Potenziamento delle infrastrutture sociali, sanitarie e assistenza di prossimità per gli anziani. Sono questi gli interventi contenuti nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Approvato il 12 gennaio scorso dal Consiglio dei Ministri, ora è all’esame delle Camere. È un Piano molto ambizioso che mira a cambiare volto al nostro Paese anche rispetto al tema dell’inclusione e coesione delle persone con disabilità e anziani da assistere, a partire dall’assistenza domiciliare. Più servizi e strutture dedicate per rimodulare anche il carico di cura sulle famiglie.
Intanto, prosegue il lavoro della Commissione per la riforma dell’assistenza sanitaria e sociosanitaria della popolazione anziana. Proprio in questi giorni c’è stato un incontro con le Associazioni, tra le quali c’era anche 50&Più.
Ma da dove si parte? Qual è la situazione attuale? Il quadro è stato fornito dal presidente Istat Gian Carlo Blangiardo nella recente audizione alla V Commissione (Bilancio, tesoro e programmazione) della Camera dei Deputati.
Invecchiamento, cronicità e disabilità
L’invecchiamento demografico in Italia sta aumentando la pressione sul Servizio Sanitario Nazionale. Secondo i dati dell’ultima indagine europea sulla salute, nel 2019, la comorbilità (almeno 3 patologie croniche in una lista di 21 malattie) è diffusa in oltre il 20% della popolazione di 15 anni e più, per un numero complessivo stimato di 10 milioni e 805mila residenti. Inoltre, nel 2019, le persone con disabilità – ovvero che soffrono a causa di problemi di salute, di gravi limitazioni che impediscono loro di svolgere attività abituali – sono 3 milioni e 150mila (il 5,2% della popolazione).
Gli anziani restano i più colpiti. Quasi 1 milione e mezzo di ultrasettantacinquenni (il 22% della popolazione in quella fascia di età) si trovano in condizione di disabilità. E c’è dire che 1 milione di essi sono donne. Le famiglie delle persone con disabilità, inoltre, godono in media di un livello più basso di benessere economico. Il loro reddito annuo equivalente medio (comprensivo dei trasferimenti da parte dello Stato) è di 17.476 euro, inferiore del 7,8% a quello nazionale.
Il 30% degli anziani vive solo: va potenziata l’assistenza domiciliare
Complessivamente gli anziani che vivono soli rappresentano circa il 30% degli over65enni in Italia. Un’altra quota consistente vive in coppie in cui entrambi sono anziani. Nel 2019, gli anziani di 65 anni e più che usufruiscono di assistenza domiciliare integrata (Adi) sono circa 378 mila. Sono pari al 2,7% della popolazione anziana residente (era il 2,2% nel 2015). E la quota sale al 4,5% per gli over 75.
Il sistema sanitario pubblico è ancora fortemente incentrato sull’ospedale, si sottolinea nel documento Istat. La spesa sanitaria pubblica è passata dai circa 108 miliardi di euro del 2012 ai 114,6 miliardi di euro del 2019.
«Di conseguenza – si legge nel documento Istat – emerge l’esigenza di organizzare servizi sanitari meno incentrati sull’ospedale (dedicato al trattamento di malati ad elevata complessità) e di incrementare i servizi di assistenza dei pazienti con grave compromissione delle condizioni di salute a domicilio o in strutture residenziali».
La Commissione ad hoc è al lavoro
Intanto, proprio in questi giorni presso il Ministero della Salute si è tenuto un incontro tra la Commissione per la riforma dell’assistenza sanitaria e sociosanitaria della popolazione anziana, voluta dal ministro Roberto Speranza, e i vari portatori di interessi impegnati in prima linea nell’assistenza alle persone anziane e nel volontariato. Tra i partecipanti anche 50&Più.
Un appuntamento di condivisione sul documento di impostazione che la Commissione ha proposto per migliorare l’assistenza agli anziani. Il documento ha avuto un «consenso unanime», come ha dichiarato Monsignor Paglia, Gran cancelliere del Pontificio Istituto Teologico per le Scienze del Matrimonio e della Famiglia, presidente della Commissione. «In questo documento – ha detto – si mette al centro dell’attenzione la persona anziana, per accompagnarla nell’ultimo tratto della sua esistenza umana, è l’intera società che si prende cura dell’assistenza degli anziani, partendo dall’assistenza domiciliare, passando per le co-housing fino ad arrivare alle Rsa, con l’intento, quando è possibile, di far rientrare poi la persona anziana nel proprio domicilio. Si tratta di mettere in atto una nuova prossimità, tesa a dare conforto e aiuto ai nostri anziani».
Un sistema sanitario con un ampio spettro di servizi
«Il Covid-19 ci ha insegnato che il territorio è decisivo – è scritto nella nota – , che le case delle persone anziane sono il teatro vero della battaglia per una sanità diversa, leggera, proattiva, che non aspetta i pazienti comodamente seduta al riparo delle istituzioni, ma li cerca e si muove verso di esse».
«Sentiamo la necessità – prosegue – di un servizio sanitario che sappia offrire l’intero spettro dei servizi, da quelli di rete e prossimità, di lotta alla solitudine e di prevenzione, a interventi domiciliari di sostegno sociale e sanitario continuativo, alla semiresidenzialità in centri diurni, fino alla residenze sanitarie e assistenziali in grado di offrire sempre elevati standard qualitativi, avendo in mente interventi riabilitativi e terapeutici con l’obiettivo di far tornare a casa, ove è possibile, i pazienti anziani. Il Recovery plan sarà l’occasione per muoversi verso questa sanità centrata sul paziente e sulle sue necessità». All’incontro, oltre a 50&Più hanno preso parte: Ada, Agespi, Anaste, Anci, Anteas, Aris, Auser, Cisl Pensionati, Cittadinanzattiva, Confcooperative, Federanziani, Federazione Alzheimer, Fondazione Promozione Sociale, Ugl Sanità, Uneba e W gli anziani.
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