Con 40.000 decessi all’anno, l’Italia è maglia nera in Europa per le morti legate all’antibiotico-resistenza. Le mosse del governo per il futuro
L’antibiotico-resistenza potrebbe somigliare ad una malattia autoimmune: un danno che l’Italia (e non solo) si auto procura, talvolta fraintendendo i dati concreti ma, soprattutto, ignorando le ripercussioni in futuro. Il tema è stato al centro del dibattito durante l’evento ‘Salute e sanità, il doppio binario’ organizzato il 10 aprile scorso da Adnkronos a Roma. I dati emersi non rassicuranti: l’Italia è in una posizione critica nel contesto europeo, insieme a Grecia e Romania.
Italia al primo posto per mortalità
Le cifre parlano chiaro: se non si interviene con decisione, entro il 2050 l’antibiotico-resistenza supererà ogni altra causa, diventando la principale minaccia per la vita umana a livello globale. Un’emergenza silenziosa che in Italia si manifesta con una drammatica realtà. Ogni anno, tra le 30 e le 40 mila persone perdono la vita a causa di infezioni che non rispondono più ai trattamenti antibiotici. Un bilancio tragico che, come sottolinea l’infettivologo Matteo Bassetti, equipara l’antibiotico-resistenza a una “pandemia silenziosa”, con numeri di vittime annue paragonabili a quelli del Covid-19 nel suo periodo più critico.
La strategia italiana ‘push and pull’
Di fronte a questo problema globale, l’Italia sta cercando di invertire la rotta attraverso una strategia innovativa definita ‘push and pull’. La logica si basa su due pilastri fondamentali. Gli incentivi ‘push’ mirano a finanziare direttamente la ricerca di base, fornendo un sostegno economico cruciale alle fasi iniziali dello sviluppo di nuovi farmaci. L’esperienza della pandemia da Covid-19, con l’arrivo rapido di vaccini grazie a ingenti investimenti pubblici, ha dimostrato l’efficacia di un approccio in cui i governi giocano un ruolo proattivo nel promuovere l’innovazione. Parallelamente, gli incentivi ‘pull’ si concentrano sulla creazione di un mercato sostenibile per i nuovi antibiotici.
Cosa sono gli antibiotici ‘reserve-listed’
Questo aspetto è cruciale soprattutto per i farmaci ‘reserve-listed’, antibiotici di ultima generazione impiegati per combattere infezioni resistenti particolarmente gravi. Proprio perché il loro utilizzo deve essere limitato per preservarne l’efficacia nel tempo, è necessario garantire alle aziende farmaceutiche un ritorno economico sugli investimenti effettuati. Indipendentemente dai volumi di vendita. L’Italia per questo ha stanziato 15 milioni di euro in un fondo dedicato all’innovazione, svolgendo la sua parte ‘push’. Al contempo, a livello nazionale, ha stabilito regole rigorose per l’inserimento dei ‘reserve-listed’ nel fondo, con una remunerazione interessante per chi li immetterà sul mercato. L’obiettivo è chiaro: incentivare le imprese non in base al numero di confezioni vendute, ma per la disponibilità del farmaco come una sorta di assicurazione contro future infezioni resistenti.
Antibiotico-resistenza: il modello italiano come sfida globale
Bassetti avverte: “In Italia 30-40 mila persone all’anno muoiono per antibiotico resistenza, di cui circa la metà in casa. In pratica abbiamo una pandemia silenziosa ogni anno: il Covid-19 ha fatto circa 200mila morti che, se divisi per quattro anni e mezzo, fanno circa 40mila morti ogni anno, quanti ne fa l’antibiotico-resistenza”. Se tra i Paesi europei più evoluti, l’Italia è quella con il più alto tasso di antibiotico-resistenza, le previsioni globali per il futuro non sono meno preoccupanti. Secondo uno studio pubblicato su The Lancet, infatti, se non si interverrà, nel mondo ci saranno 40 milioni di morti per antibiotico-resistenza entro il 2050. In pratica l’antibiotico-resistenza diventerà la prima causa di morte a livello globale entro i prossimi quindici anni. La speranza è che l’approccio italiano “Push and pull” faccia scuola in Europa e contribuire a arginare una pandemia silenziosa che pesa sulla salute del futuro.
(immagine in apertura: una piastra di Petri con una coltura microbiologica di batteri su cui è stato eseguito un test di resistenza agli antibiotici)
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