Per la prima volta un dossier dell’EMA svela l’uso di antimicrobici negli allevamenti europei e lancia l’allarme sulla resistenza agli antibiotici
L’Unione Europea, con Islanda e Norvegia, ha tracciato un quadro completo dell’uso di antibiotici negli allevamenti. Il rapporto, pubblicato dall’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) il 31 marzo 2025, rivela che le vendite di antibiotici per animali destinati alla produzione alimentare hanno rappresentato il 98% delle vendite totali di medicinali veterinari dell’UE contenenti sostanze con attività antibiotica. Ciò evidenzia come gli antibiotici siano ancora ampiamente utilizzati negli allevamenti europei, con potenziali rischi per la salute pubblica.
Un consumo massiccio di antibiotici
Il rapporto rivela che il 98% degli antibiotici venduti in Europa è destinato agli animali da produzione alimentare. Le penicilline, seguite da tetracicline e sulfamidici, sono le classi di antibiotici più utilizzate. Circa il 65% degli antibiotici venduti rientra nella categoria “D”, considerata di prima linea. Tuttavia, il 29% appartiene alla categoria “C”, da utilizzare solo in casi eccezionali, e un preoccupante 6% alla categoria “B”, critici per la medicina umana, il cui uso negli animali dovrebbe essere strettamente limitato.
Dati di utilizzo: un quadro parziale ma preoccupante
La raccolta dei dati sull’uso degli antibiotici negli allevamenti animali (bovini, suini, polli e tacchini) è stata condotta per la prima volta su scala europea. Tuttavia, molti paesi sono ancora in fase di sviluppo dei sistemi di raccolta dati, rendendo il quadro attuale parziale. Nonostante le limitazioni territoriali, i dati disponibili sollevano preoccupazioni sull’uso eccessivo di antibiotici, che potrebbe contribuire alla diffusione della resistenza antimicrobica. Un problema diffuso, dunque, che minaccia la salute umana e animale.
La resistenza antimicrobica: una minaccia globale
L’uso eccessivo di antibiotici negli animali da allevamento è uno dei principali fattori che contribuiscono alla resistenza antimicrobica. Quando i batteri sono esposti agli antibiotici, possono sviluppare meccanismi di resistenza, diventando immuni ai farmaci. Questi batteri resistenti possono poi diffondersi attraverso la catena alimentare, rappresentando un rischio per la salute umana. “La resistenza antimicrobica è una minaccia che richiede un’azione urgente”, afferma l’EMA. “Dobbiamo ridurre l’uso di antibiotici negli animali e promuovere pratiche di allevamento responsabili”.
L’impegno dell’Europa
L’Unione Europea si è impegnata a ridurre l’uso di antibiotici negli animali attraverso diverse iniziative, tra cui il piano d’azione “One Health”, che riconosce la stretta connessione tra la salute umana, animale e ambientale. Il rapporto Esuavet rappresenta un passo importante verso il monitoraggio e la riduzione dell’uso di antibiotici negli animali. I dati raccolti aiuteranno i responsabili politici a prendere decisioni informate e a sviluppare strategie per combattere la resistenza antimicrobica.
Un futuro senza antibiotici negli allevamenti animali
La lotta contro la resistenza antimicrobica richiede la collaborazione di tutti gli attori coinvolti. Gli allevatori devono adottare pratiche di allevamento responsabili, riducendo la necessità di antibiotici. I veterinari devono prescriverli solo se strettamente necessari. L’industria farmaceutica deve investire nella ricerca di alternative agli antibiotici. E i consumatori devono fare scelte consapevoli, preferendo prodotti provenienti da allevamenti che utilizzano meno antibiotici. “Ognuno di noi ha un ruolo da svolgere nella lotta contro la resistenza antimicrobica”, sottolinea l’EMA. “Solo lavorando insieme possiamo proteggere la nostra salute e quella delle future generazioni”. Un futuro senza antibiotici negli allevamenti è possibile, ma richiede un cambiamento radicale nel modo in cui produciamo e consumiamo il cibo.
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