Arroccato sulle pendici della Maiella, e abitato da poco più di 800 persone, il borgo di Pretoro sembra uscito da un presepio, soprattutto quando la neve avvolge i campi e le case. Le sue pietre raccontano storie di santi, briganti, pastori e maestri del legno. Uno degli ultimi eredi di questa antica tradizione è Antonio Palmerio, in arte “Mastro Tonino”.
Il 15 gennaio scorso ha compiuto 90 anni, eppure lui – Antonio – continua a lavorare nel vecchio fondaco di Pretoro, in provincia di Chieti. Per molti resta “l’ultimo dei fusari”. Per questo è apparso più volte su giornali e in trasmissioni televisive. Ed è anche protagonista de L’uomo di legno, libro scritto da Fabrizio Fanciulli, suo compaesano.
Una vita da artigiano del legno
Classe 1931, Mastro Tonino è un artigiano del legno dall’età di 7 anni. Fin da piccolo costruiva cucchiai, mortai ed altri oggetti in legno utili, che suo padre – ambulante – vendeva per le strade. Di quegli anni ricorda soprattutto la mancanza di corrente nelle case e la fatica ad intagliare il legno adoperando il pedale a mano. A 13 anni si trova purtroppo ad affrontare la tragedia della guerra. Per sopravvivere cattura piccoli uccelli e accetta ogni lavoro. Rischia persino di essere fucilato dai tedeschi come spia ma riesce a fuggire dal treno merci che lo avrebbe dovuto deportare. Finalmente trova un impiego in una ditta che lavora il legno e vi rimane per 64 anni.
Nella bottega delle meraviglie
Nel suo laboratorio – ora chiuso per il Covid – intaglia i monumenti più famosi del mondo, senza averli mai visti personalmente, ma solo attraverso fotografie e ritagli di giornale. Dalla torre Eiffel al Pantheon, dal Duomo di Milano alla Mole di Torino. E poi la basilica di San Pietro e la fontana di Trevi. Per non parlare delle statuine dei personaggi storici e letterari, come Maria Antonietta ed Achille.
La sua bottega somiglia a un museo in cui è impossibile non perdersi. Qui, Antonio costruisce strumenti della tradizione abruzzese, come le zampogne e il tornio a pedale. Senza dimenticare i suoi famosi “fusari” – i fusi per la lana che lo hanno reso famoso e che – e le miniature di oggetti del mondo rurale, retaggi di un mondo scomparso.
In viaggio senza mai spostarsi
Viste le sue indiscusse capacità nel lavorare il legno, la fama di Mastro Tonino viaggia sebbene il suo protagonista non si sposti mai. Dai vicoli medioevali del borgo in cui vive, la sua arte e la sua figura hanno varcato i confini nazionali, raggiungendo Paesi lontani come il Giappone, la Mongolia e la Lettonia. Potrebbe far pensare ad un moderno eremita, e invece – anche se con la riservatezza della gente di montagna – la sua immagine rimbalza sui Social e gestisce una pagina Facebook – Mastro Tonino – a cui dedica pensieri e ricordi. Una pagina seguita da moltissimi giovani, affascinati da quelle tradizioni che non hanno mai conosciuto.
Antonio Palmerio, un simbolo di resilienza
Mastro Tonino è l’emblema di come sia possibile mantenere vivi i luoghi minacciati dall’oblio. Grazie a lui Pretoro continua a vivere nelle sue tradizioni, meta di visitatori e troupe televisive da tutto il mondo. Nelle vicinanze è nata un’area per la salvaguardia del lupo e nel centro del paese esiste un museo dedicato a questo animale, emblema arcaico della società pastorale e contadina.
«È una soddisfazione per me fare queste cose, perché non sono capace di fare altro», si schernisce Antonio, ma per chiunque altro l’ultimo dei fusari è un’icona, che né l’età né una vita difficile hanno scalfito.
(Foto Apertura: Mastro Tonino/Facebook)
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