Innalzata ulteriormente la soglia d’età oltre la quale una persona viene definita “anziana”: 73 anni per gli uomini, 76 anni per le donne.
Quante volte ci siamo trovati a chiederci se la persona che avevamo di fronte fosse anziana o meno? Ci siamo detti che, forse sì, qualche ruga intorno agli occhi c’era, ma il suo portamento era così giovanile che la sua età restava praticamente indefinibile.
E allora, ci è sorta spontanea una domanda: «Ma quand’è che una persona può essere definita anziana?».
Negli Anni ’80 la soglia di demarcazione giovane/anziano erano i 65 anni; allo scoccare di questo compleanno si entrava ufficialmente “nell’anzianità”. Già nel Duemila le cose sono cambiate: un uomo era definito anziano a 70 anni mentre la donna lo era a 74. Oggi, secondo l’ultimo Rapporto annuale dell’Istat, un uomo è anziano dai 73 anni e la donna dai 76, complice un miglioramento sensibile dello stato di salute.
«Quasi il 50% degli ultraottantenni vive un’ottima qualità della vita, dimostrando di essere molto attivo, di avere una rete di relazioni estesa e una partecipazione culturale a volte anche intensa», si sottolinea nel Rapporto.
Se tutto procederà per il meglio, nel 2060 gli uomini diventeranno “anziani” a 76 anni e le donne a 79. Chissà, magari un giorno si arriverà al “per sempre giovani”.
Circa il 33% degli anziani ultraottantenni, cioè 1 milione 326mila, gode di buona salute, risiede soprattutto nel Nord, dichiara di avere ottime risorse economiche e può contare, in caso di bisogno, su una rete di amici, parenti e conoscenti.
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