Nasce anche a Roma un nuovo modello di RSA, sociale, inclusivo e ricco di attività. Questo è il modello “etico” proposto da Antonio Pelosi, dove gli anziani possono sentirsi ancora vitali e, soprattutto, autonomi.
Inclusione, socialità, autonomia. Sono questi i cardini intorno cui ruotano i progetti di Antonio Pelosi: l’ingegnere e imprenditore romano che nella Capitale ha aperto il primo albergo etico del Lazio e, qualche anno più tardi, ha dato il via al progetto di “living senior”, costruito sul modello americano. Lo ha fatto partendo da un evento che ha segnato profondamente la sua vita: l’incidente in moto del 2007 che lo ha costretto al coma. Di questo e delle idee in cantiere da sviluppare in futuro ha parlato con noi di 50&Più.
L’esperienza del coma
La vita di Antonio Pelosi, ingegnere con MBA, cambia drasticamente nel 2007. Quell’anno subisce un incidente in moto e inizia un percorso di riabilitazione che finisce due anni più tardi. «Non è stata una passeggiata ma ne sono uscito arricchito – ha detto -. Da allora ho iniziato a svolgere attività di volontariato in maniera ancora più intensa, supportando persone con la mia stessa esperienza. Non ho competenze sanitarie né assistenziali, durante le ore di volontariato in contesti in cui vivono persone nel post-coma porto la mia testimonianza, incitandoli a prendere ciò che di buono c’è in un percorso come questo». Il coma, per Pelosi traccia una linea: «Avevo conoscenze imprenditoriali nel settore alberghiero e anche in quello della disabilità dopo un’esperienza di coma. Allora perché non unire i due aspetti?», ha commentato. È nato così il primo albergo etico di Roma, il secondo in Italia.
Il primo albergo etico di Roma
Nel dicembre del 2018 la conferenza stampa in Campidoglio annuncia l’arrivo in città di una nuova forma di attività ricettiva: un albergo etico. A rendere particolare il progetto è, senza dubbio, l’impiego di giovani disabili. E così, l’antica palazzina novecentesca di via Pisanelli – un tempo scuola materna – diventa, nel cuore del centro storico della Città eterna, lo spazio utile e funzionale dove ospitalità e social responsibility si fondono, disegnando un nuovo concetto di inclusione e impegno. «Ho cercato di capire quale fosse un modello giusto da importare a Roma e l’ho trovato nell’albergo etico di Asti», ha spiegato l’imprenditore romano.
Nella struttura di via Pisanelli lavorano ragazzi con diverse disabilità: «In passato ero io ad invitare i giovani presso il nostro albergo – ha detto Pelosi -, adesso sono loro a proporsi. Trascorrono da noi un periodo di tempo necessario per apprendere tecniche e modi di lavorare, e dopo il tirocinio formativo possono essere assunti in altre strutture alberghiere della città. Tanti imprenditori non sanno che una legge ne indica l’assunzione». Può capitare che il personale dell’albergo etico sia al completo e, in quel caso, i giovani vengono invitati a presentarsi nei mesi successivi: il ciclo di formazione consente un cambio di dipendenti tale che ci si possa formare nelle diverse mansioni proprie di un’attività ricettiva.
Living senior: la parola d’ordine è autonomia
“Mai si è troppo giovani o troppo vecchi per la conoscenza della felicità. A qualsiasi età è bello occuparsi del benessere dell’animo nostro”. È una frase di Epicuro, il filosofo della Grecia antica a dare il benvenuto ai visitatori sul sito di “La Residenza-Torlonia Senior Living”: un’altra iniziativa che porta la firma di Antonio Pelosi. A due passi dal complesso monumentale di Villa Torlonia, al Nomentano, sorge uno spazio dedicato agli anziani autonomi che non hanno intenzione di rinunciare alla loro libertà.
«L’idea è creare un posto dove gli anziani possano vivere in compagnia e abbiano la possibilità di frequentare corsi di varie tipologie, dai laboratori di pittura a quelli di informatica, e svolgere attività fisica come la ginnastica dolce. Hanno la possibilità di fare passeggiate e gite. È uno spazio dove ognuno può raccontare ciò che ha fatto nella sua vita», ha aggiunto. Convinto che la cultura italiana stigmatizzi le case di riposo, Pelosi sostiene che – invece – esiste la possibilità per molti anziani di decidere di abbandonare le abitudini della vita precedente e optare per un ambiente come il “living senior”, già noto in altri Paesi. La residenza può accogliere un massimo di 40 ospiti, soprattutto over 65. «Tra loro, anche persone ancora impegnate lavorativamente che escono di mattina e rientrano la sera. L’ospite è libero – ha specificato -, parliamo di un’utenza autonoma che desidera rimanere autonoma: sei tu stesso che scegli di esserci».
La telemedicina nel futuro
L’autonomia degli over 65 passa anche dalla telemedicina. Come? Grazie all’utilizzo dello smartwatch: uno strumento tecnologico che, alla stregua di un orologio indossato al polso, registra i parametri vitali e fornisce informazioni sulla geolocalizzazione. «È un progetto che abbiamo già avviato e che stiamo implementando. Vogliamo puntare a trasferire tutte le informazioni necessarie contenute nello strumento sia al medico che alla famiglia del nostro ospite, così che – anche in caso di ricovero o intervento – il medico abbia a disposizione informazioni utili nella cartella clinica».
Il riconoscimento delle Residenze Assistenziali Alberghiere
Sulla scia di una deliberazione regionale del Piemonte del 1992, Pelosi ha avviato un dialogo con le Istituzioni perché anche nel Lazio e in tutte le Regioni venga riconosciuta l’esistenza di “Residenze Assistenziali Alberghiere”. «Nel nostro caso – ha concluso l’ingegnere – possiamo distinguere tra alberghi e case di riposo. In questa maniera, però, gli anziani che non hanno difficoltà alcuna ma che decidono di vivere insieme ad altri in un ambiente autonomo, vengono impropriamente considerati persone da curare. E questo non è giusto».
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