Raggiunta la terza o la quarta età può accadere che si presentino problemi di salute diversi, spesso complicati, che possono richiedere l’uso di molti farmaci. A volte anche non proprio compatibili tra loro. Le diagnosi complesse diventano così, in molti casi, diagnosi ritardate, mancate o errate che portano a un senso di paura e smarrimento. Ne abbiamo parlato con il Professor Marco Trabucchi nell’ultimo appuntamento del ciclo “Anni Possibili”.
L’invecchiamento comporta nelle età più avanzate una fragilità biologica, che può portare alla comparsa di malattia. La vita della persona, quindi, con il passare degli anni può entrare in una condizione di equilibrio precario. Il rischio di alterazioni biologiche che inducono sofferenza è infatti frequente e dipende da una serie complessa di eventi. Le interazioni tra biologia e vita sono sempre diverse e inducono l’espressione di diverse manifestazioni patologiche; i meccanismi non sono sempre facilmente comprensibili, perché la ricerca non ha chiarito in molti campi ciò che avviene alla comparsa delle malattie, la loro frequenza e la gravità delle conseguenze.
Diagnosi complesse: tra confusione e disorientamento
Il cittadino anziano è spesso disorientato in queste dinamiche e ha l’esigenza di essere aiutato a comprendere l’evoluzione della propria condizione vitale. Purtroppo, dobbiamo ammettere che non sempre la medicina come espressione organizzata è stata in grado di svolgere un’adeguata funzione di supporto, aiutando la persona a superare le piccole e grandi difficoltà di ogni giorno. Quelle stesse difficoltà che possono indurre un pesante disagio nella vita di ognuno.
Possibili tappe della comparsa di una malattia
La comparsa di malattia nella persona anziana, infatti, porta a diverse strade evolutive, che possono essere così schematicamente descritte.
- Fine dell’evento patologico e ritorno alla situazione precedente (che, però, non sempre è di piena salute);
- Perdurare di sintomi lievi, disturbanti sul piano della qualità della vita, ma che non tendono ad aggravarsi;
- Progressione della condizione verso una più o meno lenta perdita dell’autosufficienza;
- Morte, seppure in tempi diversi.
Nelle varie tappe descritte, la persona ha bisogno di diverse modalità di supporto. Infatti, vi possono essere condizioni che impediscono di mettere in atto comportamenti adeguati, se non si ricorre a supporti esterni (i servizi sanitari). Tra queste problematiche che ostacolano l’autonoma difesa dei propri interessi è importante ricordare la presenza di un’alterazione cognitiva, che impedisce di assumere atteggiamenti adeguati alla realtà clinica.
Ma anche la presenza di depressione, che indebolisce la capacità dell’individuo di compiere in tempi e modi rapidi scelte adeguate. Oppure la paura del futuro, che è sempre una cattiva consigliera, le interferenze dell’ambiente, in particolare di parenti e amici che tolgono all’individuo l’autonomia decisionale, spesso senza essere in grado di offrire indicazioni realmente utili. Affidandosi ai servizi si evita che la diagnosi avvenga in ritardo o, addirittura, non venga fatta. In questa situazione il cittadino prova smarrimento, condizione che non aiuta a raggiungere adeguati risultati di salute.
I percorsi da intraprendere in caso di diagnosi complesse
Quali percorsi è quindi necessario seguire in queste circostanze? Sempre in modo schematico, è opportuno seguire alcuni consigli:
- Non trascurare mai anche segni leggeri e rivolgersi sempre ai medici di famiglia. Evitare, per quanto possibile, l’accesso al pronto soccorso dell’ospedale, che spesso vede operatori carichi di lavoro e quindi impossibilitati a dare la giusta attenzione a sintomi apparentemente (talvolta solo apparentemente!) poco gravi;
- Seguire con impegno le indicazioni terapeutiche, senza percorrere vie alternative suggerite da altre fonti, che non sono affidabili;
- Nel caso di incertezze chiedere sempre informazioni al medico; questi è persona disponibile e non si deve avere il timore di disturbarlo;
- Non fidarsi dei social (è un atteggiamento che deve essere sempre rispettato, perché non è possibile capire da dove provengono certe informazioni e quindi il loro reale significato). Attenzione anche a non irritare il medico con sollecitazioni provenienti dai social, che possono sembrare atti di sfiducia nei suoi confronti.
L’importanza del rapporto medico-paziente per le diagnosi complesse
Di seguito sono indicate le modalità migliori per affrontare le diverse malattie; sono solo spunti per approfondimenti che ogni persona deve fare guardando “dentro” alla propria vita. Se si tratta di patologie relativamente semplici – e soprattutto che non si accompagnano ad altre patologie – è necessario, dopo aver ricevuto una diagnosi completa, approfondirne la comprensione (ad esempio, le relative condizioni evolutive e soprattutto l’insieme degli atti di cura che devono essere messi in atto).
Un esempio può essere la malattia diabetica. Si tratta di una patologia frequente negli anziani, che presenta diversi livelli di gravità, ai quali corrispondono diversi livelli di intervento sul piano degli stili di vita e delle terapie farmacologiche. Non sempre si tratta di provvedimenti semplici. Per questo è necessaria una vicinanza con il medico di famiglia e lo specialista, perché è ben noto che solo il paziente informato, assieme alla sua famiglia, è in grado di rispettare gli opportuni regimi di cura.
Se l’individuo si trova ad affrontare più malattie contemporaneamente, come è frequente nelle età avanzate, deve affidarsi ad un medico in grado di definire una scala di priorità. Non tutte le malattie da cui può essere afflitta una persona meritano un trattamento, anche per evitare un carico di farmaci che può portare a conseguenze negative per la salute nel suo complesso. È importante, a questo proposito, che il cittadino si affidi al giudizio del medico in grado di capire quale malattia può avere conseguenze gravi, se la sua evoluzione non viene bloccata, e quali, invece, possono essere considerate con minore preoccupazione.
È un continuo rapporto che si sviluppa nelle due direzioni. Il cittadino che si affida al suo medico, il medico che capisce di poter contare su un paziente affidabile, intelligente, rispettoso delle indicazioni che riceve. A questo proposito si deve considerare che il rapporto molto probabilmente si svilupperà per tutta la vita. Se non è, fin dall’inizio, impostato positivamente si susseguiranno incomprensioni, rifiuti, tensioni, che non giovano certamente alla persona anziana (la conflittualità fa sentire soli nel momento del bisogno!).
Il diritto di essere ascoltati a ogni età
Il cittadino qualsiasi età ha il diritto di chiedere di stare meglio e di pretendere di essere curato con attenzione e senza preconcetti. Ad esempio, il dolore non dovrebbe mai essere sottovalutato; nessuna età della vita deve necessariamente essere accompagnata da sofferenze, perché non sono state seriamente prese in considerazione le possibilità di una cura.
Un aspetto particolarmente delicato è, infine, l’orientamento dell’anziano nei vari servizi, dall’ospedale alle RSA. È un ambito delicato, che sarà approfondito in uno dei prossimi webinar organizzati da 50&Più.
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