In Italia soffre di alluce infiammato (o alluce valgo) il 23% della popolazione tra 18 e 65 anni e il 36% degli over 65. E’ una deformazione che colpisce l’articolazione alla base del primo dito del piede e riguarda soprattutto le donne, (10 a 1 rispetto agli uomini); infatti secondo i dati Siot (Società italiana di Ortopedia e traumatologia) il 40% delle donne italiane ne soffre.
Spiega Umberto Alfieri Montrasio, responsabile dell’Unità specialistica piede e caviglia presso l’Irccs Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano: «Nel 90% dei casi la causa è biomeccanica: la patologia dell’alluce coinvolge l’avampiede, ma nella maggioranza dei casi l’origine vera e propria è nella parte posteriore, precisamente nell’articolazione sottoastragalica del retropiede».
Una delle strategie di prevenzione è correggere per tempo il “piede piatto”, con l’applicazione di plantari su misura. Altre cause possono essere la familiarità, l’utilizzo prolungato di calzature non adatte, la presenza di malattie reumatologiche o neurologiche o vecchi traumi non saldati correttamente. Il dolore spesso non riguarda l’alluce ma si avverte in altre parti del piede. Purtroppo i farmaci anti infiammatori non bastano, soprattutto per evitare il peggioramento della situazione.
Anche la “tecarterapia” o la terapia a ultrasuoni non riescono a migliorare la situazione, mentre può aiutare utilizzare plantari e scarpe ortopediche confortevoli, soprattutto per le persone che non possono affrontare l’intervento chirurgico. Per i casi stabili e lievi si deve effettuare un controllo ogni 6-12 mesi dall’ortopedico, per intervenire in caso ci sia un peggioramento della situazione. Per i casi medio-importanti la cosa migliore è ricorre alla chirurgia.
Ci sono tre principali tecniche chirurgiche dell’alluce valgo: tradizionale, mininvasiva e percutanea. Spiega Alfieri Montrasio «Nei primi due casi, l’osso viene fissato con una sintesi interna o con una esterna, mentre nella terza si ricorre solo al bendaggio. Nei casi molto gravi, ovvero laddove si sia già instaurata un’artrosi importante, esiste una quarta possibilità di tecnica chirurgica, la cosiddetta artrodesi, durante la quale si fonde l’articolazione dell’alluce. È fondamentale però cercare di operare i pazienti prima che si arrivi a una situazione così grave».
SINTESI DI: Quando l’alluce diventa un problema, Vanessa Cappella, La Repubblica, 25-02-2020
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