Più della metà delle famiglie italiane preferisce che i propri anziani non autosufficienti restino a casa, accuditi da un assistente familiare, piuttosto che ricorrere alle Rsa.
Assindatcolf tira le somme sulle decisioni legate all’assistenza nei contesti familiari, a partire dai dati rilevati dall’ultima ricerca “Welfare familiare e valore sociale del lavoro domestico in Italia”, condotta insieme a Censis.
Il 58,5% delle famiglie cerca una persona per l’assistenza domiciliare continua, contro il 41,5% che invece sceglie la Residenza sanitaria assistita. La preferenza per l’assistenza in casa cresce con l’aumentare dell’età: il 69,5% degli over 64 si è detto contrario alla struttura socio-assistenziale, a differenza degli under 54 dove i contrari si fermano al 50,8%. Se si tratta di scegliere fra strutture pubbliche o private, solo il 5,7% degli over 64 utilizzerebbe il servizio sanitario pubblico.
Prediligere l’assistenza domestica
Uno dei dubbi che portano la maggioranza delle famiglie a propendere per un’assistenza nel proprio ambiente domestico riguarda la possibilità di mantenere relazioni di qualità con il proprio caro una volta trasferito in una Rsa. D’altronde, le stesse famiglie che hanno deciso di ricorrere alle strutture residenziali assistite, si dichiarano consapevoli che l’attenzione per l’anziano autosufficiente non è la stessa che si potrebbe avere in casa (59% degli intervistati). Il 20,8% del campione si dichiara invece convinto che l’allontanamento dal proprio ambiente possa avere conseguenze negative sulla persona non autosufficiente.
Scegliere una Rsa
Il 63,3% di chi opta per una Rsa – secondo i dati Assindatcolf – è motivato dalla professionalità di chi opera nelle strutture, il 9,1% dall’importo della retta da pagare, il 9% dalla vicinanza della struttura che garantisce visite frequenti. Aspetti come la qualità degli spazi della struttura, e la possibilità di socializzare vengono presi in considerazione dall’8,8% del campione; Per il 6,6% è importante anche l’assenza di barriere architettoniche e la facilitazione dell’autonomia e della mobilità.
Investire sulla figura del caregiver
I risultati della ricerca dimostrano la necessità di investire in una rete assistenziale integrata, capace di coinvolgere le strutture ma anche i caregiver. Una priorità per il il 53,4% delle famiglie intervistate è proprio riconoscere il ruolo di chi presta assistenza a livello familiare, con la possibilità di avere anche un aiuto esterno e di garantire forme di reddito che possano sopperire almeno in parte alla mancanza di adeguati strumenti di welfare. Il 9% degli intervistati – per Assindatcolf – riconosce come importante la possibilità di lavorare da casa per chi assiste il proprio parente, mentre il 6,7% ritiene che potrebbe essere utile un’assicurazione contro gli infortuni domestici e la possibilità di accedere a una pensione basata sui contributi figurativi. Per il 5,4% degli intervistati, anche i corsi di formazione possono essere utili a qualificare meglio l’assistenza offerta al proprio caro.
In generale le famiglie sono convinte che il modello di cura rivolto ai bisogni delle persone anziane o non autosufficienti non possa prescindere dal ruolo della famiglia, che resta prevalente nel settore dell’assistenza.
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