Per vivere in maniera proattiva la propria anzianità, occorre studio, pazienza e gratitudine. E allontanare l’“io” per lasciare posto al “noi”, come ci dimostra il presidente Draghi.
Sono certo che il presidente Draghi non si irriterà se lo presento come modello di “anziano possibile”. Del resto, lui stesso si è recentemente presentato come un nonno!
Elenco in modo schematico i motivi per i quali il settantaquattrenne Capo del Governo può essere considerato un modello di invecchiamento, persona che riassume comportamenti che non nascondono gli anni sotto giovanilismi superficiali, ma li mostrano senza problemi, perché in grado di investirli al meglio per vivere bene e soprattutto per far vivere bene gli altri. Dalla lettura dei punti che seguono possono derivare insegnamenti concreti per le persone non più giovani; si dice, infatti, che nessun insegnamento vale più dell’esempio!
Il primo motivo è l’allenamento alla fatica; è l’immagine di una persona che si dedica completamente al proprio lavoro, non per motivi egoistici, ma perché ha capito che il suo impegno può portare vantaggi alla comunità. Draghi lavora moltissime ore al giorno; non so da quanto tempo, ma certamente da quando è Presidente del Consiglio esprime un’energia instancabile, sia sul piano intellettuale che fisico. È una dote innata o un comportamento che si costruisce nel tempo con l’allenamento? Osservandolo, ritengo che ambedue siano le possibili interpretazioni; certamente è stato capace di un’educazione profonda a rispettare i propri doveri, che si traduce nella conseguente capacità di renderli efficaci.
Un secondo motivo è lo studio, per essere sempre in grado di affrontare eventuali nuove situazioni e per prevenirle, evitando di esserne travolto. Qualcuno potrebbe ritenere sufficiente l’esperienza per guidare i propri comportamenti; invece, nel mondo contemporaneo non basta più, di fronte ai cambiamenti veloci indotti dal progresso scientifico, dal mutare dei costumi, dal prevalere di ideologie non sempre accettabili. L’esperienza è certamente utile, ma non sempre è in grado di spiegare realtà in continuo movimento. Lo studio fornisce, inoltre, una visione complessa della realtà, che previene dall’affrontare i problemi in modo settoriale, quindi inefficace. Draghi è un esempio formidabile della capacità di collegare situazioni apparentemente lontane e di agire di conseguenza. Non tutti siamo chiamati a questa intelligenza, ma certamente dobbiamo imparare a collocare le vicende di nostro personale interesse sempre in una prospettiva generale. La pandemia ha fatto capire quanto siano legati tra loro gli aspetti clinici, epidemiologici, psicologici, sociali, economici. Draghi ci ha salvato dal pantano proprio per questa sua capacità di collegare situazioni diverse, spesso inattese, sempre rilevanti; si potrebbe dire che ha introiettato il modello della complessità come strumento per capire le dinamiche delle comunità.
Un terzo motivo per il quale Draghi è un modello di “anziano possibile” è la pazienza, utilizzata per raggiungere gli obiettivi. Certamente ne è dotato in quantità superiore a quella della media degli italiani; però, questa gli sta permettendo di far navigare la fragile navicella del nostro Paese, così come permetterebbe a ciascuno di noi di raggiungere i piccoli grandi obiettivi della propria vita. Talvolta l’anziano ritiene di non poter accettare le continue mediazioni che deve compiere nella famiglia e nel suo ambiente di vita; la pazienza è il modo migliore, invece, per realizzare nel tempo le proprie speranze.
Un quarto motivo è la generosità e la gratitudine; nel recente colloquio con i ragazzi di una scuola in provincia di Verona, Draghi ha mostrato nei riguardi della moglie quello che è stato definito da Michela Marzano “il messaggio dell’amore, la bellezza della gratitudine, la grazia della condivisione, la forza della dipendenza”. Il Presidente ha dimostrato capacità di gratitudine verso la compagna della sua vita, ammettendo l’importanza di saper costruire legami forti con una persona, essendone anche dipendenti. Nel mondo dell’io, ha fatto comprendere che la sua vita è stata regolata dal “noi” e dalla forza delle parole “grazie”, “ti amo”, “ho sempre avuto bisogno di te”. Un insegnamento formidabile contro le tentazioni di chiusura, di egoismo che talvolta caratterizzano l’anziano, in particolare i maschi. Si invecchia bene se si rinuncia all’orgoglio, atteggiamento che fa pesare gli anni molto più di quanto non pesino realmente.
Spero che i lettori ritengano realistico questo sommario delle caratteristiche di un uomo di valore, un esempio di invecchiamento possibile, che sta portando grandi vantaggi al nostro Paese. Ma certamente anche l’interessato ha tratto vantaggio da queste personali caratteristiche, perché il servizio pesante e faticoso non ne ha ridotto la capacità di apprezzare la vita.
Marco Trabucchi è specialista in psichiatria. Già Professione ordinario di Neuropsicofarmacologia all’Università di Roma “Tor Vergata”, è direttore scientifico del Gruppo di Ricerca Geriatrica di Brescia e direttore del Centro di ricerca sulle demenza. Ricopre anche il ruolo di presidente dell’Associazione Italiana di Psicogeriatria e della Fondazione Leonardo.
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