Potenziare le competenze digitali di almeno due milioni di cittadini entro il 2026. È l’obiettivo annunciato dal Dipartimento per la trasformazione digitale della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
In Italia i cittadini in possesso delle competenze tecnologiche di base sono solo il 46%, a fronte del 54% della media dell’Unione Europea. Per questo il Dipartimento per la trasformazione digitale ha deciso di far scendere in campo i “facilitatori digitali”. Un progetto che rientra nella Missione 1 del Pnrr e che è destinato a supportare le fasce di popolazione più esposte al divario digitale.
La Rete dei punti di facilitazione
L’assistenza e la formazione digitale passeranno attraverso la Rete nazionale dei punti di facilitazione, grazie ai cosiddetti facilitatori digitali, persone in grado di offrire supporto nella gestione dell’Identità digitale. Ma anche nella navigazione in rete, nell’utilizzo dei servizi bancari, dell’App Io, dell’Anagrafe della popolazione residente, nello shopping online e nelle videochiamate.
Le Regioni hanno già sottoscritto i piani operativi. Prossimo passo saranno i bandi regionali che coinvolgeranno enti locali e Terzo Settore per l’apertura dei “punti” sull’intero territorio nazionale. L’obiettivo è creare almeno 3mila presidi. Sul piatto ci sono 135 milioni di euro destinati alla digitalizzazione del Paese dal PNRR, perché sempre più persone possano utilizzare le nuove tecnologie in modo consapevole e autonomo, semplificando il rapporto con la Pubblica Amministrazione.
I facilitatori digitali
I facilitatori digitali saranno dei professionisti che aiutano l’accesso ai servizi online, dipendenti pubblici oppure operatori del Terzo Settore, debitamente formati dal Dipartimento. Rivolgendosi a questi sportelli, i cittadini potranno colmare le lacune in fatto di tecnologie, e ricevere un aiuto concreto anche per pagamenti online, compilazione della dichiarazione dei redditi, e ottenere informazioni su servizi come il trasporto pubblico, il Fascicolo Sanitario Elettronico, la previdenza o l’assistenza.
L’indice di digitalizzazione e i passi avanti dell’Italia
Come ha riconosciuto la Commissione Europea presentando gli ultimi dati dell’Indice di digitalizzazione dell’economia e della società, l’Italia – dopo anni di ritardi – ha fatto grandi passi avanti nella transizione tecnologica. Insieme a Polonia e Grecia ha notevolmente migliorato il proprio punteggio grazie ad una sempre maggiore attenzione politica al digitale e all’aiuto dei finanziamenti europei.
Uno degli ambiti che ha rilevato i miglioramenti più significativi è quello dei servizi pubblici, attivato con lo Spid, il Sistema Pubblico di Identità Digitale: se a inizio 2020 le identità digitali erogate erano 5 milioni e 600mila, due anni dopo sono arrivate a 33,7 milioni. A crescere non sono stati solo i rilasci, ma anche gli accessi: l’Osservatorio Digital Identity del Politecnico di Milano ha evidenziato che nel 2022 lo Spid è stato mediamente usato dagli italiani 25 volte nel corso dell’anno (+14%), contro le 22 volte del 2021 e le 9 del 2020, con un utilizzo sempre più slegato da obblighi normativi come il reperimento del Green Pass o l’accesso al Cashback.
I facilitatori potrebbero rivelarsi un altro importante tassello. Soprattutto per i senior, dato che nella fascia degli over 75 solo una persona su quattro ha attivato la propria identità digitale, e una vera digitalizzazione del Paese non può prescindere dall’inclusione di tutti.
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