34mila utenze disalimentate dall’elettricità, oltre 10mila sfollati, 42 Comuni alluvionati, più di 280 frane, 23 fiumi esondati, 400 strade interrotte. Sono i disastrosi numeri dell’alluvione in Emilia-Romagna, l’emergenza che sta impegnando i soccorsi arrivati da tutta Italia.
“Stiamo vivendo un momento molto difficile”, racconta Roberto Vignatelli, Presidente di 50&Più Forlì-Cesena e presidente di Ascom Confcommercio Forlì. “A Forlì si sono riempiti i tre fiumi che l’attraversano: il Ronco, il Rabbi e il Montone. Quest’ultimo, in particolare, ha creato molti disagi dopo la rottura degli argini e molte persone hanno dovuto abbandonare le proprie case, le proprie cose, a bordo dei gommoni dell’Esercito e dei Vigili del Fuoco. Così come accaduto a Cesena, che ha visto la piena e l’esondazione del Savio con la conseguente evacuazione di intere zone”.
La solidarietà durante l’alluvione in Emilia-Romagna
In tutta l’Emilia-Romagna, come racconta Vignatelli, i fiumi esondati sono 23. I danni alle abitazioni, così come agli allevamenti o ai campi deputati alle coltivazioni, sono inimmaginabili. “Finché c’era acqua nelle case o nelle strade non si potevano nemmeno quantificare i danni, ma quando si è ritirata è rimasto il fango. Sono scene agghiaccianti: un manto omogeneo che ricopre tutto e porta alla disperazione di chi si trova costretto a buttar via ricordi, affetti, i sacrifici di una vita”. Ma c’è qualcosa che lega le persone indissolubilmente. “In tutto questo, mentre ieri mi recavo da amici e parenti per controllare la situazione, mi è capitato di incontrare persone munite di badili a spalare il fango sulle strade o nelle case. Gruppi di ragazzi, totalmente autogestiti, che vanno a dare una mano a chi ne ha più bisogno. Una dimostrazione di solidarietà commovente”, conclude il Presidente di 50&Più Forlì-Cesena.
Il pericolo di frane e l’irraggiungibilità di certi luoghi
Rimane, però, la preoccupazione per quelle zone che non combattono solo con l’acqua, ma anche con il rischio di frane. “Il Comune di Modigliana (un paese sull’appenino tosco romagnolo in provincia di Forlì, ndr) è stato interessato da 71 frane. E la situazione è grave anche in altri punti del territorio come Sarsina, Monte Paolo e Dovadola. Oltre alla paura di ciò che può accadere in seguito a frane e smottamenti, si aggiungono le difficoltà di comunicazione perché alcune linee telefoniche sono interrotte e le strade in alcuni casi sono crollate rendendo irraggiungibili certi luoghi. Si tratta di posti dove manca la luce da tre giorni, aggravando ulteriormente il disagio”, racconta ancora Vignatelli.
Il futuro che verrà e l’impegno di 50&Più
La preoccupazione interessa anche il “dopo”. Quando si potrà, pian piano, tirare le somme sui danni alle aziende, alle coltivazioni, agli allevamenti e, non di meno, alle abitazioni di privati cittadini. “La solidarietà non manca: in questi giorni io, come tanti altri, ho ricevuto messaggi di vicinanza da ogni dove. Ma bisogna pensare alle risorse che serviranno per ripartire, per rimettersi in piedi. L’entroterra romagnolo vive di coltivazioni, di agricoltura, di allevamenti, ma anche di turismo. Dobbiamo pensare a come e quali saranno le risorse per ricominciare. In questo senso, ieri la direzione centrale di 50&Più ha incontrato i Presidenti dell’Emilia-Romagna, mostrando la massima disponibilità ad aiutare chi ne ha più bisogno. L’Associazione, d’altronde, ha sempre dimostrato che la solidarietà è una componente stessa del suo operato. Ci siamo riservati di capire, quindi, dove dirottare questi aiuti per essere utili dove è più necessario”, ha affermato il Presidente di 50&Più Forlì-Cesena.
“L’importante sono le persone”
“Non ho la competenza né l’intenzione di voler capire se sia stato fatto tutto ciò che era necessario”, conclude Vignatelli. “Quelle saranno riflessioni di cui si occuperanno i tecnici in futuro. Adesso ciò che conta sono le persone e a loro devono essere garantiti i beni di prima necessità, il supporto, l’assistenza. Per loro andranno previste, poi, attività di supporto per la pulizia della casa, lo svuotamento delle cantine, il recupero di ciò che rimane. Ma anche attività di supporto psicologico”.
© Riproduzione riservata