Uno studio, pubblicato di recente sulla rivista Population Studies, ha elaborato un nuovo indicatore sull’aspettativa di vita in 15 Paesi del mondo.
Si chiama Lagged Cohort Life Expectancy (LCLE) e si distingue, rispetto agli altri indici tradizionali perché, tenendo conto della mortalità in ogni generazione, ha il pregio di avvicinarsi ad una stima di vita “reale” sulla base di dati storici. Michel Guillot, direttore della ricerca presso l’Ined, Institut national d’études démographiques, ha affermato che “oggi, l’aspettativa di vita di una persona si basa sull’aspettativa di vita media di ogni età per un determinato anno, come se questa persona fosse rimasta congelata”; in pratica ciò impedisce di tener conto del suo passato o della sua esperienza di vita.
Il nuovo indicatore prescinde dai modelli teorici usati finora e considera l’aspettativa di vita di una generazione sulla base di indicatori molto più vicini al reale, sostiene Guillot. Il nuovo parametro sovverte le medie finora calcolate con valori stupefacenti per Francia e Giappone. In Francia, dal 2014 il Lagged Cohort Life Expectancy è di 77 anni per le donne e 68,8 anni per gli uomini, contro rispettivamente 85,4 anni e 79,3 anni per il metodo di calcolo convenzionale. La caduta è ancora più brutale per i giapponesi: le donne perdono 13,8 anni di aspettativa di vita e gli uomini 12 anni. Dal lato opposto della graduatoria si trovano gli australiani, che si posizionano al primo posto tra gli uomini e al secondo posto tra le donne dietro la Svizzera. Anche i Paesi nordici (Svezia e Finlandia) sono in cima alla lista.
Le motivazioni addotte dagli autori dello studio riguardano insieme fattori storici, ambientali e socio-economici abbinati a quello che i demografi chiamano “bias di selezione”, ovvero un errore nella modalità di selezione dei soggetti da arruolare per gli studi.
In Francia, le stime negative dipendono, per i ricercatori, dall’alta mortalità durante la seconda guerra mondiale e dall’alcolismo che per molto tempo è stata una piaga incidente sulla mortalità degli uomini. Il Giappone l’aspettativa di vita è esplosa soprattutto dagli Anni ’80, prima dei quali, al contrario, sempre per ragioni connesse ad eventi storici, l’aspettativa di vita degli uomini era stata influenzata da una elevatissima mortalità. In Australia, Svizzera e Paesi del Nord Europa hanno avuto un ruolo rilevante due fattori: l’esistenza di popolazioni abbastanza omogenee e il fatto che queste godessero di una buona qualità della vita da molto tempo.
Per gli autori dello studio francese, nulla dice che l’effetto di recupero in Giappone e Francia continuerà. Michel Guillot sostiene inoltre che negli Stati Uniti, a lungo ben classificati, si nota oggi un ristagno se non una diminuzione dell’aspettativa di vita, il che può far prefigurare un crollo nelle classifiche future degli americani.
© Riproduzione riservata