Oggi sono esattamente venti anni di euro. Il 1° gennaio 1999, infatti, con un comunicato del Consiglio dei Ministri europei, nasceva la moneta unica, istituita con l’obiettivo di assicurare stabilità e prosperità. Il suo vero battesimo però avverrà solo 3 anni più tardi.
A venti anni dalla sua circolazione l’euro rappresenta oggi il passo più evidente del lungo cammino europeista. Già il 14 ottobre del 1957 i Paesi fondatori della Comunità Europea definirono la moneta un cardine su cui fondare la comunità politica. Da qui nacquesro tutta una serie di passaggi fino al trattato di Maastricht (1992) che indicava agli Stati i requisiti necessari per adottarla. Seguirono quindi la scelta del nome (le prime lettere della parola Europa) e la nascita di una Banca Centrale per definire e attuare una politica monetaria comune. Infine, il 1° gennaio 1999 l’euro comparve nelle transazioni non fisiche, come quelle elettroniche. Esattamente tre anni dopo, il 1° gennaio 2002, banconote e monete iniziarono a circolare in tutta l’area dell’UE.
Le polemiche iniziali
Come tutti sappiamo il passaggio è avvenuto non senza le polemiche dovute ad un diffuso e generalizzato aumento dei prezzi. Un sondaggio di Eurobarometro, svolto nell’immediatezza della circolazione, riportava che per l’84,4% dei cittadini europei interessati – con punte in Olanda del 93,6% e del 90,5% in Italia – l’introduzione della valuta unica appariva svantaggiosa. Persino i tedeschi mostrarono di non gradire a quel tempo l’abbandono del marco. I senior, in particolare, lamentavano ovunque grandi difficoltà nell’uso quotidiano. Ma i tempi sono cambiati (e i risultati dei sondaggi anche).
Un simbolo dell’Unione Europea
Oggi un’intera generazione non ha mai conosciuto altra moneta. Come si legge nel sito dell’Unione, l’euro è la prova “più tangibile” dell’integrazione europea: viene utilizzato ogni giorno da circa 341 milioni di persone, il che lo rende la seconda moneta più usata al mondo. I suoi vantaggi sono evidenti a chiunque viaggi all’estero o acquisti online su siti di un altro paese dell’UE. Esiste però un risvolto della medaglia.
La natura controversa dell’euro
Da uno studio condotto nel 2019 dal Centre for European Policy (Cep) infatti risulta che, a distanza di 20 anni, l’introduzione della moneta unica semberebbe aver prodotto diseguaglianze economiche all’interno dei singoli Stati. Fuori da complessi ragionamenti finanziari, è sufficiente riportare che – a conti fatti – solo Germania ed Olanda sembrano aver tratto vantaggio dal nuovo sistema. Tutti gli altri Paesi sono andati incontro ad una minore crescita economica e ad un aumento della disoccupazione. Con l’Italia, fanalino di coda, che registra un calo della prosperità fino a 4,3 trilioni di euro. Probabilmente la moneta unica ha solo contribuito ad amplificare carenze strutturali già presenti nel sistema produttivo, ma la questione resta controversa ed è materia per politologi e analisti finanziari.
Ma ci sono anche i vantaggi
Restano peraltro innegabili i vantaggi della valuta unica, che nel tempo ha assicurato una maggiore stabilità economica, a favore di aziende e consumatori. Questi infatti beneficiano della facilità con la quale oggi è possibile confrontare i prezzi tra i Paesi. Il che, non solo favorisce la concorrenza tra le imprese, ma dà anche un deciso impulso agli scambi e agli investimenti internazionali. Prima dell’euro la necessità di scambiare valute comportava costi aggiuntivi, rischi e mancanza di trasparenza. Il suo utilizzo rende invece l’attività imprenditoriale e gli investimenti più semplici, meno costosi e meno rischiosi. Una gestione economica “prudente”, pur se criticata, rende inoltre l’euro una valuta di riserva attraente (la seconda al mondo) e dà alla zona euro una voce più forte nell’economia mondiale.
Venti anni di euro, un cammino lungo e complesso
Il sogno europeista affonda le sue radici nell’Impero Romano e nel Cristianesimo. È cresciuto sulle macerie del secondo conflitto mondiale. Ad oggi l’Unione Europea conta 27 Stati membri i cui cittadini parlano lingue diverse (col paradosso che nel post Brexit la lingua ufficiale rimane l’inglese). Paesi con leggi, costumi, sistemi di tassazione e bilanci differenti.
Lo stesso progetto politico monetario è alla continua ricerca di nuovi strumenti di aggiustamento, come l’unione bancaria (con un Fondo di garanzia unico per i depositi) e di bilancio (i discussi Eurobond). La costruzione di un’Europa unita politicamente e forte economicamente vede davanti a sé ancora un percorso complesso, ma la moneta che oggi abbiamo in tasca contribuisce a renderlo più possibile.
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