Maria Grazia Cucinotta in prima linea nella lotta alla violenza di genere. Dagli esordi cinematografici al ruolo di Beatrice accanto a Massimo Troisi. È conduttrice di programmi tv.
La ricordiamo nei panni di Beatrice Russo, nella sua Sicilia, mentre recita al fianco di Massimo Troisi in uno dei più celebri film del panorama cinematografico italiano Il postino. Era il 1994. Qualche anno dopo, l’attrice sbarca oltreoceano: Micheal Apted la sceglie per interpretare il ruolo di Giulietta Da Vinci, killer assoldata da Renard per uccidere Bond, in Il mondo non basta, il diciannovesimo film della saga 007. Recita poi con Sharon Stone e Woody Allen nei primi anni Duemila in Ho solo fatto a pezzi mia moglie.
Maria Grazia Cucinotta, icona di stile, non è solo una delle attrici italiane più famose nel mondo – anche madrina del Festival Internazionale del Cinema di Venezia nel 2009 – è, anche e soprattutto, un’attivista impegnata nella lotta alla violenza di genere. Insieme a un gruppo di altre professioniste, fonda l’associazione onlus ‘Vite senza paura’ per sostenere le donne, per mettere in campo azioni di sensibilizzazione, siglare protocolli. Si batte, inoltre, perché le donne facciano prevenzione. Il suo volto, da anni, è il volto di Susan G. Komen, la realtà associativa che combatte il tumore al seno. Cucinotta è anche moglie e madre. L’abbiamo incontrata.
Che donna è oggi Maria Grazia Cucinotta? Come si divide tra personaggio pubblico e privato?
Divido da sempre la vita pubblica da quella privata, è un patto che ho fatto con me stessa quando ho iniziato a fare questo lavoro. La ‘Cucinotta’ la lascio sempre fuori dalla porta di casa. Chi mi conosce sa come sono fatta. Ho scelto fin da subito di restare me stessa e di fare ciò che reputo giusto perché quello che facciamo nella vita privata ha ricadute anche nella vita pubblica.
Si diventa esempi, in un certo senso?
Sì e non sempre ci sono esempi positivi. Vediamo continuamente anche esempi negativi che non fanno bene alla società, non fanno bene ai giovani.
Cinema, teatro, televisione. Se dovesse fare una classifica, cosa metterebbe al primo posto?
Se dovessi scegliere, al primo posto metterei senz’altro il cinema degli esordi, quello di quando ho iniziato questa carriera perché ho avuto la fortuna di fare un cinema bello, internazionale e mi ha dato grandi soddisfazioni. La televisione, invece, è stata il mio primo lavoro, la ricordo come un’opportunità e ancora oggi è la mia attività lavorativa (Maria Grazia Cucinotta è in onda con L’ingrediente perfetto e L’ingrediente perfetto a tu per tu su La7 ndr).
Cosa porta di Troisi dentro di sé?
L’aver capito la sua forza. Nonostante la malattia Massimo non si è mai fermato. Porto dentro di me anche il suo modo di parlare, strano, che lo ha reso un’eccellenza nel panorama artistico italiano, a dimostrazione che non bisogna mai vergognarsi di nulla, non bisogna nascondersi.
Lei è madre di una giovane donna. Quali valori cerca di trasmettere a sua figlia?
Mia figlia è il mio risultato più bello. Lei è una donna forte, sensibile e molto attenta agli altri. È impegnata nel sociale, lotta per difendere i diritti umani, lotta contro l’omofobia e altre discriminazioni. Le insegno che essere se stessi è la cosa più importante, non bisogna mai e poi mai sentirsi inferiori a qualcuno.
Nel 2019 fonda ‘Vite senza paura’ onlus. Come mai?
‘Vite senza paura’ nasce dall’incontro con Francesca Malatacca, psichiatra, e dall’incontro con altre donne, tutte professioniste e impegnate. Ci siamo unite perché dobbiamo cambiare le leggi. Con il nostro lavoro, ognuna per la propria parte, dobbiamo cercare di colmare i vuoti normativi che ad oggi non consentono la tutela delle donne al 100%. È così che abbiamo iniziato a fare rete.
La fondazione che presiede ha siglato con Artemisia onlus il protocollo ‘No silence code’. Di che si tratta?
La Fondazione Artemisia – presieduta da Maria Stella Giorlandino – ha messo a disposizione i centri diagnostici per l’ascolto e il supporto a donne vittime di violenza, in collaborazione con la nostra realtà. Insieme promuoviamo progetti nelle scuole per far capire ai ragazzi l’importanza dei rapporti, che la sessualità è amore, conoscenza e soprattutto rispetto reciproco. Spieghiamo che la violenza non deve mai essere accettata. Ci battiamo perché nelle scuole ci sia tempo dedicato all’educazione sessuale e al diritto civico: è importante che i ragazzi possano avere un’ora a disposizione per parlare di questo. Credo che anche il teatro sia una nobile forma di espressione, utile per far esprimere ai ragazzi le loro emozioni.
Il 2023, fino ad oggi, ha registrato un numero alto di femminicidi. Cosa occorre, secondo lei, per fermare questa barbarie?
Bisogna intervenire da un punto di vista normativo e fare in modo che chi minaccia e commette violenze non venga lasciato libero di agire. È necessario che chi denuncia non viva da rifugiato, perché le vite sono tutte uguali e tutte vanno tutelate. Purtroppo, esiste ancora una mentalità misogina che accusa le donne di aver provocato.
Non solo donne. Lei è impegnata anche al contrasto della violenza su minori e anziani.
Sì. Lotto da sempre per combattere l’omofobia, per la tutela dei diritti delle famiglie e dei bambini.
Da anni lei è testimonial di Susan Komen nella lotta al tumore del seno. Quanto è importante fare prevenzione?
La prevenzione è alla base di tutto. Ormai non basta più nemmeno farla una volta all’anno. La nostra vita, lo stress, l’alimentazione sbagliata hanno portato a un deterioramento della nostra salute. Ma noi dobbiamo reagire, bisogna dare ai medici la possibilità di controllare, fare diagnosi e curare. Spesso, sento dire che si ha paura di andare a fare una visita perché si teme quello che il medico può diagnosticare, io dico – invece – che fa molto più paura scoprire di aver fatto i controlli tardi. Siamo sempre molto generosi nei confronti degli altri, ma lo siamo di meno nei confronti della nostra salute.
In questo momento quale deve essere, secondo lei, il messaggio dell’arte?
La positività. Bisogna essere positivi, non fermarsi mai, i cambiamenti arrivano. Vorrei dire, chi può aiuti gli altri, faccia volontariato perché questo fa sentire bene chi lo fa ma anche chi lo riceve.
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