Una nuova invenzione mette la tecnologia al servizio dello sport inclusivo: il dispositivo si chiama Argo. Se indossato dai nuotatori ipovedenti, ne aumenta l’autonomia in vasca segnalando la virata e l’orientamento.
Finora lo stesso “compito” veniva svolto da un tecnico in grado di guidare l’atleta durante l’allenamento o la gara. Ma oggi questo sistema potrebbe consentire di acquisire autonomamente le indicazioni su corsia, ostacoli e fine vasca.
Come funziona Argo
Composto da tre elementi – dei quali una fotocellula, un sensore posti alle estremità della vasca e uno indossato dal nuotatore agganciato agli occhialini – Argo consente di ricevere delle vibrazioni indicative e differenti fra loro per mantenere un andamento rettilineo e capire se si è giunti in prossimità della fine. Il progetto è stato ideato da tre ricercatori italiani dello Iuav di Venezia, due studenti Giuseppe Campanale e Sara Labidi, e una docente, Daniela Bigon, che hanno lavorato assieme a una nuotatrice agonistica ipovedente per giungere alla realizzazione di un dispositivo “open source”. Pensato per tutti quindi e non necessariamente solo per chi ha problemi di vista, superando la distinzione fra chi ha una disabilità e i cosiddetti normodotati.
Il premio del James Dyson Award
L’invenzione si è aggiudicata l’edizione italiana del James Dyson Award, l’annuale concorso internazionale di progettazione e design. Dal 2005, infatti, sfida laureandi e neolaureati in ingegneria e design a progettare la soluzione a un problema. “Un elemento potenzialmente ostile come l’acqua disinnescato da un oggetto che vede, avverte, protegge – è stata la motivazione della giuria – utile per gli atleti, gli amatori, e anche per chi in vasca deve andarci per riabilitazione o fisioterapia.” Oltre al premio in denaro, Argo è rientrato tra i migliori venti progetti internazionali presentati nelle edizioni dei vari paesi.
Le altre invenzioni sul podio
Le altre due invenzioni finite sul podio sono state il drone salvagente per il soccorso in mare e un innovativo deambulatore per anziani e disabili. Edoardo Sernicola, dell’Istituto Europeo di Design, ha aggiunto le eliche del drone al classico salvagente. Ha creato così uno strumento per raggiungere le persone che si trovano in mare che può essere teleguidato da un operatore e nel frattempo fornisce una fonte di sopravvivenza. L’altra finalista è stata Martina Arleo, dell’Università di Camerino. Ha presentato un innovativo deambulatore per interni che mescola materiali caldi come il legno a una funzionalità che permette di sedersi e trasportare oggetti facilmente.
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