«A me manca molto l’energia del lavoro. Questa estate, voglio uscire, voglio incontrare degli esseri umani, voglio ingaggiare nuove sfide, voglio far parte del pianeta ma non come una pianta che sta in un vaso, nel balcone di casa». Scalpita Arturo Brachetti all’idea di tuffarsi in questa estate 2020. Un’estate differente da quelle passate e nella quale, comunque, dovremo fare i conti con le restrizioni per via del Covid.
Lui, attore e trasformista, sempre alle prese con spettacoli in tutto il mondo ha dovuto imprimere un alt – come chiunque altro, a causa della pandemia – alla vita di sempre. «Oggi – dice -, dopo due mesi di vacanza forzata per il lockdown, voglio lavorare. Non amo stare in ozio». E infatti, la sua, sarà un’estate di lavoro.
Quali progetti hai?
La mia sarà un’estate scalpitante, alle vacanze non ci penso proprio. Per fortuna riaprono i festival estivi e quindi abbiamo pensato a una formula di spettacolo che possa essere fatta con pochi trasporti di scenografie viaggiando su e giù per l’Italia. Porterò in giro Arturo racconta Brachetti che è uno spettacolo intervista in cui ricostruisco la mia storia in un numero minimalista ma che abbiamo già fatto l’anno scorso.
Qual è il bello di lavorare d’estate?
A me il lavoro – che è poi un grande, faticosissimo, gioco – piace molto. Lo spettacolo estivo, inoltre, è molto più amichevole, molto più informale perché si svolge nelle piazze, nei castelli, nei parchi e quindi è anche più intimo. E che bello tornare tra la gente! Il teatro è come l’amore: si fa dal vivo, non si fa su internet.
Sarà dunque un’estate di viaggi per andare a fare questi spettacoli.
Sì e ci sarà anche tanto da lavorare perché molti festival che avevano previsto ospiti internazionali dovranno cambiare i loro programmi dal momento che non si sa se questi potranno venire: compagnie di danza russe, festival di circo con artisti internazionali. Recupereranno sul chilometro zero: a tutto vantaggio di noi artisti italiani.
Cos’è che non ti piace della vacanza?
Odio andarmi ad arrostire su una spiaggia. Proprio non sopporto quell’ozio sotto il sole che, tra l’altro, fa male alla pelle e i raggi ultravioletti fanno invecchiare. Quando vado al mare, devo sempre cercare una grottina o gli ombrelloni per potermi nascondere. Mi piace il mare, mi piace camminare lungo la riva, ma non mi piace stare a oziare al sole. Sono una persona molto dinamica, ma penso di avercelo scritto nei geni. Mia madre ha 83 anni e se la chiamo a mezzanotte, magari sta andando in macchina al mare a trovare le amiche. La scorsa estate ho ricevuto un sms: «Sono sulle Alpi, stanno facendo del deltaplano assistito, vorrei assolutamente provare». Questa è mia madre.
Che genere di vacanza ti piace?
Preferisco i viaggi d’arte. Tutti i miei viaggi fatti ultimamente – sono stato nelle Filippine, a Londra, a Cuba, a Edimburgo – sono sempre viaggi che hanno a che fare con Festival, con energie. Mi piace molto di più scoprire la razza umana che la razza dei birdwatching, degli uccelli appollaiati su rami tropicali.
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