L’inquinamento atmosferico non è più solo un problema ambientale esterno. Si è trasformato in una preoccupazione quotidiana che ci segue fin dentro le mura domestiche e negli uffici.
Oggi emerge un fenomeno preoccupante: l’“air quality anxiety”. È una forma di ansia legata alla qualità dell’aria che respiriamo negli ambienti chiusi: e colpisce ben 3 persone su 4 (74%) a livello globale.
Il peso dell’inquinamento indoor sulla salute globale
Quando pensiamo all’inquinamento, la nostra mente corre immediatamente allo smog cittadino. Eppure, come dimostrano recenti studi dell’ENEA, l’aria che respiriamo all’interno degli edifici è sorprendentemente più contaminata rispetto a quella esterna. Un dato che stupisce, considerando che trascorriamo fino all’80% del nostro tempo in spazi chiusi.
Secondo la ricerca Global Burden of Disease 2024, l’inquinamento dell’aria rappresenta la seconda causa di morte a livello mondiale. Sono oltre 8 milioni i decessi registrati nel 2021, superati solo dall’ipertensione.
Particolarmente allarmante è il bilancio dell’inquinamento degli ambienti interni. L’Organizzazione Mondiale della Sanità riporta che causa ogni anno più di 3 milioni di vittime.
Dalla preoccupazione alla fobia: nasce l’air quality anxiety
In Nord America questa crescente preoccupazione si è già trasformata in una vera e propria fobia. Il portale Air Quality News l’ha denominata “air quality anxiety”. Il fenomeno è tutt’altro che marginale. Il 74% della popolazione dichiara di provare ansia per la qualità dell’aria negli spazi interni. Il 39% valuta come “scarsa o pessima” la salubrità dell’aria nel proprio ambiente lavorativo.
Questa percezione ha rivoluzionato le priorità di lavoratori e cittadini. Il 70% ritiene necessario un miglioramento della qualità dell’aria nel proprio spazio di lavoro. Il 69% considera problematica la mancanza di investimenti in salute e sicurezza.
Inquinamento indoor, un nemico invisibile per la mente
Le fonti di inquinamento negli ambienti chiusi sono numerose e spesso sottovalutate. Pesticidi, fumo passivo, emissioni da stufe e caloriferi possono rilasciare sostanze nocive nell’aria. Anche vernici, mobili e detergenti contribuiscono al problema.
“L’inquinamento indoor è un problema spesso sottovalutato,” sottolinea Raffaella Moro, CEO di REair. “Ha un impatto diretto sul nostro benessere sia fisico che psicologico. Questa forma di contaminazione, spesso invisibile, è altrettanto dannosa per la salute.”
Il legame tra aria inquinata e salute mentale
Il legame tra inquinamento atmosferico e salute mentale rappresenta uno degli aspetti più affascinanti emersi dalle ricerche recenti. Gli studi scientifici hanno ormai stabilito una correlazione significativa tra l’inquinamento e il deterioramento del benessere psicologico.
Non si tratta più solo di problemi respiratori. L’esposizione continuativa ad aria contaminata influisce profondamente sulla nostra salute mentale. I ricercatori hanno documentato come la presenza di sostanze inquinanti possa innescare una cascata di sintomi. Questi vanno dai disturbi respiratori ai mal di testa persistenti, dalle vertigini all’affaticamento cronico.
Particolarmente preoccupante è l’impatto sulla sfera emotiva e cognitiva. Può manifestarsi irritabilità, stati d’ansia e manifestazioni depressive. Si osserva anche una significativa riduzione della capacità di concentrazione.
Otto strategie efficaci per migliorare la qualità dell’aria in casa
La buona notizia è che esistono numerose soluzioni per migliorare la qualità dell’aria negli ambienti chiusi. “Fortunatamente ci sono sia soluzioni ad hoc per il miglioramento dell’aria circostante, partendo dalle nanotecnologie fotocatalitiche, fino ad arrivare ai semplici gesti quotidiani,” spiega Moro.
Ecco otto rimedi efficaci e facilmente accessibili per rendere più salubre l’aria di casa e ufficio:
– Garantire una corretta ventilazione: aprire regolarmente le finestre per favorire il ricambio d’aria è fondamentale per rimuovere gli inquinanti accumulati.
– Aggiornare gli elettrodomestici: preferire tecnologie più efficienti come stufe elettriche anziché sistemi a combustione, e optare per piani a induzione invece dei fornelli a gas.
– Mantenere pulizia e asciugatura degli spazi: la pulizia regolare aiuta a prevenire muffe e funghi.
– Utilizzare rivestimenti innovativi: gli eCoating sono rivestimenti nanotecnologici trasparenti che, applicati su pareti e soffitti, attivano processi fotocatalitici.
– Installare filtri HEPA: questi filtri ad alta efficienza possono rimuovere particelle minuscole dall’aria, incluse spore di muffa e acari della polvere.
– Preferire detergenti ecologici: utilizzare prodotti per la pulizia a base di ingredienti naturali evita di introdurre ulteriori sostanze chimiche nocive.
– Adottare piante da appartamento: molte piante d’interno hanno la capacità di assorbire inquinanti e rilasciare ossigeno.
– Installare purificatori d’aria: particolarmente utili in ambienti pubblici e commerciali, i purificatori possono eliminare efficacemente composti organici volatili.
La necessità di un approccio scientifico
“La salute del pianeta e i cambiamenti climatici sono oggi all’attenzione del mondo scientifico,” evidenzia il Prof. Angelo Del Favero, Consigliere delegato R&S di REair. “Si rende necessaria anche una risposta incisiva e un impegno da parte del mondo produttivo.” Indipendentemente dalla soluzione adottata, è fondamentale implementare un monitoraggio continuo dei risultati. Vanno utilizzati sistemi di sensoristica validati a livello internazionale.
In un’epoca in cui l’ansia da qualità dell’aria è diventata una preoccupazione quotidiana, investire nella salubrità degli ambienti chiusi è una necessità. La consapevolezza del problema rappresenta il primo passo verso un cambiamento positivo. L’adozione di soluzioni pratiche può contribuire a creare spazi di vita e di lavoro più sani.
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