Sono single, vedove o divorziate. Hanno avuto figli, mariti, un lavoro e una vita passata. E oggi sognano il loro futuro. Il documentario “Ancora Donne. Quando l’amore non ha età” apre la porta sull’intimità di cinque sessantenni alle prese con la loro battaglia contro la solitudine, in un’età della vita in cui gli uomini sono scomparsi dai loro universi affettivi.
Una pellicola sulle donne over 65
«Trovo che gli uomini della mia età sembrino più vecchi di quanto non lo sembriamo noi», dice Marion. «Ma il peggio è che cercano sempre donne molto più giovani di loro». Questa è la prima frase di Ancora Donne. Quando l’amore non ha età, il film che arriverà nei cinema italiani il 26 novembre.
Il documentario diretto dalle registe svizzere Stéphanie Chuat e Véronique Reymond (nella foto accanto) ha già riscosso grande interesse sia dal pubblico che dalla critica dopo essere stato selezionato al Festival Visions du Réel (2018) e al Festival di Locarno nella sezione Panorama Suisse. Una pellicola che ha persino ricevuto la nomination come miglior documentario al Swiss Film Award nel 2019.
Donne vittime di ageismo
Nel documentario le cinque protagoniste over 65 cercano di rispondere, in modo ironico e profondo, ad una sola domanda: esiste un’età in cui si smette di essere donne? E la risposta sembra arrivare nuda e cruda, fotogramma dopo fotogramma. Se a livello biologico, infatti, non sembrano esserci cambiamenti significativi, a livello emotivo, invece, esiste un momento nella vita delle donne in cui tutto cambia. S’innesta una nuova percezione di sé: quella della propria invisibilità. Le donne si sentono invisibili agli occhi di eventuali partner, presenti o possibili, agli occhi del contesto sociale, culturale ed economico. Messe nell’angolo dell’invisibilità dai tanti pregiudizi e stereotipi che vedono il terzo tempo della vita come un inevitabile viale del tramonto. Dove si vive solo di bisogni, e non di sogni, desideri, voglia di mettersi in gioco e cambiare.
Ancora Donne diventa, così, un’opportunità per portare nel dibattito pubblico il tema dell’ageismo, la discriminazione e i pregiudizi in base all’età. Un tema ancora troppo poco conosciuto, ma così presente nel nostro secolo. La discriminazione legata all’età, infatti, è trasversale e subdola, colpisce tutti e tutte, indifferentemente dalle condizioni sociali o economiche. Colpisce, però, ancora di più le donne e i loro corpi. Per questa ragione il film ha ricevuto il supporto di partner nazionali e internazionali che si occupano di ageismo, discriminazioni e stereotipi legati al genere.
Le cinque protagoniste
La prima a raccontarsi nel film è Marion, membro di una compagnia teatrale senior a cui si è unita solo dopo la morte del marito. Una persona realista, che affronta la vita da sola e sa che le cose non arrivano da sole, ma è necessario “creare” il proprio destino. Per questo Marion svolge tantissime attività alla ricerca di un nuovo compagno.
La segue Odile, abitante di un colorato appartamento che divide con i suoi due cani, i suoi due gatti e il suo pappagallo del Gabon. Divorziata da più di vent’anni, senza figli, è fisioterapista e intende lavorare ancor per molti anni. Appassionata di fotografia di animali, trascorre ore a rintracciare gli animali nel loro habitat naturale. È attraverso questo che entra a far parte di un gruppo di cacciatori. E anche se le relazioni sentimentali l’hanno ferita e delusa, lei tiene gli occhi aperti.
Pierrette, invece, è vedova da poco più di un anno. L’uomo della sua vita è ancora molto presente nelle sue giornate e lei, musicista, le riempie suonando il violino, insegnando flauto ai bambini e prendendo parte a varie orchestre.
Anche Noëlle non ha più marito: è divorziata da molto tempo e senza figli. Per quanto riguarda le questioni di cuore, semplicemente, gli uomini della sua età non la vedono più e lei si sente invisibile. Per questa donna femminista che ha avuto una ricca vita professionale e ha vissuto diverse relazioni sentimentali molto forti, la solitudine pesa molto.
L’ultima è Carmen, rimasta sola dopo che suo marito l’ha lasciata, chiudendo un matrimonio lungo trent’anni. Da quel momento ha perso quindici chili in tre mesi e si è sentita “come una principessa abbandonata per strada”. A poco a poco, ha dovuto imparare a gestire sé stessa, non sapendo come amministrare le sue spese, né pagare i conti o gestire le tasse. Coraggiosamente, Carmen si è gradualmente rafforzata, cercando di domare le sue molteplici fobie come le vertigini o l’ansia notturna. Oggi vuole ancora credere nell’amore perché non può immaginare la sua vita senza un compagno.
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