Golosi di alimenti ultra-processati? Solo il termine genera qualche sospetto, ma possiamo chiamarli anche alimenti ultra-trasformati. La sostanza, però, non cambia e non rassicura nemmeno. Eppure sono alimenti ormai molto comuni sugli scaffali dei supermercati e anche sulle nostre tavole (più o meno), non fanno bene alla salute e questo è intuibile. A ribadirlo ci ha pensato uno studio scientifico che ha indagato gli effetti sulla salute degli over 60.
Ma di cosa si tratta esattamente? Di quegli alimenti che di naturale hanno ben poco, sono molto ricchi di grassi, sale, zucchero, additivi vari, aromi, conservanti, ma scarsi di nutrienti e fibre. Sono prodotti industriali che molto spesso troviamo sotto forma di cibi pronti. Basta dare un’occhiata alle etichette per capire la lunga lista di ingredienti che sono stati necessari per la loro trasformazione.
Cosa dice l’indagine sugli alimenti ultra-processati
Limitare il consumi di questi alimenti e favorire, invece, l’assunzione di prodotti freschi o minimamente elaborati nella dieta delle persone anziane, previene la perdita di una serie di funzionalità associata all’età. L’assunzione di alimenti ultra-trasformati, che quindi hanno subìto trasformazioni fisiche e chimiche durante la loro preparazione, è stato associato allo sviluppo di malattie croniche, fattori di rischio metabolico (obesità, colesterolo alto, ipertensione), cancro e mortalità più elevata. La ricerca è stata condotta dal Centro Ciber di Epidemiologia e sanità pubblica e dall’Università autonoma di Madrid ed è stata pubblicata sul Journals of Gerontology.
Questo nuovo lavoro si è concentrato in particolare sulla valutazione dell’impatto del consumo di questi alimenti ultra-trasformati, tra cui bibite analcoliche, snack, biscotti, dolci, gelati e pizze industriali, zuppe istantanee, carni lavorate, ed altro. Nello studio i ricercatori hanno seguito 1.822 persone di età superiore ai 60 anni, rappresentante della popolazione anziana in Spagna, per 3 anni e mezzo. Durante tutto questo periodo, un totale di 132 persone ha sviluppato una sindrome da fragilità.
Se il consumo aumenta il rischio è triplicato
«I risultati di questo studio hanno permesso di determinare che gli adulti più anziani con un più alto apporto di energia da alimenti ultra-elaborati avevano un rischio fino a 3 volte maggiore di sviluppare la sindrome da fragilità rispetto a quelli con un minore consumo di questi prodotti», spiega Pilar Guallar, tra i coordinatori del lavoro. Il consumo di alimenti ultra-elaborati nelle persone anziane era principalmente associato a perdita di peso involontaria e andatura lenta. Due delle componenti della sindrome di fragilità.
Tra i prodotti maggiormente associati allo sviluppo della fragilità vi sono i prodotti lattiero-caseari ultra-elaborati (zuccherati e aromatizzati), biscotti, torte e pasticcini, nonché succhi industriali. L’associazione con la perdita di funzionalità negli anziani, infatti, è stata riscontrata più forte per gli alimenti con zuccheri aggiunti durante la produzione.
Tuttavia, la fragilità è una sindrome potenzialmente reversibile, attraverso l’attività fisica e una dieta sana e di migliore qualità. In questo senso, i ricercatori sottolineano che «questi risultati rafforzano la necessità di promuovere il consumo di alimenti freschi o minimamente elaborati ed evitare alimenti ultra-elaborati nella dieta delle persone anziane».
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