Sono iniziati a giugno e termineranno a settembre i campi scuola organizzati dal Dipartimento della Protezione civile. Destinati a circa 5.000 ragazzi e ragazze, che imparano a proteggere il territorio. Tra i volontari, tanti gli over 50
Non è scuola, non è vacanza, non è lavoro, ma in fondo è un po’ tutto questo: il progetto “Anch’io sono la protezione civile” è ripartito puntuale con l’inizio dell’estate, mettendo in moto la macchina dei campi scuola, giunti quest’anno alla 14ª edizione. Obiettivo: aiutare i ragazzi e le ragazze a diventare padroni di strumenti che li rendano protagonisti nella tutela dell’ambiente, del territorio e della società.
L’iniziativa, realizzata dal dipartimento della Protezione civile, in collaborazione con le Regioni e le organizzazioni nazionali e locali di volontariato, dal 2007 a oggi ha coinvolto e formato circa 80.000 giovani. Quest’anno ritorna, proponendo 250 campi scuola in tutta Italia e coinvolgendo oltre 5.000 ragazzi e ragazze tra i 10 e i 16 anni, che imparano così a conoscere il sistema di Protezione civile. Durante i campi, i partecipanti approfondiscono temi di attualità, si avvicinano al mondo del volontariato e diventano consapevoli delle fragilità e dei rischi del territorio. Tutto ciò, attraverso lezioni ed esercitazioni, e soprattutto grazie all’incontro e al confronto con i volontari della Protezione civile e delle associazioni coinvolte. I campi, della durata di una settimana, si svolgono per tutta l’estate: i primi sono partiti a giugno, gli ultimi sono in programma per la prima settimana di settembre. A raccontarci come funzionano, ma soprattutto che importanza hanno questi campi è Sisto Russo, direttore dell’Ufficio Volontariato e risorse del Servizio Nazionale del Dipartimento della Protezione Civile.
«Nel 2007 abbiamo per la prima volta deciso di investire in quest’attività, per la promozione della cultura di Protezione civile tra le giovani generazioni. Un investimento che si è rivelato lungimirante, perché tanti dei bambini e dei ragazzi che partecipano ai campi acquisiscono una coscienza e una consapevolezza che poi continuano a sviluppare, fino a diventare loro stessi volontari».
Ma quali sono i temi e le attività con cui questi ragazzi si cimentano nel corso della settimana di campo? «Scopo principale e comune a tutti i campi è la conoscenza del sistema di Protezione civile. Poi, si lavora su temi di grande attualità, che hanno a che fare con la tutela ambientale: dagli incendi boschivi alle alluvioni ai cambiamenti climatici. Ogni campo tende a valorizzare le specificità del territorio che lo ospita, grazie anche alla sinergia con le amministrazioni locali e tutte le altre componenti e strutture operative. Ci sono lezioni teoriche, ma anche tante dimostrazioni e attività pratiche, grazie al coinvolgimento ad esempio della polizia, dei vigili del fuoco e di reparti specializzati, come le unità cinofile o i subacquei, che sui ragazzi esercitano un fascino particolare. In questo modo, anche i giovanissimi familiarizzano con questioni complesse, come i Piani di Protezione civile e i rischi specifici del territorio. Diventandone consapevoli, trasmettono poi questa consapevolezza ai loro familiari». Si crea così un circuito virtuoso di trasmissione intergenerazionale delle conoscenze e delle competenze, che è uno dei punti di forza di questa attività e, in generale, del sistema di Protezione Civile. «I volontari di oggi, che allestiscono e gestiscono i campi, hanno iniziato molti anni fa e hanno quindi una tale esperienza e familiarità con questi temi, che riescono a catturare facilmente l’attenzione dei ragazzi e delle ragazze: possiamo dire che li affascinano e li conquistano quando raccontano le loro imprese del passato. I volontari più ‘grandi’ diventano quindi un trampolino e una spinta per i ragazzi che si affacciano a questo mondo. E i campi servono anche per preparare un passaggio di conoscenze e di consegne che è fondamentale per il nostro Sistema».
I volontari sono quindi figure cardine per le attività della Protezione civile. Tanti di loro non sono più giovani, ma continuano a essere operativi, sul campo o “dietro le quinte”, garantendo che la macchina funzioni a pieno ritmo. «Nonostante la crisi economica e sociale, il numero dei nostri volontari ha mantenuto una certa costanza negli anni: sappiamo di poter contare su circa 300.000 persone, che dedicano tempo, energia e passione al grande impegno che quest’attività richiede. Ci sono lavoratori, ma anche pensionati e tanti giovani, perché il volontariato in Protezione civile non ha età. I campi scuola estivi sono un’ottima occasione di scambio intergenerazionale, grazie anche agli incontri conclusivi, a cui prendono parte tanti genitori e tanti nonni. In Protezione civile c’è posto per tutti, non servono requisiti per rendersi utili e protagonisti: partecipazione, inclusione e trasmissione di competenze sono per noi principi irrinunciabili».
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