Quante volte siamo stati tormentati da una condizione di irrequietezza, di agitazione, da qualche cosa che dentro di noi, nel profondo delle viscere, sembra farci tremare? È l’ansia. A parlarcene è il Professor Trabucchi che, nel suo ultimo webinar, ha descritto cause, sintomi e consigli per cercare di lenirla.
L’ansia in terza età
Gli stati ansiosi spesso ci accompagnano senza darci pace, anche se vorremmo liberarcene in diverse circostanze della vita, a tutte le età, anche quelle più avanzate. Gli studi epidemiologici indicano che tra le persone anziane l’ansia è presente in circa il 15% dei casi. Ha cause diverse legate all’incertezza per il futuro, la paura delle malattie, la perdita dell’autonomia, le difficoltà economiche, i timori per i figli e i nipoti. Può venire da lontano in chi è stato ansioso anche in età adulta. Può comparire improvvisamente come conseguenza di un evento inatteso che alla persona sembra di non essere in grado di controllare. Talvolta sono vere e proprie crisi, molto disturbanti, che richiedono interventi rapidi da parte del medico. Ed è per questo che è consigliabile ricorrere a un consulto tempestivamente.
I segni e i sintomi
L’ansia si presenta con sintomi che sono diversi da persona a persona, ma che possono essere così riassunti: riduzione della concentrazione, dell’attenzione e della memoria. Un sintomo che spesso è soggettivo e non corrisponde ad un reale deficit. Sono frequenti anche disturbi come l’insonnia, alterazioni dell’appetito, sensazioni di mancamento e vertigini. Le persone anziane ansiose, in particolare, possono ritenere di avere una malattia cardiaca o di altra origine perché l’ansia si può presentare con alcuni sintomi somatici come dolori e accelerazione del ritmo cardiaco. Così, la preoccupazione indotta dai sintomi può portare alla convinzione sbagliata di soffrire di una malattia. Questa condizione, definita anche “ipocondria”, induce a un’agitazione senza tregua, interpretazioni strane dei sintomi, refrattarietà (e talvolta anche fastidio) rispetto alle assicurazioni dei medici. Non è raro, infatti, che chi è ansioso insista nella richiesta di ricevere un trattamento in risposta ai sintomi come la tachicardia, la sudorazione, il tremore.
Nel caso sia invece realmente presente una malattia alla base dell’ansia, un adeguato trattamento dei sintomi porta anche alla sua riduzione. Talvolta il sintomo principale è il dolore, al quale la persona spesso a tende a dare un ruolo più drammatico di quanto non sia in realtà. Un adeguato trattamento analgesico, infatti, di solito riduce anche l’ansia. In alcuni casi, nell’anziano la sintomatologia ansiosa può essere confusa con quella depressiva: paure ipocondriache, disturbi dell’appetito e del sonno, difficoltà di concentrazione, insieme a sentimenti di perdita e di inutilità, possono comparire nelle due situazioni. Inoltre, può capitare che gli anziani stessi siano indotti a definire il proprio disagio soggettivo come “ansia”, “esaurimento” o “depressione”.
Le possibili cure
Dopo un colloquio con il paziente e un’analisi clinica, che permette di escludere una patologia somatica, il medico decide il trattamento con farmaci per l’ansia quando giunge alla convinzione che questa abbia conseguenze rilevanti sulla capacità dell’individuo di avere contatti con altre persone e di svolgere con efficacia le normali attività quotidiane, riducendone così il benessere. Per quanto riguarda il paziente anziano, il medico valuta anche che l’ansia non peggiori le funzioni cognitive e non aggravi i sintomi di patologie pregresse.
Prima di prescrivere un farmaco, però, il medico è attento a rilevare le eventuali situazioni di oggettivo disagio che possono aver scatenato la condizione ansiosa. In questi casi è opportuno organizzare interventi di supporto negli ambiti che si sono dimostrati critici come la famiglia, le relazioni o il lavoro. Non è raro che il motivo scatenante del disturbo ansioso sia rappresentata da un lutto o una grave perdita economica. In tal senso, quindi, il medico deve affrontare, con prudenza ma con determinazione, queste tematiche, cercando nel corso di brevi colloqui di indicare le strade per affrontare il disagio psichico. Nell’anziano, se non in casi particolari, non sono indicate le psicoterapie, mentre possono essere utili alcune tecniche di rilassamento.
I farmaci giusti
Infine, se lo ritiene opportuno, il medico prescrive i farmaci ansiolitici, dopo un’attenta analisi della condizione di salute e degli altri trattamenti in corso. I farmaci più utilizzati sono le benzodiazepine, ma vi sono anche altri composti, sebbene prescritti con minore frequenza. Si tratta di medicinali efficaci, che però devono essere assunti sotto prescrizione medica e non devono diventare la “pillola del buon giorno” o della “buona notte”. Infatti, possono provocare sedazione eccessiva e riduzione delle performance a livello psicomotorio e cognitivo. Si deve tener conto che l’anziano è particolarmente sensibile all’azione di un farmaco che riduce la sua capacità di collocarsi positivamente e attivamente nel mondo. È quindi opportuno che dopo l’inizio della terapia, e a intervalli precisi, riferisca al medico l’evoluzione sia dei sintomi ansiosi sia di quelli indesiderati.
È possibile rivedere la registrazione del webinar “Combattere le preoccupazioni per gestire l’ansia” collegandosi al seguente link.
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