L’uso regolare di aspirina come anticoagulante può comportare un grave rischio di anemia negli anziani. La conferma arriva da uno studio pubblicato su Annals of Internals Medicine, che si aggiunge ad altre ricerche recenti sull’impiego dell’aspirina come terapia preventiva per eventi cardiaci gravi.
Oltre il 40% degli over 60 assume l’aspirina quotidianamente per mantenere la fluidità del sangue e impedire la formazione di coaguli che potrebbero causare infarti o ictus. Ma negli ultimi tempi i ricercatori si sono interrogati sulla possibilità che l’aspirina possa anche causare emorragie non facilmente identificabili, che possono portare anemia e riduzione di ossigeno nel sangue.
Lo studio su Annals of Internals Medicine
Gli scienziati hanno coinvolto oltre 18 mila over 65, provenienti da Stati Uniti e Australia, e hanno somministrato loro 100 milligrammi di aspirina o pillola placebo, ogni giorno per cinque anni. I risultati nel tempo hanno dimostrato che i soggetti del campione avevano il 20% di probabilità in più di sviluppare anemia rispetto a quelli ai quali veniva somministrato il placebo. I ricercatori hanno anche stimato che circa il 24% degli anziani trattati ogni giorno con aspirina avrebbe sviluppato l’anemia entro cinque anni.
Il legame fra anemia e aspirina
L’anemia correlata all’uso prolungato di aspirina sarebbe causata da una perdita di sangue più lenta. La causa è da individuare negli effetti anticoagulanti del farmaco, tramite lesioni minori o leggere emorragie interne. Gli studiosi hanno scoperto, inoltre, che i partecipanti alla ricerca – assuntori di aspirina – avevano anche livelli più bassi di emoglobina. Anche di ferritina e proteine che aiutano le cellule del sangue a trasportare ossigeno. Perciò è importante sottoporsi a regolari esami del sangue, soprattutto in presenza di altre condizioni croniche che mettono a rischio anemia.
Cos’è l’anemia nei senior
Nell’anemia c’è una carenza di globuli rossi necessari per trasportare l’ossigeno nel corpo. Ne soffre il 30% degli over 75, e se non trattata può portare astenia, declino funzionale, aumentata morbilità e deficit neurologici e cognitivi. Nella maggior parte dei casi è riconducibile a un’altra patologia, di natura neoplastica, infettiva o a malnutrizione.
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