I dati parlano chiaro: i medici di base sono sempre meno. Stando alle disposizioni del Ministero della Salute, ogni cittadino iscritto al Servizio Sanitario Nazionale (Ssn) ha diritto a un medico di medicina generale (Mmg), ma in molte parti d’Italia non è più così.
Siamo stati a Roma, ad Arcacci, in borgata a Torre Angela. Qui, per 14mila abitanti mancano medici di prossimità. Ce lo racconta Maria Rosa, una donna di 90 anni che ci ha aperto le porte della sua casa radunando vicini, tutti coetanei, per raccontarci di un disagio che non impatta solo sulla quotidianità degli anziani, ma anche su chi di anni ne ha molti di meno. Ci parla, ad esempio, di una donna, madre di una ragazza con grave disabilità, che fatica non poco a raggiungere il medico di base che dista diversi chilometri da casa e di giovani madri coi passeggini al seguito.
“Sono almeno cinque anni che è iniziata”, ci dice la donna, ma oggi di medico non ce n’è più neanche uno. “Finché si è giovani – fa Maria Rosa – si ha forse meno difficoltà. Ma io, che di anni ne ho 90, da tre anni a questa parte non ce la faccio proprio. Prima sgambavo, trottavo e invece adesso no, non si può”. Con una serie di problematiche croniche, infatti, da un tumore a un’insufficienza renale, passando per una pancreatite cronica, deve prestare maggiore attenzione alla sua salute tanto più che – aggiunge – “sono cardiopatica e il mio cuore, ogni tanto, si ferma”.
Niente limiti all’età
Ciononostante, Maria Rosa non ci sta a fermarsi e si è messa alla testa di una denuncia collettiva per dire basta all’assenza di medici di base di prossimità e per chiedere il ritorno di presidi sanitari di vicinato. Ha promosso petizioni e ospitato giornalisti: per rivendicare un diritto suo e di tutti i cittadini.
“Fin da quando ero giovane – ricorda -, ho sempre pensato che un diritto è tale se tutti possono beneficiarne. Non ho mai pensato unicamente all’interesse mio e privare un intero territorio di medici di base significa anche togliere alle persone la dignità di potersi rivolgere a uno specialista compiendo un gesto semplice come raggiungerlo”.
Una distanza insormontabile
Come lei, infatti, sono in tanti nelle stesse condizioni. Una sua vicina, pressoché coetanea, ci confida di avere lastre dentro casa da almeno quindici giorni ma che, avendo i figli impegnati col lavoro, nessuno è in grado di accompagnarla e non ha ancora mai avuto un riscontro medico su quelle carte.
In tanti, però, sottolineano anche che quello di Arcacci non è affatto un caso isolato e che, semmai, “Questo sistema sta diventando cronico in tutta Roma” perché, aggiunge un’altra donna sopraggiunta con gli altri nel salotto di Maria Rosa, “Non ci sono più medici che vogliano fare i medici di base”.
E ad Arcacci, come nel resto della città, ci sono sempre più persone anziane, le stesse che oggettivamente faticano a fare una lunga strada per raggiungere un medico di base. Maria Rosa, però, ostinatamente decide di mostrarci il tragitto che è costretta a compiere per raggiungere il medico e vedendolo coi nostri occhi comprendiamo quanto la distanza sia un ostacolo per molti insormontabile. Compiamo infatti un tragitto a piedi tra strade dissestate e marciapiedi inesistenti; attendiamo un bus che prima di mezz’ora non affaccia neppure alla fermata per poi muoverci – non con poca fatica – fino all’altro capo del quartiere.
Un gesto tutt’altro che scontato da parte di una donna come Maria Rosa che fa i conti quotidianamente con la propria condizione di salute e con i propri acciacchi ma che, in nome del bene comune, non intende fare un passo indietro: per chi è alle prese con la vecchiaia, ma anche per chi assolutamente non ha la sua età.
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