Antonia Tufariello. Dopo il diploma di ragioneria ha lavorato per tanti anni presso uno studio notarile e una grande azienda. Ora che finalmente è in pensione può dedicarsi alla sua antica passione, la poesia e a scrivere racconti. Partecipa al Concorso 50&Più per la seconda volta. Vive a Livorno.
Beppe era quasi parente di Mariangela: il fratello maggiore di lui, a Torino nel 1968, aveva sposato la zia di lei. Tra le due famiglie c’era un bellissimo rapporto e spesso la domenica si scambiavano le visite a casa, dopo pranzo. I genitori di Beppe portavano alcuni prodotti pugliesi, gustosi e artigianali, come i taralli, i lupini e alimenti conservati in vetro. La madre di Mariangela invece preparava sempre al momento, pizza e calzoni appetitosi, per tutti. Beppe non era mai andato, preferiva passare la domenica con il suo gruppo di amici.
Mariangela, adolescente, era contenta di rivedere la domenica i genitori di Beppe; puntualmente lo sentiva nominare nei discorsi di famiglia. Seppe così che Beppe era stato un chierichetto e crescendo aveva coltivato tanti interessi; che imitava molto bene Adriano Celentano nelle sue canzoni, come “Pregherò” e altre; che vestiva anche alla Celentano e le ragazzine impazzivano per lui.
Mariangela aveva quindici anni quando vide Beppe, diciottenne, casualmente sulla strada che portava alla chiesa. Beppe non passava inosservato, era alto, bruno con riccioli, bel viso, sguardo buono e l’abbigliamento da rocchettaro disinibito. Si salutarono da un marciapiede all’altro, non attraversarono per salutarsi, lo fecero con un sorriso e con le mani che si mossero a ciao,ciao, mentre procedevano in senso opposto.
Una domenica intorno alle quindici, Beppe suonò al citofono di casa di Mariangela. I suoi genitori lo accolsero come fosse una cosa scontata, e anche Mariangela non ci trovò nulla di strano, essendo Beppe il figlio degli zii. Per Mariangela fu una sorpresa e fu molto incuriosita di poterlo avvicinare. Lei non sapeva che tra le due famiglie, era già stato deciso di fare incontrare i rispettivi figli.
Mariangela, finito di rigovernare, si mise a sedere ma non aveva ancora scaldata la sedia, che le arrivò la domanda di Beppe: “Mariangela, sono venuto per chiederti se vieni a una festa in casa, ora, a casa dì amici”.
Mariangela guardò i suoi genitori, perplessa perché tanta libertà non gliela avevano mai concessa, e guardando i loro visi consenzienti, disse di sì. Si vestì con un semplice tubino celeste, scarpe con tacco alto tre centimetri, una collanina d’oro; lasciò i capelli, che aveva lunghi e castani, sciolti sulle spalle.
Mariangela e Beppe si avviarono a piedi, ci vollero quindici minuti circa per raggiungere l’appartamento di Danilo, al terzo piano. Suonarono: Driiin!
Danilo spalancò la porta, il giradischi suonava a tutto volume. C’erano quattro coppie giovanissime alle prese col ballo lento. Per tutta la canzone Mariangela seguiva i passi di Beppe mantenendo una certa distanza e lui non osò avvicinarla di più a sé.
Alle ore diciannove, i due ragazzi salutarono gli amici e si incamminarono verso casa ma questa volta il dialogo tra loro si fece più confidenziale e spontaneo. Suonarono alla porta, Driin! “Permesso?” disse Beppe. “Vi ho riportato Mariangela, Spero si sia divertita. Ritornerò forse domenica prossima, ciao”. “Ciao Beppe”, lo salutarono i genitori di Mariangela.
Mariangela era rimasta delusa da Beppe nel rivederlo, molto diverso rispetto all’incontro dell’anno precedente. Lo trovò introverso e vestito troppo serio, da adulto; non aveva argomenti stuzzicanti come i ragazzi fantasiosi e vivaci, che spaziano dai film visti o da vedere, ai progetti per le vacanze, dallo studio agli hobbies. Lui parlava della sorella in America, dei suoi genitori che volevano vederlo in coppia con una brava ragazza. Sembrava volesse proteggere un qualche segreto, pensava Mariangela.
Beppe ritornò alcune domeniche successive a chiedere a Mariangela di uscire con lui. L’ultima di queste, le chiese se voleva fidanzarsi. Mariangela gli rispose subito che lui era un bravo ragazzo e la sua amicizia le piaceva per questo _ma non era sufficiente per fidanzarsi, proprio no, non era pronta per una cosa così impegnativa. Ma Beppe insisteva, “mica ci dobbiamo sposare subito, aspetteremo i tuoi diciott’anni. Non avere paura, i figli verranno ancora dopo”. Mariangela tornò a casa triste e sentiva un peso nel petto, che le faceva mancare il respiro.
I suoi genitori si aspettavano che rientrasse contenta, invece Mariangela si scusò e chiese di andare a dormire, anche senza cena. Si sentiva schiacciata da decisioni per la sua vita prese da altri. Innanzitutto, lei non provava amore per Beppe. Lui voleva far contenti i suoi genitori e lei si sentiva usata e vittima del loro egoismo, sminuita proprio dalle persone di famiglia. Mariangela era alla sua prima esperienza amorosa ma capiva che i desideri di Beppe non erano anche i suoi. Decise che doveva confidarsi con i suoi genitori e parlare sinceramente di tutto quanto.
Attese una sera tranquilla, dopo cena e disse ai suoi genitori “Beppe vorrebbe fidanzarsi con me” e loro “Tu gli hai detto di sì?”. “Io gli ho risposto di no”. “Ma perché? È un bravo ragazzo, è un bel ragazzo, di buona famiglia”. Mariangela si sentì ancora più sola. “Chiedetemi cosa voglio io per me! Non mi voglio fidanzare con nessuno. Non voglio fidanzarmi con Beppe, anche se è un bravo ragazzo”.
I genitori si guardarono preoccupati e le dissero “Vi conoscete poco e frequentarvi ancora un po’, prima di decidere, no? Noi e i genitori di Beppe siamo così contenti se vi fidanzate”. “No, non voglio uscire con lui, sapendo che il fine loro è il nostro fidanzamento, Buonanotte”. E si ritirò in camera sua.
La domenica successiva, Beppe tornò a prendere Mariangela per portarla fuori. Fu Mariangela ad aprire il discorso di chiarimento “Beppe io non voglio fidanzarmi. Quindi ai tuoi genitori devi spiegare sinceramente come stanno le cose. Ripetimi cosa andrai a dire ai tuoi?” Beppe provò a formulare un discorso che avrebbe fatto ai suoi genitori ma non era sincero e non esprimeva la volontà di non fidanzarsi. Non se la sentiva di contraddire i suoi genitori. “Beppe così non va bene, bisogna che loro sappiano la verità, che io ti apprezzo molto ma non mi voglio fidanzare con nessuno!”.
Quella notte nessun bel sogno espirò il veleno dai pensieri di Mariangela.
Nei giorni seguenti Mariangela si disse che di Beppe non poteva fidarsi. Per rispetto di tutti, lei doveva scrivere la sua decisione in una lettera, senza dilungarsi troppo.
Dopo cinque giorni, la lettera fu recapitata a casa di Beppe e venne letta. I suoi genitori telefonarono subito ai genitori di Mariangela, che non ne sapevano nulla. Tutti furono colti di sorpresa e messi di impaccio, per gli accordi già presi tra di loro, sul fidanzamento dei due ragazzi. Costernati davanti a una decisione così ferma i Mariangela, seppure solo quindicenne, nessuno dei genitori osò far sentire in colpa il proprio figlio.
La colpa, semmai, era loro!
La domenica successiva Beppe non tornò a casa di Mariangela. Si interruppe quasi completamente il rapporto tra le due famiglie ed i ragazzi sì incontrarono casualmente dopo circa venti anni e sì salutarono con un certo distacco.
In casa, non si tornò più a parlare di Beppe e del fidanzamento mancato. La serenità ritrovata di Mariangela traghettò a sé i suoi amati genitori.