Sono come dei figli, siamo affezionati a loro, ci riempiono di coccole, sono l’antidoto migliore contro la solitudine. Gli animali domestici, che siano a due o a quattro zampe, fanno parte a tutti gli effetti della famiglia, riempiono le nostre giornate, vincolano i nostri impegni eppure, agli occhi della legge, non è ancora così.
I “pet” sono ancora considerati come “beni mobili” e come tali vengono trattati, senza che venga minimamente considerato il legame affettivo che si crea tra di loro, esseri viventi e senzienti, e la famiglia in cui sono inseriti, amati e benvoluti. Per questo, lo scorso 23 marzo, l’onorevole Michela Vittoria Brambilla ha presentato in commissione Giustizia della Camera la proposta di legge relativa all’inserimento degli animali d’affezione nella famiglia anagrafica (proposta numero 86).
“Disposizioni concernenti l’indicazione degli animali di affezione nelle certificazioni anagrafiche”: questo il titolo del disegno di legge presentato che, partendo dall’enunciazione di dati statistici e da una breve analisi della società moderna, chiede che a questi esseri viventi venga data la giusta considerazione, prevedendo il loro inserimento nella famiglia anagrafica.
Secondo l’Eurispes circa 3 italiani su 10 (il 32, 4%) convivono con un animale domestico. Si tratta soprattutto di cani (63,3%) e di gatti (38, 7%). I dati raccolti nell’indagine evidenziano come nel tempo sia mutata la sensibilità nei confronti degli animali d’affezione, che oggi vengono ritenuti a pieno titolo parte integrante della famiglia.
Ma cosa chiede, in concreto, questa proposta di legge? Sono due le mozioni fondamentali: anzitutto viene richiesto l’inserimento degli animali di affezione nella famiglia anagrafica, e ciò comporta oneri di comunicazione (sia di intestazione che del decesso dell’animale) ai componenti della famiglia. Viene proposto inoltre un censimento degli animali d’affezione, i quali debbono essere registrati nella famiglia anagrafica all’interno del censimento della popolazione e delle abitazioni, realizzato dall’Istat ogni anno.
La proposta di legge vuole far leva su una Magistratura che diventi sempre più sensibile ai diritti degli animali. Ci sono state svariate pronunce inerenti a separazioni o divorzi recanti specifiche disposizioni in merito all’affidamento dell’animale domestico. Qualche mese fa ha suscitato clamore il caso di un dipendente al quale sono stati concessi permessi retribuiti per prendersi cura del proprio cane malato, considerando quest’ultimo alla stregua di un membro della famiglia.
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