Pochi giorni fa, il 4 ottobre, si è celebrata la ottantanovesima edizione della Giornata Mondiale degli animali. Non è una data casuale poiché coincide con la festa del loro patrono, San Francesco.
L’evento nato per la salvaguardia delle specie a rischio, col tempo è giunto a promuovere una “cultura compassionevole per rendere questo mondo un luogo più giusto per tutte le creature viventi”. Come non pensare, allora, in questi giorni alla cura e al benessere degli animali da compagnia? Si è tornati, così, a parlare della proposta di legge che chiede l’inserimento degli animali domestici nello stato anagrafico dei proprietari.
No all’Iva pesante su alimenti e prestazioni veterinarie
Ma per i medici e i farmacisti veterinari la Giornata Mondiale degli animali è anche un momento per ricordare gli alti costi sostenuti dalle famiglie per garantire una buona vita ai loro amici pelosi. Non è ammissibile – sostengono – considerare dal punto fiscale un farmaco o un alimento per animali alla stregua di un bene di lusso o non essenziale. La protesta nasce dal fatto che nel nostro Paese, sulle prestazioni veterinarie e sugli alimenti per animali, grava un’aliquota Iva del 22%. Ben più alta, ad esempio, di quanto stabilito in Germania, dove l’Iva su scatolette e croccantini è ferma al 7%.
Garantire una buona vita ai nostri amici
La questione non è di scarsa importanza. In Italia, infatti, gli animali domestici sono presenti nel 40% delle case e spesso rappresentano una compagnia fondamentale per persone fragili e anziani. Sono tutte categorie che difficilmente possiamo considerare ad alto reddito. Senza contare che la loro condizione è stata resa ancora più difficile dai risvolti economici della pandemia.
Il legame con un cane o un gatto richiede una assistenza sanitaria continua ed il costante supporto di un medico veterinario. Non solo. Come per gli umani, una buona alimentazione, prevenzione e continuità nei trattamenti, sono i mezzi adeguati a garantire una vita lunga e serena.
Prendersene cura: un dovere per tutta la società
Animali come i cani, ad esempio, non sono solo membri delle nostre famiglie, ma partecipano anche alla vita sociale e comunitaria a tutti gli effetti. Impossibile non pensare ai cani guida, a quelli impegnati nel salvataggio in mare e nel ritrovamento delle persone scomparse. O a tutti i 4 zampe coinvolti nei progetti di pet therapy a sostegno delle persone fragili e in difficoltà. Prendersene cura, quindi, non è solo un dovere imprescindibile di ogni proprietario, ma di tutta la società civile.
L’appello al Governo
Oggi l’Iva sui medicinali veterinari è già al 10%, mentre sia per le prestazioni veterinarie che per gli alimenti destinati agli animali da compagnia è fissata al 22%. L’appello sottoscritto dalle varie associazioni di veterinari e imprese del settore, indirizzato in una lettera al Governo, chiede un’aliquota unica, al 10%, per cure veterinarie, medicinali e alimenti per gli animali da compagnia.
La richiesta si basa sulle direttive della Commissione Europea e sulle raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità Animale. I firmatari ricordano che il settore della salute e del benessere degli animali è tanto importante per la comunità da non aver neanche subito restrizioni durante il lockdown. Tuttavia, lamentano, nonostante il loro carattere di essenzialità, le prestazioni veterinarie e i prodotti alimentari per animali da compagnia continuano ad essere collocati nello scaglione Iva più elevato.
Anche i cani protagonisti nella lotta allo spreco alimentare
Per contenere i costi, garantendo un cibo di qualità, una start up milanese ha ideato la “ciotola antispreco”. L’idea, nata dal concetto di economia circolare, utilizza parte degli sprechi del settore alimentare. Ogni anno, infatti, in Italia si producono 5,6 milioni di tonnellate di cibo in eccedenza. Il 57% di queste eccedenze è generato dalla prima parte della filiera: produttori, distributori e operatori della ristorazione. Il restante 43% deriva dai consumatori finali.
Dog Heroes, un servizio a domicilio di cibo fresco per cani, si serve proprio di quel 57% iniziale per cucinare i suoi alimenti. I co-fondatori, Pierluigi Consolandi e Marco Laganà, hanno spiegato che nelle loro ricette è presente oltre il 60% di proteine derivate dall’eccedenza alimentare per uso umano: «Si tratta di un’ottimizzazione del processo, che in un anno ci ha permesso di recuperare oltre 3 tonnellate di cibo di qualità».
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