L’operazione voluta dall’amica del cuore Mary Austin sta fruttando milioni di sterline, ma suscita perplessità tra i fan del grande cantante britannico.
Lo scorso 6 settembre Sotheby’s ha battuto all’asta il primo lotto del “tesoro di Freddie Mercury”, una collezione di quasi 1.500 memorabilia che racchiudono il mondo pubblico e privato dell’indimenticabile frontman dei Queen. Accresciuta dal tempo, e dal biopic Bohemian Rhapsody (che cita la canzone più celebre del gruppo britannico) insieme a una serie di riuscite operazioni discografiche, l’eccezionale popolarità di Mercury è stata ribadita dal successo dell’asta, che ha finora fruttato milioni di sterline destinati alla beneficenza.
Alcuni oggetti (costumi di scena, testi manoscritti, il pianoforte personale, il jukebox, il braccialetto del video storico di Bohemian Rhapsody) sono stati venduti a prezzi decine di volte superiori alle stime.
Da Farrokh Bulsara a Freddie Mercury
Oggi avrebbe avuto 77 anni. Freddie Mercury era nato col nome di Farrokh Bulsara a Zanzibar, da una famiglia di etnia parsi il 5 settembre del 1946. Immigrato nella Londra sfavillante del 1962, aveva raggiunto il successo planetario negli anni Settanta e Ottanta con la sua creatura musicale: i Queen, signori del glam e del rock operistico. Si è spento il 24 novembre del 1991, ucciso dall’Aids, lasciando un patrimonio musicale straordinario e vitale.
La decisione di Mary Austin
Mary Austin, compagna di Freddie dal 1969 al 1975 e “amica speciale” per tutto il resto della sua vita, ha ereditato l’ultima abitazione del cantante – la stupenda Garden Lodge, una villa nel cuore di Kensington, a Londra – e l’ha custodita intatta, con tutti i suoi tesori, per oltre trent’anni fino ad oggi. Poi la decisione di organizzare la vendita, affidandola alla casa d’aste preferita da Freddie. Una scelta, a suo dire, dettata dalla difficoltà di occuparsi, a oltre settant’anni, di un patrimonio così grande e prezioso e dalla volontà di continuare a farlo vivere, piuttosto che consegnarlo all’immobilità di un museo. Decisione sensata ma discutibile, che ha aperto ferite nella carne del “popolo dei Queen”.
Meglio un museo per Freddie Mercury che un’asta?
L’asta è un gesto di grandeur. Un regalo agli amanti di Freddie Mercury, ma a quelli più facoltosi e spericolati. Un museo sarebbe stato un gesto di cura. Tenere insieme il patrimonio di bellezza accumulato da Freddie secondo il disegno e le intenzioni del suo possessore, per mostrare non solo un apparato di oggetti, ma un percorso emotivo e mentale. Sarebbe stato, pure, un regalo a tutti i fan; un modo più democratico di condividere la ricchezza materiale e intellettuale di uno tra gli artisti più rappresentativi dell’ultimo spezzone di Ventesimo secolo.
In bilico, tra il bisogno di ricordare e quello di celebrare
Freddie non voleva un museo, si è detto: per lui puzzava di stantio, avrebbe impedito alle sue cose di vivere oltre lui. Ma i suoi costumi, i suoi arnesi e le sue carte vivranno? O magari in qualche museo – dispersi – finiranno comunque? Per modestia o ironia, Freddie ha sempre considerato la sua musica un bene di consumo – “usa e getta come i rasoi Bic”, secondo le sue parole; e però non osava immaginare – o dire di immaginare – l’onda di interesse e affetto che la sua arte e la sua persona continuano a suscitare a oltre trent’anni dalla morte.
Giusto rispettare le volontà di chi scompare, se sono espresse in modo chiaro, ma giusto anche tener conto delle mutate condizioni del contesto. Giusto “tradire” per assecondare un bisogno più grande, che pure all’illustre scomparso apparteneva. Darsi al suo pubblico, fare felici i suoi fan era forse l’impulso primario dell’istrionismo di Freddie Mercury. Darsi a tutti era il senso di una musica comunicativa, spesso raffinata ma mai elitaria. “Amo il fatto di poter rendere la gente felice, in qualsiasi forma – diceva -. Anche solo per un’ora della loro vita, se posso fare in modo che si sentano bene, che si sentano fortunati, se posso portare il sorriso su una faccia triste, ne sono orgoglioso”. Quale dono più grande, per un fan, che attraversare in un unico spazio, tutti insieme, i segni visibili dell’anima di Freddie Mercury?
(Foto Apertura: KevinWood/Shutterstock.com)
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