Report dell’Osservatorio Demenze dell’Iss nell’ambito del Fondo per l’Alzheimer e le demenze 2021-2023. A livello nazionale, il 45% dei familiari giudica i servizi negativi o molto negativi.
I servizi per le persone con demenza, nel nostro Paese, sono inadeguati e a macchia di leopardo: è un bilancio mediamente negativo, quello che emerge dalle attività svolte dell’Osservatorio Demenze dell’Iss, nell’ambito del Fondo per l’Alzheimer e le demenze 2021-2023. I risultati sono stati presentati nei giorni scorsi nella sede dell’Istituto. A livello nazionale, il 45% dei familiari valuta negativamente o molto negativamente i servizi.
Una maggiore efficienza nel Nord Italia rispetto a centro, Sud e isole. Secondo un recente studio dell’Università degli studi di Tor Vergata, in Italia le demenze “costano” circa 23 miliardi di euro, di cui il 63% sono a carico dei familiari. “Le demenze sono un tema di salute pubblica molto importante, il cui impatto è destinato a crescere nel futuro. Coinvolge attualmente anche circa 4 milioni di familiari oltre ai pazienti – afferma il presidente dell’Iss Rocco Bellantone -. Questo lavoro ha cercato di entrare nel dettaglio dei contesti locali, restituendo report specifici a ogni singola regione. Questa è la direzione: camminare insieme, cercando di armonizzare le realtà regionali per uniformare e garantire i servizi a livello nazionale”. Il Convegno è stato anche l’occasione per presentare le prime linee guida sul tema: “Diagnosi e trattamento di demenza e Mild Cognitive Impairment”.
Il Fondo per l’Alzheimer e le demenze
Il Fondo per l’Alzheimer e le demenze – anni 2021-2023 – è stato il primo finanziamento pubblico sulle demenze in Italia. 14,1 milioni sono stati destinati a Regioni e Provincie autonome, 900.000 euro all’Iss. Agli enti territoriali è stato richiesto di intraprendere una o più azioni progettuali (diagnosi precoce, diagnosi tempestiva, telemedicina, tele-riabilitazione e trattamenti psicoeducativi, di stimolazione cognitiva e di supporto ai caregiver). Grazie al Fondo, l’Osservatorio Demenze dell’Iss ha potuto una serie di attività. Ecco di seguito le principali:
Linea guida
La nuova linea guida “Diagnosi e trattamento di demenza e Mild Cognitive Impairment” tiene conto dell’impatto positivo dei trattamenti non farmacologici (psico-educazionali, cognitivi e psicosociali) per la cura delle demenze. Questi trattamenti sono altrettanto efficaci verso il cosiddetto “Mild Cognitive Impairment”: con questo termine si indica un deficit cognitivo lieve, che può preludere alla demenza. Queste evidenze scientifiche saranno fondamentali per indirizzare il legislatore nell’aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza (LEA). Serviranno anche per orientare la creazione di nuovi Percorsi diagnostici terapeutici assistenziali e per adeguare quelli già esistenti.
Indagini sui nodi assistenziali sul territorio
Di grande rilevanza l’indagine sui Centri per disturbi cognitivi e demenze (Cdcd), che ha avuto un tasso di risposta del 96%. Dall’indagine è emersa una grande disomogeneità fra i territori del Nord, centro , Sud e isole. Solo per fare un esempio, vediamo gli orari di apertura delle strutture: in media, 18 ore a settimana al Nord, 13 al centro e 11 al Sud e nelle isole. Per quanto riguarda gli esami diagnostici offerti, per esempio, la PET amiloidea è disponibile maggiormente al Nord (70,3%), con valori più bassi al centro (64,6%) e al Sud e isole (63,3).
Bassa invece l’adesione alla survey da parte dei Centri diurni (45,6%) e delle Rsa (48,8%): segno della necessità di rinsaldare un dialogo costruttivo fra queste strutture e le Regioni. Per quanto riguarda i centri diurni, comunque, i dati evidenziano, anche in questo caso, forti differenze fra Nord, centro e Sud. I tempi di attesa per l’inserimento del paziente sono inferiori a 3 mesi nel 65,9% dei casi al Nord, nel 54,4% al centro e nel 85,7% al Sud e nelle isole.
Per quanto riguarda le RSA, la maggioranza (71,6%) delle strutture è una residenza sanitaria assistenziale e il 28,4% è una residenza socio-sanitaria. Queste ultime sono localizzate maggiormente al Nord (30,1%) rispetto al centro (24,2%) e al Sud (26%). Il motivo principale per l’inserimento in queste strutture è risultato essere la perdita di autonomia del paziente, seguito dalla difficoltà di gestione dei disturbi comportamentali e l’insufficienza del supporto sociale.
I fattori di rischio
Il 39,5% dei casi di demenza sono infatti attribuibili a fattori di rischio modificabili. In collaborazione con le Regioni e Provincie autonome e con il sistema di sorveglianza Passi e Passi d’argento dell’ISS, sono stati esaminati 11 di questi fattori rischio prevenibili: basso livello di istruzione, deficit uditivi, ipertensione, consumo di alcol, obesità, fumo, depressione, isolamento sociale, inattività fisica, diabete mellito, inquinamento atmosferico (i dati integrali sono consultabili qui).
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