La regista californiana racconta l’incontro con lo scrittore italiano, dal suo romanzo Senza sangue ha realizzato la pellicola Without Blood, nelle sale dal 10 aprile
Ha raccontato di aver «approcciato al libro con grande umiltà. Ho cercato di ascoltare le parole scritte, provando a entrare nella mente di Alessandro. È stato un dono per me fare questo viaggio. Soprattutto mi ha fatto riflettere su chi siamo e che non esistono buoni o cattivi. Ma solo la complessità dell’essere umano, che ci porta a comprendere anche ciò che abbiamo vissuto e visto nella vita. Questo dovrebbe farci riflettere sul modo in cui ascoltiamo gli altri, a indurci a farlo di più, perché ormai sembriamo incapaci di sederci a un tavolo per trovare un terreno comune. I preconcetti dominano le nostre menti».
Per Angelina Jolie adattare per il grande schermo il romanzo del 2002 di Alessandro Baricco, Senza sangue, è stata soprattutto un’esperienza di arricchimento umano. All’ultimo “Torino Film Festival” la regista ha presentato come evento speciale Without Blood, prodotto da Fremantle, Jolie Productions, The Apartment Pictures e De Maio Entertainment, girato anche negli Studi di Cinecittà, e nelle sale dal 10 aprile con Vision Distribution. Una storia con protagonista Salma Hayek, ambientata all’indomani di un generico conflitto, che esplora verità universali su guerra, trauma, violenza, memoria e guarigione.
«Sono sempre stata una grande ammiratrice di Alessandro Baricco. Sa scrivere con una chiarezza tale da riuscire a dare un linguaggio cinematografico alle sue parole – ha spiegato la californiana, 49 anni -. Quando molti anni fa ho letto Senza sangue, ho pensato fosse uno studio sull’umanità e sui rapporti umani. Qualcosa di importante e necessario ancora oggi, in questo momento storico. Per questo il libro e il film parlano anche di noi».
Jolie, sia come attrice che come regista, soprattutto negli ultimi anni, ha dimostrato una certa attenzione nei confronti di storie profonde e personaggi che provano sofferenza e dolore nella vita. L’ultimo è stato Maria Callas, a cui ha dato volto e voce nel biopic di Pablo Larraín, in concorso alla Mostra di Venezia. «Io non cerco tanto la sofferenza degli altri, ma trovo che le persone che hanno sofferto abbiano una maggiore comprensione della vita e dell’amore. Portano in sé stesse una saggezza e una profondità più grande rispetto agli altri. Perché sono state private di tante cose e per questo ci possono insegnare molto – ha spiegato -. In generale, credo che un artista studi il comportamento umano, così come fa anche uno scrittore».
A Torino Jolie ha ricevuto la Stella della Mole dalle mani del direttore artistico Giulio Base. Di fronte alla stampa, la star hollywoodiana ha rivelato il primo incontro con Baricco a Los Angeles, avvenuto a casa sua, di fronte a un piatto di spaghetti. «Un’americana che cucina la pasta a un italiano è qualcosa di incredibile. Eppure ho convinto così Alessandro», ha ironizzato Jolie. Ma a far dire di sì al progetto allo scrittore, più che gli spaghetti, «davvero buoni», è stata l’e-mail che ha ricevuto dall’attrice. «Mi ha scritto delle parole stupende, piene di comprensione, dolcezza e intelligenza, dicendomi che il mio libro era il più bello che avesse mai letto – ha raccontato Baricco -. Io ho sempre immaginato Angelina come Jessica Rabbit o Topolino, figure che non credi possano esistere. Sono partito da Torino per l’America per andarla a incontrare, ed è stato un viaggio dell’anima, più che fisico. È stata una di quelle cose magiche che accadono nella vita di uno che fa un mestiere magico».
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