Fotografo marino, ecologista, amante della natura selvaggia, esperto subacqueo, il settantunenne Amos Nachoum è un maestro nel fotografare i giganti dei mari nel loro habitat. Vincitore di prestigiosi premi fotografici, le sue foto e i suoi saggi appaiono sulle più famose testate internazionali. Le sue fotografie mostrano il rispetto e la comprensione per gli animali minacciati e in via di estinzione. Tutta la sua opera è volta a sfatare il mito della fauna selvatica pericolosa, a vantaggio di una visione armoniosa del rapporto uomo-animale.
A nuoto tra i giganti
Amos è anzitutto un esploratore dei fiumi e degli oceani, che, superati i 70 anni, non teme di incontrare faccia a faccia coccodrilli, squali bianchi e orsi polari. Parte della sua fama, infatti, deriva dall’avvicinarsi a pochi metri da questi giganti senza alcuna protezione. Una differenza enorme con la maggior parte dei documentaristi che normalmente adopera una gabbia. In un’intervista per BBC Outlook, Amos Nachoum assicura che lo scopo del suo lavoro è diffondere la bellezza della natura in tutto il mondo. Senza esitare, esce dalla gabbia di sicurezza a pochi metri da grandi creature che spesso incutono terrore. «La paura mi fa stare all’erta, ma non mi ferma», sottolinea il fotografo.
Non ci sono demoni nel mare
Grazie a questo coraggio, Nachoum è riuscito a fotografare da vicino uno degli animali più temuti: lo squalo bianco. «Volevo immortalare cosa significa in realtà avere a che fare con il Grande Bianco», precisa. I suoi scatti, infatti, intendono dimostrare che – senza disturbare o provocare queste creature – è possibile immergersi pacificamente al loro fianco. Nella sua foto più famosa l’enorme pesce è solo a un metro da lui: «Non ci sono demoni nel mare», afferma Nachoum, che da 45 anni lotta contro l’estinzione di questo gigante.
L’Oceano è la mia famiglia
Amos nasce in Israele, ma ai tempi della guerra arabo-israeliana del 1973 decide di spostarsi negli Stati Uniti, dove tuttora risiede. Dopo diversi lavori diventa istruttore subacqueo e riscopre la passione per la macchina fotografica, che lo accompagnava fin da piccolo, quando si divertiva con quella di suo padre. Nel suo premiato lungometraggio Picture of his life (2019) appare come un uomo, che – per sua stessa definizione – «non ha una vita normale e non ha figli perché è sposato con l’Oceano».
Con gli orsi polari nelle profondità dell’Artico
Questo film biografico, oltre a raccontare i momenti più difficili della sua vita, mostra anche l’ultimo sogno realizzato del protagonista: fotografare l’orso polare nell’Artico. È il 2015. Amos Nachoum ha 65 anni e si butta in quella che suo padre per dissuaderlo chiama missione suicida: fotografare sott’acqua un’orsa con i suoi cuccioli. «Circa 12 persone sono sbarcate sulla Luna, più di 4.000 hanno raggiunto la cima dell’Everest. Solo cinque hanno nuotato con gli orsi polari e io sono stato l’unico a fotografare non una, ma tre famiglie di orsi sott’acqua», racconta orgoglioso.
Padre e figlio
Il rapporto tra padre e figlio è sempre stato complicato: il primo desiderava per lui una carriera lavorativa “normale” e una famiglia. Per questo motivo, a distanza in chilometri (uno in Israele e l’altro in California), si aggiunge un lungo periodo di incomprensione. Ma poco tempo prima di andarsene è proprio suo padre, ormai molto anziano, a regalargli – a sorpresa – il riconoscimento più grande. In una intervista, infatti, lo definisce «Il mio bravo figliolo, pazzo ma eroe». Ed Amos dedica a lui la sua ultima impresa sotto i ghiacci: «Ora capisco che mi ha sempre sfidato a fare del mio meglio», ammette commosso ai giornalisti.
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