Il 70% degli assistenti familiari sono stranieri. Le quote previste dal decreto flussi non sono sufficienti per soddisfare la domanda. Assindatcolf chiede regole ad hoc, che permettano di assumere al di fuori della programmazione triennale
La domanda di assistenza familiare è sempre più alta. Niente di strano, visto che la popolazione italiana è sempre più anziana. Il 70% degli assistenti familiari è di origine straniera. Di nuovo niente di strano, visto che pochi sono gli italiani che scelgono questo mestiere. La disponibilità di assistenti familiari non è però sufficiente per soddisfare la domanda. Lo aveva già denunciato Domina, alcuni mesi fa.
Assindatcolf sul decreto flussi: serve revisione
Lo conferma anche Assindatcolf: il decreto flussi non è adatto per il settore del lavoro domestico perché le quote previste non sono sufficienti. È il motivo per cui l’associazione chiede che sia rivisto. “Le attuali procedure legate al Decreto flussi, a partire dal click day, non sono adatte a rispondere alle esigenze di assistenza familiare”, spiega il presidente Andrea Zini. “Per quanto necessario, poiché il 70% della forza lavoro impiegata nel comparto è straniera, questo strumento così come attualmente configurato non riesce ad incidere concretamente sulla vita delle persone. Per questo abbiamo chiesto al Governo, tramite il Tavolo tecnico istituito presso Palazzo Chigi, di prevedere delle regole ad hoc per il settore domestico, in primis un meccanismo che consenta di assumere al di fuori delle quote previste nella programmazione triennale”.
Le richieste di Assindatcolf
“La nostra prima richiesta – precisa Zini – è quella di uscire dal sistema delle quote stabilite nei Decreti flussi e quindi dalla logica del click day, prevedendo la possibilità di avanzare la domanda in qualsiasi momento dell’anno sulla base del fabbisogno delle famiglie, che non è programmabile. Abbiamo anche chiesto di snellire le tappe del processo di ingresso e di rilasciare un permesso di soggiorno con vincolo ad attività domestica della durata di un anno, rinnovabile solo se si dimostra di aver lavorato in modo continuativo”.
Nel caso in cui la richiesta non fosse accolta, “chiediamo che, come già avviene per l’agricoltura, anche per il comparto domestico le quote possano essere gestite direttamente dalle associazioni datoriali più rappresentative e che vengano adeguate al reale fabbisogno – aggiunge Zini – Stando alle stime presenti nel nostro Rapporto 2024 Family (Net) Work, nell’ipotesi mediana, nel 2025 le famiglie avranno bisogno di 18.626 lavoratori domestici non comunitari da assumere come colf, badanti e baby sitter. Peccato che il Decreto flussi previsto per febbraio prossimo, così come i due precedenti, preveda solo 9.500 quote e neanche tutte dedicate all’assistenza familiare”.
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