Ventinove residenti appena, di cui dodici fissi tutto l’anno: con questi numeri Morterone si è consacrato il comune più piccolo d’Italia. Si trova in provincia di Lecco, immerso nel verde delle Prealpi lombarde.
Dalla fine del lockdown ha avuto un’impennata di presenze: tantissimi i turisti che si cimentano nei vari sentieri che circondano il territorio, dal Resegone al monte Tre Mani. Molti sono ciclisti ed escursionisti, che fuggono dall’hinterland milanese nel weekend, per rifugiarsi nel fresco di queste vette. Un turismo mordi e fuggi insomma. Ma ci sono anche alcuni proprietari di seconde case che, dopo anni, hanno deciso di tornare a scoprire questi territori, le loro radici, cavalcando l’onda di quel “turismo di prossimità” che è la vera rivoluzione dell’estate targata Covid-19.
Ed i residenti si compiacciono: “E’ bello vedere qualche faccia nuova ogni tanto”, racconta Augusta Manzoni, annata 1941, che ha passato tutta la vita qui. Lei è il volto storico di Morterone, memoria indiscussa di tutto il borgo.
La residente più longeva, memoria storica del paese
«Non sono mai voluta andare via – ci confida Augusta– anche se ne ho avuto la possibilità. Ho una casa a Ballabio (a sette chilometri da Lecco), ma non ci vado mai, il mio posto è qui. L’ho visto crescere questo paese, e l’ho visto anche scomparire».
Uno dei suoi tre figli è rimasto a vivere in paese, ha una cascina che Augusta vede dalla sua finestra. E’ un modo per sentirlo sempre vicino.
«Non mi fanno mancare niente, quando mia figlia viene da Milano, mi chiama sempre e mi chiede di cosa ho bisogno», dice con fierezza questa mamma. Già, perché a Morterone non ci sono negozi. Per fare la spesa si deve “scendere” fino al comune più vicino, Ballabio, una mezz’ora o poco più di tornanti.
Ma non è sempre stato così. «Quando ero giovane eravamo una cinquantina di ragazzi, ed andavamo a scuola qui». Fino ad alcuni decenni fa, infatti, nelle montagne che circondano Morterone gli impianti sciistici erano attivi, e funzionavano a pieno regime. Il paese era una meta molto gettonata anche per le settimane bianche. «Arrivavamo anche fino a due metri di neve, e rimaneva per giorni», racconta Augusta. «Adesso non nevica quasi più – sospira – è tutto chiuso. Ci sono solo due bambini, e vanno a scuola nei paesi qua vicino».
I ricordi di una vita
Augusta vive in una casa incastonata nei vicoli di Morterone, un edificio a due piani. Al piano terra c’era la trattoria, che ha gestito per anni, era anche uno spaccio alimentare. L’ha chiusa nel 2000 ma continua a tenerla in ordine. I tavolini sono apparecchiati, c’è un cestino di fiori al centro di ogni tovaglia. «Ne sono passate di persone tra queste mura, ne ho sentite di storie», racconta. E’ tutto sospeso in questa sala, quasi che potesse aprire da un giorno all’altro.
Ed intanto, un motivo per rallegrarsi, negli ultimi mesi, è arrivato: a metà luglio infatti è nato Denis, il ventinovesimo abitante di Morterone. E’ stato un evento: era dal 2012, infatti, che qui non si registravano nuove nascite.
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