Una nuova indagine realizzata dal Censis per Assindatcolf e presentata pochi giorni fa, ha messo in evidenza una situazione di welfare incerta nel nostro Paese. Intanto il disegno di legge per riconoscere e sostenere la figura del caregiver familiare resta fermo in Senato.
Quasi il 60% delle famiglie italiane preferisce l’assistenza domestica per il familiare non autosufficiente o anziano rispetto alle Rsa. A dirlo è la nuova indagine – Welfare familiare e valore sociale del lavoro domestico in Italia – realizzata dal Censis per Assindatcolf, l’Associazione Nazionale dei datori di lavoro domestico che nel maggio scorso ha sottoposto i propri associati a un sondaggio.
I dati sono stati presentati il 7 luglio e mettono in evidenza una situazione di welfare incerta in Italia. Nel frattempo, il disegno di legge sul riconoscimento e sostegno del caregiver familiare, che risale al 2019, è ancora fermo in Senato.
La scelta dell’assistenza in famiglia
Chi sceglie di assistere in casa il familiare manifesta soprattutto la necessità di avere un aiuto esterno che possa alleviare l’impegno e lo stress ad esso correlato (53,4%). In particolare, se si divide il campione per età, il 57,8% degli intervistati over 65 afferma di avere bisogno di supporto contro il 48,1% della fascia più giovane.
Fra gli strumenti da adottare a favore del caregiver, viene indicato nel 25,5% delle risposte il riconoscimento di un reddito che possa almeno in parte ricompensare il ruolo, indotto dalla carenza di welfare. Il lavoro da casa è considerato un altro facilitatore per il 9% degli intervistati. Mentre per il 6,7% serve un’assicurazione contro gli infortuni domestici e la possibilità di accedere alla pensione sulla base di contribuiti figurativi. Per il 5,4% del campione sarebbe importante accedere a percorsi di formazione per rendere più appropriata e competente l’assistenza.
La scelta della Rsa
La riluttanza a scegliere una struttura è legata per il 59% degli intervistati alla difficoltà di riproporre all’esterno delle mura domestiche le stesse attenzioni rivolte all’assistito in casa. Il 20,9% ritiene anche che il distacco dalla propria abitazione produrrebbe effetti negativi sulla persona.
Ci sono differenze anche tra chi dichiara di ritenere più idonea l’assistenza in una Rsa, cioè il 41,5% del totale degli intervistati. Solo il 6% ricorrerebbe a una struttura pubblica, preferendo le residenze gestite in convenzione con il pubblico (21,3%) o quelle private (14,2%).
La scelta di una Rsa è motivata da diversi fattori. Come la professionalità del personale impiegato nell’assistenza (63,3%) o la qualità dell’ambiente e degli strumenti messi a disposizione degli assistiti adatti alla socialità (8,8%). Ma entrano in gioco anche la possibilità di vivere in un luogo senza barriere e in grado di garantire un certo grado di indipendenza (6,6%). Così come la vicinanza della struttura alla propria abitazione (9%), la possibilità di far fronte alla retta annuale (9,1%) e altri motivi non esplicitati (3,2%).
“Dalle analisi dei dati del report si ricava la rappresentazione di un sistema di welfare lacunoso – ha dichiarato Andrea Zini, presidente di Assindatcolf – attendiamo l’imminente presentazione della Legge delega sulla non autosufficienza convinti che il governo recepirà le proposte avanzate e sottolineiamo la necessità che gli assistenti familiari trovino un giusto riconoscimento nel nuovo sistema nazionale di assistenza anziani”.
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