. Il Governo, intanto, lavora alla parità salariale
Secondo l’Istat, rispetto al mese precedente, a febbraio sono aumentati gli occupati e i disoccupati, mentre sono diminuiti gli inattivi.
L’occupazione è cresciuta (+0,2%, pari a +41mila unità) tra gli uomini, gli over 24 anni e i dipendenti permanenti; è calata invece tra le donne, i 15-24enni, i dipendenti a termine e gli autonomi. Il tasso di occupazione ha raggiunto il 61,9% (+0,1 punti).
L’aumento del numero di persone in cerca di lavoro (+2,5%, pari a +46mila unità) interessa entrambi i generi e ogni classe d’età. Il tasso di disoccupazione totale sale al 7,5% (+0,2 punti), quello giovanile al 22,8% (+0,7 punti).
La diminuzione del numero di inattivi (-0,5%, pari a -65mila unità, tra i 15 e i 64 anni) riguarda sia gli uomini che le donne di tutte le classi d’età, ad eccezione dei 15-24enni tra i quali l’inattività cresce. Il tasso di inattività scende al 33,0% (-0,2 punti). La Costituzione definisce l’Italia una Repubblica democratica fondata sul lavoro (articolo 1) e precisa all’articolo 4 che “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto”. Ancora, all’articolo 35 “La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme”. I Padri Costituenti hanno posto il lavoro a fondamento dell’equità e delle scelte economiche e politiche, ma oggi, a seguire la cronaca, sembrerebbe di vivere in un mondo al contrario.
Un mondo in cui dall’economia dipendono le politiche economiche e da queste i diritti del lavoro, in cui non si arrestano le morti bianche, la disoccupazione scende solo tra gli uomini e gli over 25 e perdura la disparità di genere nei salari. Tutto questo mentre l’Intelligenza Artificiale sta ridisegnando il panorama occupazionale.
Le morti bianche, una strage
Non si arresta nel 2024 la triste conta degli incidenti mortali sul lavoro. Lo dicono i freddi numeri raccolti dall’Inail: 119 morti solo nel primo bimestre dell’anno, in aumento rispetto all’analogo periodo del 2023.
A questi, nel momento in cui scriviamo, si devono aggiungere gli incidenti degli ultimi mesi, riportati dalla cronaca, che raccontano un aumento del numero delle vittime.
Dall’analisi territoriale emergono incrementi al Sud (da 14 a 24 casi), nelle Isole (da 6 a 11), nel Nord-Ovest (da 35 a 39) e nel Nord-Est (da 22 a 24) e un calo al Centro (da 23 a 21). Sempre nei primi due mesi dell’anno, va alla Lombardia la maglia nera dei morti sul lavoro (+8), cui seguono la provincia di Bolzano e la Campania (+6 ciascuna), il Lazio (+5) e la Sicilia (+4), i cali più evidenti si registrano in Veneto (-8) e in Piemonte (-6).
L’aumento rilevato nel confronto dei bimestri gennaio-febbraio 2023 e 2024 è legato sia agli uomini, i cui casi mortali denunciati sono passati da 93 a 110, sia alle donne, da sette a nove.
Analizzando il dato anagrafico, i più colpiti dagli infortuni mortali sul lavoro sono gli over 65 (con un’incidenza di mortalità sugli occupati pari a 2,9), poi senior tra i 55 e i 64 anni (2,5).
I casi più frequenti riguardano il settore delle costruzioni, seguito da ristorazione, trasporto e magazzinaggio. Le vittime sono in maggioranza uomini e stranieri, probabilmente perché – nella maggioranza dei casi – rientrano nelle categorie lavorative sopra citate.
Parità salariale di genere le iniziative del Governo
Il principio delle pari opportunità si ritrova nell’articolo 37 della Costituzione: “La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore”. È così? Forse non del tutto, dal momento che a fronte di una crescita degli stipendi la differenza di salario tra uomini e donne (il cosiddetto ‘gender pay gap’) resta costante. Inquadra il fenomeno l’indagine di Odm Consulting sulle buste paga di operai, quadri e dirigenti di un campione di aziende. Nel 2023 gli stipendi degli italiani sono cresciuti del 3,7% ma persiste un -10% di differenza tra la retribuzione delle lavoratrici e quella dei loro colleghi (per avere un’idea, un’operaia prende circa 25.600 euro lordi l’anno, contro i 26.400 del collega uomo). La differenza è più marcata tra i dirigenti e gli impiegati (entrambi intorno al -12,9%) e meno tra i quadri (-5,9%). La presenza femminile nei ruoli di leadership non deve però trarre in inganno: all’interno dei CdA la presenza di donne è cresciuta arrivando al 43%, ma meno del 5% ricopre ruoli esecutivi e solo il 2% la carica di amministratrice delegata.
Per incentivare le imprese ad adottare policy adeguate a ridurre il divario di genere, l’opportunità di crescita in azienda e la parità salariale a parità di mansioni, il governo ha istituito la ‘Certificazione della Parità di Genere’. L’attestazione – che le imprese possono richiedere su base volontaria in cambio di bonus e sgravi fiscali -, rientra nel quadro della Missione 5 del Pnrr. Intanto, un esempio positivo arriva da Poste Italiane, dove tra i dipendenti la presenza femminile è al 54%, il 44% dei componenti del CdA e il 46% dei quadri e dirigenti è donna, come più della metà dei direttori dei circa 12.800 uffici postali.
Intelligenza Artificiale nemica dell’occupazione?
A febbraio 2024 l’occupazione è tornata a crescere (+41mila), in particolare tra gli uomini, gli over 25 e i lavoratori dipendenti. Del trend positivo non si avvantaggiano gli over 50: tra i 50-64enni, infatti, il tasso di occupazione rimane stabile, a fronte di un aumento di quello di disoccupazione e di una diminuzione di quello di inattività. Sono alcuni dei dati dell’ultimo report dell’Istat, che rivela anche un +46mila unità riferito all’aumento del numero di persone in cerca di lavoro, di entrambi i generi e ogni classe d’età. L’emergenza lavoro dunque riguarda tutte le generazioni ed un fronte critico è rappresentato dagli over 50. Stretti tra l’aumento dell’età pensionabile e il perdurare della crisi economica, hanno grandi difficoltà a reinserirsi senza un’adeguata riformazione, mentre le forme di incentivo anti-disoccupazione si traducono principalmente in benefici economici per le aziende che assumono.
Su questo quadro pesa l’incognita dell’Intelligenza Artificiale che renderà obsoleti lavori ripetitivi e usuranti (l’assistenza sanitaria, il trasporto e la produzione). Nasceranno nuove figure professionali tecnologiche, come sviluppatori e ingegneri delle piattaforme digitali. L’IA per molti analisti aiuterebbe il debito pubblico e il welfare, in un trend demografico caratterizzato dall’invecchiamento della popolazione che impatta sul mercato del lavoro. Già oggi, le imprese faticano a trovare alcune figure e avvertono che nel futuro prossimo a mancare non sarà il lavoro ma i lavoratori, soprattutto i giovani.
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